DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Federico Cella per il “Corriere della Sera”
Del destino del nuovo iPhone ancora non si sa nulla, se arriverà come tradizione a settembre - si dice il 13 - oppure se sarà rimandato di un mese. Così come è accaduto l'anno scorso, perché anche il «time to market» di Apple si piega davanti alla pandemia. Di certo a settembre (e neanche a ottobre, come invece previsto) non ci saranno i dipendenti di Cupertino al lavoro in sede.
Il timore della crescita dei contagi da Covid e nuove varianti ha suggerito cautela ad Apple, che ha rimandato il rientro fisico al 2022: con il nuovo anno, arriverà ai dipendenti una nota un mese prima di quando scatterà la riapertura degli uffici. Ma i dubbi potrebbero anche essere legati ad altro.
Oltre alla prevenzione verso il virus, secondo alcune ricerche le motivazioni di questi possibili ritardi da parte di alcune aziende sono legate anche alla preoccupazione di perdere forza lavoro in caso di imposizione del ritorno in presenza: si tratterebbe di 4 dipendenti su 10, negli Stati Uniti, disposti a cambiare lavoro pur di mantenere il privilegio (e i risparmi conseguenti) di lavorare da casa. Lo racconta uno studio dell'Università di Chicago di fine luglio, che indica nelle nuove startup, agili per definizione, una possibile destinazione per i transfughi dalle grandi aziende.
Una percentuale alta che era già stata confermata da una ricerca interna di Apple dell'inizio di luglio, in cui si evidenziava che il 90% dei dipendenti di Cupertino era contrario al nuovo sistema ibrido. E che oltre il 36% poteva pensare, in caso di ritorno forzato, di cambiare lavoro. Malgrado dunque diversi gruppi internazionali già da mesi abbiano studiato e messo in atto piani che prevedono anche il lavoro in presenza - solitamente due giorni a settimana, prenotandosi magari attraverso un'app interna all'azienda -, le big della tecnologia sembrano muoversi con maggiore cautela.
È il caso di Facebook e di Amazon - che invece curiosamente sta progettando di aprire i propri negozi fisici -, mentre sono ben note le intenzioni di Google di lasciare le opportunità di smart working sempre aperte. Al limite con un taglio di stipendio. Una situazione particolare, con campus dei sogni come quello di Apple che sono di fatto disabitati da un anno e mezzo.
Comunque stiano le cose, ai lavoratori del colosso californiano è arrivata una nota interna dal capo delle risorse umane, Deirdre O' Brien, che confermava il rinvio dell'apertura e l'invito a tutti a vaccinarsi. Contestualmente non si ipotizza la chiusura dei negozi del marchio, anche se è previsto che parte della forza lavoro degli Store - quella dedicata all'assistenza - possa lavorare a distanza.
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