DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Fabio Martini per "la Stampa"
Ha voluto firmare e divulgare la notizia in un giorno simbolico: nel quarantunesimo anniversario della strage di Bologna, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dato il via libera alla direttiva che dispone la desecretazione degli atti ancora coperti che riguardano la loggia P2 e l'organizzazione Gladio, stabilendo il versamento anticipato all'Archivio centrale dello Stato di tutta la documentazione disponibile.
Una desecretazione che prelude alla scoperta di verità nascoste o piuttosto un'operazione soprattutto simbolica in una giornata, il 2 agosto, che ogni anno richiama nella memoria collettiva una vicenda nella quale lo Stato non fece per intero il suo dovere?
Gladio e P2: due vicende imponenti e strategiche, legate da un filo rosso: la collocazione strategica dell'Italia, per 40 anni Paese di confine tra due "imperi" in conflitto tra loro: quello atlantico e quello sovietico.
Una collocazione che ha alimentato per decenni una "guerra sporca": organizzazioni segrete (Gladio), collegamenti con spezzoni opachi degli apparati italiani (la P2, segmenti dei Servizi), il tutto segnato da episodi criminosi, alcuni dei quali mai chiariti. Cosa ci sia dentro quei documenti ovviamente nessuno lo sa e soltanto pochissimi hanno potuto esaminarli, proprio perché si tratta di materiale secretato per decenni.
Serviranno mesi per capirlo anche se le aspettative non sono illimitate. Spiega a La Stampa Giuseppe Fioroni, già presidente della Commissione Moro, che molto ha scavato tra materiali incandescenti: «Tutto ciò che nei dossier P2 e Gladio era connesso con le stragi è stato già desecretato, ma ovviamente non era tutto e dunque sarà interessante scoprire se esistano carte e documenti in grado di arricchire le conoscenze sulla nostra storia».
Più scettico è Rino Formica, ex ministro socialista, già componente della Commissione d'inchiesta sulla P2: «L'atto del presidente del Consiglio è apprezzabile, ma ha un valore conoscitivo assai circoscritto e questi annunci resteranno rituali sino a quando non saranno seguiti da analoghe decisioni da parte delle più importanti Cancellerie europee.
strage alla stazione di bologna
Per dirne una: da dove è partito il via libera per la nomina dei capi dei servizi piduisti? Davvero crediamo che sia stato un fatto domestico? Licio Gelli? In Italia era il "portiere" dell'Agenzia euro-atlantica, ma l'Agenzia non era sua e lui portava il caffè. Certo, traendone benefici personali, ma il suo era un ruolo di copertura».
Ma proprio il ruolo di cerniera di Gelli spiega il dato più significativo: sono serviti sei anni dalla sua morte - era il 15 dicembre 2015 - perché lo Stato - nella persona di Mario Draghi - desecretasse tutte le carte che riguardano il capo della P2. Sarà interessante scoprire se tra le carte usciranno documenti utili a dipanare diversi misteri e tra i tanti due sui quali Gelli molto sapeva: la prigione di Aldo Moro e la reale dinamica della strage alla Stazione di Bologna.
Chi ha letto le carte secretate, ha trovato tracce che potrebbero portare ad una pista palestinese, alla quale accennò anche l'ex Presidente della Repubblica. Misteri che potrebbero trovare almeno un po' di luce dai documenti che ora saranno disponibili.
E Gladio? Il disvelamento dell'esistenza della organizzazione paramilitare, appartenente alla rete internazionale atlantica Stay-behind e promossa durante la guerra fredda dalla Cia per contrastare una possibile invasione dell'Europa occidentale da parte dei Paesi aderenti al Patto di Varsavia, fu fatta alla vigilia di quella che sarebbe diventata la più cruenta battaglia per la conquista del Quirinale mai combattuta nella storia della Repubblica.
Ne parlò il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti il 24 ottobre 1990: una rivelazione immaginata per screditare l'allora Capo dello Stato Francesco Cossiga, che, segretamente e da sottosegretario alla difesa, aveva avuto la delega alla sovrintendenza di Gladio e soprattutto era sospettato di esserne stato uno dei fondatori. E il colpo andò a segno: delegittimato a sinistra Cossiga si dimise prima della fine del mandato.
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