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Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”
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Se dipendesse da Kiev, i beni russi congelati in Europa «andrebbero confiscati». Il ministro delle Finanze ucraino Serghij Marchenko aveva viaggiato fino alle rive piemontesi del lago Maggiore nella speranza di aumentare la pressione sull'Occidente. Si sforza di sorridere, ma è deluso. Il governo di Volodymyr Zelensky sperava nell'arma più potente che c'è - quella dei soldi - per mettere all'angolo il nemico russo.
Per ora dovrà accontentarsi dei circa 2,5 miliardi di euro promessi dall'Unione europea grazie all'utilizzo dei profitti generati quest'anno da quei beni, e sempre che l'ungherese Viktor Orban non si opponga.
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Secondo le stime più prudenti, depositati in giro per il mondo ci sono 280 miliardi di euro riconducibili a cittadini e istituzioni russe. Di questi, 190 sono concentrati in due società finanziarie di Belgio e Lussemburgo.
Nonostante il tentativo di avvicinarsi a una soluzione di lungo termine, l'incontro dei sette ministri finanziari del G7 riuniti a Stresa è servito a far emergere gli ostacoli del piano americano a sostegno di Volodymyr Zelensky e del suo esercito. L'obiettivo è raggiungere l'accordo prima della riunione dei capi di Stato prevista per metà giugno in Puglia. «Penso che per allora ci potrà essere un annuncio», dice il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni. Ma nei corridoi del vertice non sono in molti ad essere altrettanto ottimisti. «Restano problemi tecnici e legali», ammette il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti a fine giornata, una delle più tese fra Europa e Stati Uniti da tempo.
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fabio panetta christine lagarde giancarlo giorgetti g7 economia stresa
La proposta della ministra americana Janet Yellen può essere sintetizzata così: Washington anticipa a Kiev fra i 40 e i 50 miliardi di euro, su cui l'Unione prenderebbe l'impegno a dare le garanzie della futura restituzione. Yellen vorrebbe gestire il prestito attraverso un veicolo finanziario ad hoc, e a far sì che quei fondi vengano utilizzati anche per l'acquisto di armamenti.
Ma le incognite sono molte. La prima: l'atteggiamento del leader ungherese e filorusso Viktor Orban, il cui governo sta facendo ostruzionismo anche alla concessione della prima rata dei circa 2,5 miliardi già promessi due settimane fa dai Ventisette.
giorgia meloni e joe biden nello studio ovale 9
La seconda: il vincolo costituzionale giapponese - emerso durante la riunione del G7- che impedirebbe a Tokyo di contribuire a finanziare spese belliche altrui. E tre: i dubbi della Banca centrale europea su una soluzione che si avvicina molto alla confisca invocata da Kiev.
Ad ammettere il problema è il governatore italiano Fabio Panetta: «Di queste misure occorre valutare pro e contro, perché possono avere ripercussioni sul funzionamento del sistema monetario internazionale». Insomma, le difficoltà politiche e tecniche sono ancora evidenti: il comunicato finale del vertice arriva solo nel pomeriggio, quando i ministri hanno già lasciato le rive del lago.
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«Stiamo facendo progressi nella discussione», nel frattempo «i beni russi sotto la nostra giurisdizione resteranno congelati fino a quando Mosca non pagherà per i danni causati all'Ucrania». […]
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