DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Alfio Sciacca per corriere.it
«Evacuazione immediata per almeno cinque giorni per grave rischio igienico sanitario». Dal primo pomeriggio Polizia e Vigili del fuoco passano casa per casa e, a chi è ancora barricato dentro, consegnano sei fogli fitti di norme e rimandi con in calce la firma della sindaca Paola Pula.
Sono dovuti passare ben dieci giorni e l’aggravarsi della minaccia per la salute di anziani e bambini per vedere una vera ordinanza di sgombero delle case di Conselice accerchiate dall’acqua putrida e maleodorante. E pure se la sindaca continua a ripetere che «al momento non ci sono emergenze sanitarie», allo stesso tempo paventa esattamente il contrario: «Il ristagno dell’acqua, il mancato funzionamento delle fognature, le possibili interruzioni nell’erogazione dell’acqua potabile, la presenza di rifiuti non smaltiti, rendono rischioso permanere nell’abitato ancora allagato».
Di ordinanze di evacuazione ce n’erano già state, legate soprattutto «al rischio idraulico», ma quasi nessuno le aveva rispettate anche in quella parte del paese in cui ci sono le case sulla palude, da dieci giorni senza corrente elettrica e acqua potabile. Scene mai viste quelle dei volontari che ogni giorno passano a bordo di un trattore distribuendo il vitto e tante candele per illuminare le serate.
L’unico modo per calcolare quanti sono ancora barricati in casa sono proprio i pasti giornalieri. «Almeno 500» dicono i volontari. Ma potrebbero essere molti di più. In tanti fanno i «pendolari». Escono al mattino in gommone e rientrano la sera. Chi non si è mai spostato in tutti questi giorni sono gli anziani, anche di 80 e 90 anni. Ma cosa succede a chi non accetta di andar via?
Nell’ordinanza si parla di «sanzioni previste dalla normativa vigente». Più esplicito il prefetto di Ravenna Castrese De Rosa che ribadisce: «Non li possiamo portare via con la forza». E allora? «Contiamo sulla capillare opera di convincimento che abbiamo affidato al personale di polizia e ai volontari presenti sul posto. Sono ottimista e penso che alla fine li convinceremo tutti, ma non in maniera coercitiva. Del resto è solo per pochi giorni».
A fine giornata solo qualcuno avevano accettato di lasciare casa. Ma non ci sono numeri ufficiali e non è neanche detto che a tutti sia stato possibile notificare la nuova ordinanza. «Sì, l’abbiamo ricevuta. Ci stiamo pensando», la risposta più frequente. Mentre qualcuno non ne vuole proprio sentire: «No, non vado via». Due i motivi principali per cui non vogliono uscire di casa: la paura degli sciacalli e la voglia di non abbandonare gli animali domestici, anche se l’acqua putrida è un pericolo pure per loro. Rispetto a qualche giorno fa comunque tra gli abitanti di Conselice è cresciuta la consapevolezza del rischio per quella melma dove galleggiano carcasse di animali, liquami di fogna e idrocarburi. Lo dimostra la corsa al richiamo per i vaccini contro il tetano e l’epatite A.
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