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1. Basta con la bufala dei gatti che portano il virus
Incolpevoli amici pelosi tirati in ballo dai virologi
Azzurra Barbuto per “la Verità”
Ci risiamo. Ogni volta che un esperto apre la bocca, crea un danno. E ci tocca metterci la pezza. Informazioni imprecise o incomplete, purtroppo, gettano nel panico la popolazione o la inducono a compiere scelte sbagliate. Venerdì sera, intervistata su Radio Rai 2, la virologa Ilaria Capua, direttore dell' One Health Center of Excellence all' Università della Florida, ha affermato: «Con il primo contagio da Covid-19 su un gatto è arrivato il colpo di coda che ci aspettavamo. Essendo un virus di origine animale, ora torna ad infettarli. Bisogna così gestire pure l' infezione degli animali, sia domestici come l' esemplare felino, sia quelli negli allevamenti. E questo sarà un enorme problema di gestione sanitaria pubblica».
Adesso milioni di italiani, se il proprio micio starnutisce, si domandano se abbia contratto il Corona. E lo guardano con sospetto, magari negandogli pure le coccole per timore di ammalarsi e finire in terapia intensiva.
Capua ha trascurato di specificare ciò che sarebbe stato indispensabile specificare: così come hanno reso noto sui propri siti internet l' Istituto Superiore di Sanità e l' Organizzazione Mondiale della Sanità, i nostri pelosetti possono essere contagiati dall' uomo, ma non sono contagiosi, ossia non trasmettono il virus agli esseri umani. Tuttavia questi ultimi potrebbero veicolarlo ai primi.
Vittime più che vettori «Occorre evitare di generare allarmi ingiustificati. Vivendo in ambienti a forte circolazione virale a causa della malattia dei loro proprietari, non è inatteso che altresì gli animali possano, occasionalmente, contrarre l' infezione.
Ma, nei casi osservati, gli animali sono stati incolpevoli vittime», ha reso noto l' Iss. Il quale ha inoltre puntualizzato che è opportuno proteggere le bestie, evitando di metterle a stretto contatto con i pazienti affetti da Covid-19 finché questi non sconfiggano il virus. Si legge ancora sullo stesso sito che «fino al 2 aprile sono solamente 4 i casi documentati di pet contagiati. E in tutti e 4 all' origine della infezione vi sarebbe la malattia dei loro proprietari affetti da Covid-19».
Dunque non esiste nessun precedente al mondo di individuo infettato dal proprio cane o gatto. Né vi è traccia di alcuno studio che attesti la possibilità, quantunque recondita, che micio o fido possano passare il Corona ai proprietari. In estrema sintesi, non vi sono prove che i nostri quattro zampe possano costituire un vettore di infezione.
I casi ad oggi accertati di contagio da uomo ad animale sono 4: due cagnolini di Hong Kong, un micio della stessa area e un altro che si trova in Belgio. Il gatto cinese, che è in quarantena dal 30 marzo, non ha mostrato gravi segni della malattia, quello belga invece ha sviluppato una sintomatologia respiratoria e gastroenterica (vomito, diarrea, anoressia, tosse) a distanza di una settimana dal rientro della proprietaria dall' Italia. Le sue condizioni sono migliorate spontaneamente a partire dal nono giorno dall' esordio dei primi sintomi. Si ritiene che entrambi i felini siano stati infettati dai rispettivi proprietari.
Il micio di Anzio E poi c' è il micio di Anzio, provincia di Roma. Un signore è stato ricoverato a causa del Covid-19 e, prima di essere trasportato in ospedale, ha chiesto ad una coppia di vicini di prendersi cura del proprio gatto. Dopo qualche dì anche questi si sono ammalati risultando poi positivi al test del tampone. È escluso che sia stato il felino, che sta bene, a passare il virus ai vicini, più probabile che essi siano entrati in contatto con il corona nella casa del ricoverato o pure in altre occasioni. L' indagine epidemiologica in corso svelerà l' arcano.
