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ARABIA ESAURITA – UN 18ENNE RISCHIA LA PENA DI MORTE DOPO ESSERE STATO ACCUSATO DI TERRORISMO PER AVER PARTECIPATO ATTIVAMENTE ALLE PROTESTE ANTIGOVERNATIVE QUANDO AVEVA 10 ANNI - NEL 2011, IN SELLA ALLA SUA BICI, AVEVA ATTRAVERSATO LE STRADE DEL SUO VILLAGGIO GRIDANDO SLOGAN: “LE PERSONE PRETENDONO I DIRITTI UMANI”…(VIDEO)

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Chiara Severgnini per "www.corriere.it"

 

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Nel 2011 Murtaja Qureiris aveva 10 anni e, in sella alla sua bici, attraversava le strade del suo villaggio nell’est dell’Arabia Saudita gridando slogan come: «Le persone pretendono i diritti umani». Nel 2014, quando di anni ne aveva 13, è stato arrestato mentre stava viaggiando verso il Bahrain con la sua famiglia. Oggi Qureiris ha 18 anni e rischia la pena di morte. Lo riporta la CNN in un’esclusiva pubblicata oggi sull’edizione online.

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Quando le autorità saudite lo hanno catturato, Qureiris era considerato il più giovane prigioniero politico di tutto il Paese. La sua colpa, stando alle accuse, è quella di essere un terrorista e di aver partecipato attivamente alle proteste antigovernative organizzate nel 2011 dalla minoranza sciita di cui la sua famiglia fa parte.

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La CNN ha pubblicato un video di una di queste proteste, in cui si vede un gruppo di ragazzini — apparentemente tutti minorenni —che cantano slogan in strada, tutti in sella alla loro bicicletta. In Arabia, gli sciiti rappresentano il 15% della popolazione e sono concentrati in prevalenza nelle regioni orientali (ricche di petrolio) del Paese. La minoranza lamenta discriminazioni e persecuzioni da decenni.

 

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Nel 2011, in coincidenza con le proteste legate alla Primavera Araba, gli sciiti sono stati protagonisti di alcune sollevazioni antigovernative: da allora la tensione è rimasta alta, in particolare da quando — il 2 gennaio 2016 — la monarchia ha fatto decapitare lo sceicco Nimr Baqr al-Nimr, una delle più influenti personalità sciite del Paese.

 

I crimini di cui Qureiris si sarebbe macchiato, secondo l’Arabia Saudita, sono numerosi: è accusato di aver guidato una motocicletta insieme al fratello Ali fino alla stazione di polizia della città di Awamiya e di averla bersagliata con delle molotov, di aver sparato alle forze di sicurezza e di aver marciato (cantando slogan antigovernativi) al funerale di suo fratello. Almeno uno di questi presunti crimini — il primo — lo avrebbe commesso nel 2011 e dunque quando aveva solo dieci anni.

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L’Arabia Saudita è uno dei Paesi che fa un uso più massiccio delle esecuzioni capitali, per reati come il terrorismo, l’omicidio, lo stupro, la rapina a mano armata e il traffico di droga. Il numero di esecuzioni è aumentato di molto dal 2015, ovvero da quando il principe Mohammed bin Salman ricopre ruoli di maggior rilievo.

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 Nel 2018, secondo Amnesty International, lo Stato del Golfo ha condannato a morte 149 persone, secondo solo all’Iran (277 condanne a morte nel 2018). Ad aprile, il ministero dell’Interno di Riad ha fatto sapere di aver condannato per terrorismo e poi giustiziato 37 persone in un solo giorno.

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Se Qureiris venisse condannato a morte, sarebbe il quarto caso noto di persona giustiziata nel 2019 per reati (presunti) commessi prima di compiere 18 anni. In Arabia Saudita, stando a una dichiarazione ufficiale fatta al Comitato per i Diritti dell’infanzia nel 2006, l’età minima per poter essere considerati penalmente responsabili di un reato è 12 anni.

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