LE BABY ESCORT HANNO PARTECIPATO ANCHE A FESTINI E ORGE A BASE DI COCAINA SU UNO YACHT - E C’ERANO ANCHE “BABY PAPPONI”

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1 - BABY SQUILLO, FESTINI A BASE DI COCAINA SULLO YACHT
Gra. Lon. Per "la Stampa"

Sulle baby squillo dell'esclusivo quartiere Parioli molto è stato già scritto. Altrettanto sui baby gigolò. Ma al peggio non c'è mai fine e così adesso spuntano fuori anche i baby protettori. Adolescenti che, in cambio di una ricarica telefonica o della benzina per le minicar, erano pronti a portare le due amiche di 14 e 15 anni ai maturi clienti.

Mentre oggi il Tribunale del Riesame si dovrà esprimere sulle richieste di scarcerazione dei 5 arrestati, tra cui la madre della quattordicenne, e mentre l'inchiesta prosegue anche sul fronte dello spaccio di cocaina e hashish per «rallegrare» festini e vere e proprie orge, oltre che sulle trasferte a luci rosse a Ponza, Milano, Bologna e Firenze, dobbiamo fare i conti con i baby protettori.

Il commercialista arrestato Riccardo Sbarra, 35 anni, difeso dagli avvocati Micalizzi e Mazzeo, il 13 ottobre scorso scrive a un baby protettore il seguente sms: «Mi piace avere un figlio giovane che rimorchia le ragazzine e poi le porta a papy e mi fa vedere da vicino come le s.....». E ancora: «Cucciolo hai rimorchiato ragazzettine ieri? Mmmm, papy le avrebbe leccate..». Il ragazzino in questione insiste per ricevere, come pattuito, «una ricarica postepay».

E Sbarra risponde: «non ti prendo in giro, mi piaci e poi hai amichette giovani, quindi non ti perderei! Ho solo avuto contrattempi. La ricarica te l'avevo già promessa e te la faccio, tranquillo».

Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo agli ordini del colonnello Sabatino, coordinati dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e del sostituto Cristiana Macchiusi vanno avanti a spron battuto alla verifica di altre baby squillo coinvolte, insieme a giovanissimi ragazzini, e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Particolari, quelli relativi a «cocaina e feste anche fuori Roma», emersi nelle deposizioni verbalizzate dagli inquirenti. In particolare, si punta ad accertare l'eventuale collegamento tra i «gestori» del giro di prostituzione, non solo minorile ma che coinvolgeva anche donne adulte, e i pusher.

La più grande delle due amiche è indagata per spaccio nei confronti della più giovane, ma non in quelli dei clienti. Nel verbale del suo interrogatorio si legge: «Non spacciavamo ma, a Ponza (dove erano state ospitate su una barca di lusso, ndr), abbiamo offerto della coca a due amici che ce l'avevano chiesta». Sullo yacht sarebbero state scattate anche alcune foto hard: «Mi hanno fatto alcune foto, tra cui una con una canna in mano».

L'attenzione degli inquirenti si concentra ora su spacciatori adulti. E intanto ci sono le allarmanti rivelazioni del portale Skuola.net. Da una ricerca su 3 mila studenti emerge che per il 15% il fenomeno delle baby squillo è diffuso nella propria scuola e che non si tratta di casi isolati: c'è più di una studentessa pronta a vendere il corpo in cambio di soldi, ricariche e abbigliamento. Di questo 15%, circa il 30% ha addirittura avuto rapporti sessuali con loro.

2 - BABY SQUILLO, ISTRUZIONI ALLE RAGAZZE:
«PARLA DI TE MA NON DIRE COSA PROVI»
Da "Corriere.it"

La loro vita era scandita dagli appuntamenti con i clienti. Mattina e pomeriggio, a Roma ma anche in trasferta. Perché le due baby squillo dei Parioli erano ormai gettonatissime, una miniera d'oro per i loro sfruttatori. Ragazzine diventate donne troppo in fretta, capaci di giocare con il proprio corpo, consapevoli di essere merce preziosa. Però ingenue, proprio come si è quando hai 14 o 15 anni. E quindi disposte ad accettare gli ordini terribili e perentori dei grandi. Come nomi d'arte avevano scelto Aurora e Azzurra.

Audace e sfrontato era il messaggio «postato» su internet per adescare gli adulti. Le carte processuali depositate in vista dell'udienza prevista per martedì 12 novembre davanti al tribunale del Riesame che dovrà decidere se lasciare in carcere la mamma di una di loro e i tre uomini che ne abusavano ormai da mesi, raccontano i retroscena di una vicenda che già nelle prossime ore potrebbe portare a clamorosi sviluppi.

Confermando l'esistenza di una vera e propria «rete» di «aguzzini» e spacciatori di cocaina, già delineata dalle indagini dei carabinieri del comando provinciale di Roma. Tra loro c'erano almeno due escort adulte che progettavano di trovare altre case e così allargare ulteriormente il «giro».

