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Federica Macagnone per il Messaggero
«Vi prego, lasciatemi stare. Mi dispiace». Serena continuava a chiedere aiuto e a implorare mentre veniva ripetutamente colpita da quel gruppo di adolescenti che le aveva teso un'imboscata nella riserva naturale di Sagkeeng First Nation, in Canada, e l'aveva massacrata fino a ucciderla.
Una disperata richiesta d'aiuto caduta nel vuoto, ma che continua a rimbombare nella testa di coloro che hanno assistito inermi a quel pestaggio girato in diretta Facebook. Cosa abbia causato tanta violenza è al vaglio degli investigatori: gli unici dati certi sono che Serena non è riuscita a sopravvivere a quella scarica di colpi sferrati dai suoi aguzzini e che, adesso, a poche settimane dall'attacco, la polizia ha arrestato due ragazze di 16 e 17 anni.
Era il 23 aprile e Serena McKay, 19enne di Winnipeg, era stata probabilmente attirata con l'inganno in quella riserva. Una volta lì, senza che nessuno potesse sentirla tra quegli alberi alti che la circondavano, è iniziato il pestaggio. Un gruppo di ragazzi ha scatenato su di lei la propria rabbia, colpendola ripetutamente alla testa: nelle immagini girate in diretta si vede Serena sanguinante, a mala pena ancora cosciente, che con un filo di voce chiede perdono per ciò che ha commesso.
Poi il video si interrompe. Il massacro è finito. Non molto lontano la famiglia della vittima, non vedendola rientrare, aveva fatto scattare l'allarme: Serena è stata ritrovata priva di vita tra il fogliame, mentre il video del massacro rimbalzava di telefonino in telefonino tra i ragazzi della cittadina.
canada uccisa a calci e pugni1
Ci sono voluti alcuni giorni prima che quelle immagini choc arrivassero sul tavolo degli investigatori, portandoli ad arrestare due ragazze di 16 e 17 anni che frequentavano la Sagkeeng Anicinabe High School insieme alla vittima, che avrebbe dovuto diplomarsi quest'anno: sono accusate di omicidio di secondo grado, ma la lista delle persone coinvolte è destinata a rimpinguarsi. «Dopo aver visto il contenuto del video sono sotto choc - ha detto Claude Guimond, preside della scuola - Non c'è nessuno sano di mente che avrebbe potuto fare una cosa del genere. Dovevano essere sotto l'effetto di qualche droga perché non riesco a spiegare una violenza simile».
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