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IL LAVORO NOBILITA L'UOMO, QUANDO NON LO SPREME - LA SETTIMANA LAVORATIVA DI 4 GIORNI MIGLIORA LA PRODUTTIVITÀ E LA SALUTE DEI DIPENDENTI – NEL REGNO UNITO 61 AZIENDE HANNO TESTATO IL CALENDARIO PIÙ BREVE E IN 56 HANNO DECISO DI RIDURRE I GIORNI LAVORATIVI MANTENENDO LO STESSO STIPENDIO: QUASI IL 40% DEI LAVORATORI SI DICE MENO STRESSATO, I GIORNI DI MALATTIA PRESI SONO CALATI DI DUE TERZI E LE DIMISSIONI SONO CALATE DEL 57%...
Estratto dell’articolo da www.leggo.it
Nel Regno Unito tutti, o quasi, d'accordo: la settimana lavorativa di 4 giorni non danneggia le aziende e migliora la produttività e la salute dei dipendenti. È quanto emerge dal più vasto esperimento mai condotto a livello mondiale su una ipotesi che - complice anche la pandemia - punta ad affermare nuove modalità di lavoro, per alcune categorie.
I risultati del progetto pilota saranno presentati oggi ufficialmente a Londra alla Camera dei Comuni ma i risultati sono già noti e sembrano alquanto inequivocabili a favore della settimana lavorativa di 32 ore. Il test ha coinvolto 61 aziende britannico che operano in settori assai diversi e che per sei mesi dal giugno 2021 si sono impegnate a ridurre del 20% l'orario di lavoro per tutto il personale, garantendo al tempo stesso parità di salario per i propri dipendenti.
Alla fine, è emerso che almeno 56 delle 61 aziende che hanno partecipato al programma hanno dichiarato di voler continuare con la settimana lavorativa di quattro giorni: di queste 18 aziende hanno confermato che questa impostazione è diventata un cambiamento permanente. Solo tre aziende hanno comunicato di aver sospeso per il momento la settimana lavorativa di quattro giorni nella loro organizzazione. […]
I risultati hanno rivelato un calo significativo dei tassi di stress e malattia tra i circa 2.900 dipendenti che hanno sperimentato una settimana lavorativa più breve. Circa il 39% dei dipendenti ha dichiarato di essere meno stressato rispetto all'inizio del processo e il numero di giorni di malattia presi durante il processo è diminuito di circa due terzi.
Peraltro - afferma il rapporto - i dipendenti hanno mostrato molta più disponibilità a conservare il proprio posto, nonostante l'esperimento sia stato condotto proprio nel periodo delle «grandi dimissioni» in cui - in un ripensamento post-Covid - moltissimi lavoratori hanno abbandonato le proprie occupazioni in cerca di maggiore flessibilità.
Rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, si è registrato un calo del 57% delle uscite del personale delle società che hanno partecipato al programma. Ma a calare sono stati anche i livelli di ansia, le difficoltà a dormire e i burnout mentre un numero crescente di dipendenti ha ammesso una maggiore facilità nel cercare un equilibrio con le proprie responsabilità familiari. […]
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