«Due ore, 300 euro». È Nunzio Pizzacalla, 35 anni, militare abruzzese a dettare le regole. Nella sequenza di messaggi inviati via WhatsApp alla ragazzina più grande, non lascia spazio a dubbi circa l'atteggiamento che devono tenere. Gli investigatori dell'Arma evidenziano come «l'indagato ha impartito alla minore chiare disposizioni in merito ai tempi e alle tariffe da applicare in ordine alle prestazioni sessuali, nonché al tipo di informazioni da dare ai clienti».

Ecco la conversazione intercettata il 19 maggio scorso:
Pizzacalla:«x le cifre c'è una rettifica facciamo direttamente entro le due ore 300 e superate fino a mezza giornata 500»
Ragazza:«Bene»
Pizzacalla:«Comunque ai clienti parla di te ma non dire cose provate tipo». Annotano i carabinieri riferendosi a un'altra sequenza intercettata il 26 maggio: Dal contenuto dei messaggi emerge che Pizzacalla mantiene la contabilità delle prestazioni».

14:53: «Fino ad adesso quanti clienti hai visto» 

15:06:«So' soldi fai bella figura magari chissà potrebbe essere interessato alla relazione».

Due giorni dopo ordina: «Ogni volta che fai uno mi devi mandare messaggio con tempo e soldi». E ancora: «Senti non so se x te è un gioco ma oggi ti dovevi fare una persona forse due x me e un lavoro e un guadagno mentre tu stavi a dormire loro ti hanno chiamato ed e saltato tutto».
Il 31 maggio si occupa dei guadagni: «Mi raccomando sempre le 300 entro le due ore e superate 500». Sono tanti, tantissimi soldi. E la percentuale di Pizzacalla è alta. Lo ricorda lui stesso nel messaggio spedito il 15 giugno: «Fino adesso mi devi 110»; «Su le prime erano 30 perché ti sei fatta dare 100 ma su 150 sono in realtà 45 ma ne prendo 40».

«Alta, mora, gambe lunghe».
Proprio a Pizzaccalla, il 17 maggio scorso, la giovane invia su WhatsApp il testo che ha deciso di mettere su internet, per avere la sua approvazione. Un messaggio che la madre riesce a leggere e decide di consegnare ai carabinieri con una denuncia che fa partire le verifiche e si conclude con i primi arresti di due settimane fa.

«Ti scrivo qui perché non mi funziona il computer. Allora descrizione fisica: alta quasi 1:70 mora capelli lunghi occhi marroni gambe lunghe 5 di seno il peso non lo so con precisione ma sono un po' in carne, ho 3 tatuaggi tutti non visibili uno sul seno uno sull'inguine e uno sulle costole ho il piercing sulla lingua ma lo posso togliere e ho il segno del piercing all'ombelico che ho tolto tempo fa. Descrizione personale: penso di essere una ragazza solare allegra mi piace andare a ballare e frequentare locali, amo molto il sesso con gli uomini meglio se più maturi di me, non ho tabù a parte (omissis). Per il resto sono una ragazza normalissima mi piace uscire bevo e fumo».

Disinibita lo era anche con i clienti. Ad un uomo che la contatta al telefono per raggiungerla nell'appartamento di viale Parioli dice: «Io sono Aurora, Azzurra sta arrivando. Posteggia e chiamami quando sei davanti al portone».

La segnalazione della preside.
Aveva capito tutto la madre, non era l'unica. Anche la preside della scuola frequentata dalla ragazzina più piccola si era insospettita riguardo alle continue assenze. Ma a sviare i sospetti ci ha pensato la madre di quest'ultima. La donna che adesso è in carcere con l'accusa infamante di aver sfruttato la figlia. 
Madre: «Aoh! addò stai?» 
Figlia: «A casa di Mimmi (Mirko Ieni, l'altro sfruttatore ndr )... sto lavorando che vuoi?»

Madre: «Senti non mi prende in giro allora ti ha chiamato la professoressa?... ha detto che devi andare a scuola! perché la preside sta per fare una segnalazione...la segnalazione eh si!» 

Figlia : «Che palle!» 

Madre:« Ha detto nel caso in cui non mi mettete in condizione di fare quello che...io non vorrei fare ma sono costretta...visto che m'hanno chiamato e volevano sapere se stavi male e io gli ho detto no! Mia figlia non sta male...ha un altro tipo di malessere ma non è il malessere che pensiamo noi che le impedisce di venire a scuola...quindi lei vuole parlare con te... allora ha detto dice io ho parlato con la preside, la preside è molto vicina ai problemi tuoi!... purtroppo se non vai a scuola deve fare la segnalazione...una volta che fa la segnalazione» 

Figlia: «Sì sì va bene non ti preoccupa' dai domani ci vado».

 

 

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