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Virginia Della Sala per il “Fatto Quotidiano”
Mentre gli intellettuali e gli esperti americani iniziano a elaborare teorie su quale sia il modo migliore per strumentalizzare l' attentato di Bruxelles sul tema privacy e dati, l' Fbi ha deciso di cambiare rotta e di andarsene in Israele. O meglio: ha deciso di ricorrere a un' azienda israeliana (con sede principale in Israele e altre sparse in tutto il mondo) per cercare di sbloccare e accedere all' iPhone di Syed Farook, il killer si San Bernardino che il 2 dicembre 2015 ha ucciso, insieme alla moglie, 14 persone, prima di togliersi la vita.
fbi chiede ad apple di hackerare se stessa
Antefatto: a febbraio, l' Fbi aveva chiesto alla Apple di aiutarli ad accedere al contenuto dello smartphone di Farook perché il sistema operativo era troppo avanzato per gli strumenti a loro disposizione. La Apple aveva rifiutato sostenendo che non esistesse un modo per entrare in quel sistema operativo e di non volerne inventare uno ex novo per non creare un "pericoloso precedente".
La querelle - diventata nel frattempo un dibattito internazionale su quale sia il confine tra privacy e sicurezza - era destinata a risolversi in tribunale. Eppure, due giorni fa, l' Fbi aveva chiesto e ottenuto di rimandare l' udienza fissata al dipartimento di Giustizia, dichiarando di essere forse riuscita a trovare il modo per sbloccare l' iPhone senza l' assistenza della Apple. Si parlava di qualcuno che, spontaneamente, si sarebbe presentato al bureau assicurando di essere in grado di risolvere il problema.
Così, a quanto pare, le udienze riprenderanno se il nuovo tentativo non dovesse avere successo. A bussare alla porta di Cupertino, secondo i media israeliani e come confermato da un articolo sul Jerusalem Post, la Cellebrite, un fornitore israeliano di software forensi e non per i dispositivi mobile.
La Cellebrite, che non ha confermato né smentito la notizia, è una sussidiaria della giapponese Sun Corp ed è divisa in due rami: quello forense, con prodotti destinati alle forze dell' ordine, ai militari e ai servizi d' intelligence soprattutto per il recupero dei dati nascosti nei dispositivi mobili. E quella civile che realizza tecnologie di qualsiasi tipo per i rivenditori di telefonia mobile.
Che di mezzo ci sia anche il Mossad, l' agenzia di servizi segreti israeliana che si occupa di sicurezza nazionale, dotata di un' amplia rete di informatori e di spionaggio per lottare contro il terrorismo di matrice islamica? Non è dimostrabile, ma non si può neanche escludere. Di sicuro, Israele è considerata "l' altra Silicon Valley" per l' avanguardia tecnologica, le start-up e la ricerca in campo digitale. E la Cellebrite è una società già conosciuta in America.
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Quando nel gennaio 2011, la Corte Suprema della California stabilì che la polizia potesse effettuare ispezioni senza mandato di telefoni cellulari dei sospettati e delle persone in stato di fermo, si seppe anche che gli agenti del Michigan per anni avevano utilizzato un dispositivo chiamato Cellebrite Ufed Physical Pro: un software che è in grado di raschiare via tutto ciò che è memorizzato su un telefono, dai dati Gps (e quindi la posizione) ai media (immagini, video, musica), dai messaggi di testo alle email e alla cronologia delle chiamate.
Potrebbe quindi aver sviluppato un sistema simile, ma molto più potente. Si vedrà se l' amico israeliano riuscirà a penetrare in quello che, al momento, può forse essere considerato il dispositivo più misterioso di tutti i tempi.
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