Ancora una volta sarà confermato ciò che è emerso da centinaia di esperimenti eseguiti in tutto il globo: i nostri amici a quattro zampe non diffondono il Covid-19. Al massimo se lo beccano, per colpa nostra. Ecco perché i centri statunitensi per il controllo e la prevenzione della malattie raccomandano ai soggetti con Coronavirus di limitare il contatto con i loro animali domestici, evitando pure di accarezzarli, essere leccati nonché di condividere con loro cibo precedentemente manipolato da noi.
2. Cani addestrati a fiutare la malattia
Marinella Meroni per “Libero quotidiano”
Il cane è considerato il miglior amico dell' uomo, e non è un caso. Tra le sue molte doti ne ha una, un bene prezioso che mette a disposizione degli esseri umani, in grado di salvare vite in tante occasioni: il suo olfatto. Sono ormai note le capacità, grazie al suo fiuto, di trovare persone scomparse, sommerse dalle neve o sotto le macerie, individuare droga, esplosivi etc.
Ma soprattutto il suo fiuto è usato in medicina. Ci sono cani capaci di individuare alcuni tipi di tumore, come al seno, a polmoni e melanoma, con una precisione di oltre il 97%, e indicare anche i primi stadi di Parkinson, morbo di Addison, malaria, infezioni batteriche, diabete, Alzheimer. Ma l' ultima novità riguarda l' emergenza Coronavirus.
In Inghilterra è partito l' addestramento di un gruppo di cani per fiutare e scoprire le persone infette da Coronavirus, anche asintomatiche. Il progetto è nato grazie ad un team di esperti inglesi del Medical Detection Dogs che stanno lavorando in collaborazione con la London School of Hygiene and Tropical Medicine e la Durham University. Dicono: «Siamo sicuri che i cani possano rilevare il Covid-19.
Stiamo addestrando i cani in modo che siano pronti nel giro di 6 settimane, per fornire una diagnosi rapida e non invasiva, in grado di controllare chiunque, comprese le persone asintomatiche. Un metodo veloce, efficace e non invasivo in grado di assicurare che le risorse limitate della sanità inglese vengano utilizzate solo quando davvero necessarie e che i test clinici vengano utilizzati solo dove sono realmente necessari».
Inoltre spiega Claire Guest, co-fondatrice di Medical Detection Dogs, «stiamo cercando di trovare il modo più sicuro per "catturare" l' odore del Covid-19 dai pazienti e sottoporlo ai cani.
Questi ultimi sono addestrati allo stesso modo di quelli che il centro studi ha già allenato per rilevare malattie come il cancro, il Parkinson e le infezioni batteriche, annusano campioni virali e insegnamo loro a rilevarli anche nelle persone asintomatiche. Sono anche in grado di individuare lievi variazioni della temperatura corporea, quindi aiutare a trovare persone che hanno la febbre, per ciò potrebbero essere dispiegati in spazi pubblici e aeroporti per provare a identificare viaggiatori infetti».
Aggiunge il professor James Logan, capo del Dipartimento di controllo delle malattie della London School of Hygiene & Tropical Medicine: «I nostri precedenti lavori hanno dimostrato che i cani sono in grado di rilevare gli odori delle persone affette da diverse patologie, come la malaria, con una precisione elevata. Sappiamo che altre malattie respiratorie come il Covid-19 cambiano l' odore del nostro corpo, quindi c' è un' alta possibilità che i cani siano in grado di rilevare ciò».
D'altronde l' Organizzazione Mondiale della Sanità ha sottolineato che i cani non possono essere infettati né contagiati dagli umani, e lo stesso vale per gli altri animali domestici. L' olfatto del cane è 100 mila volte superiore rispetto a quello umano, ha un numero di recettori 40 volte più alti del nostro, noi ne abbiamo circa 5mila, un cane tra i 125 e i 250 milioni. Ed è per questo che ancora una volta grazie al loro prezioso fiuto potranno salvare vite umane.
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