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Paolo Rodari per “la Repubblica”
Francesco sorprende ancora. Tre anni e mezzo dopo la decisione di rinunciare ad abitare nell’appartamento papale al terzo piano del palazzo apostolico, chiude un altro appartamento. Quello di Castel Gandolfo, ultimo rifugio di papa Ratzinger quando il 28 febbraio del 2013 lasciò in elicottero il Vaticano in attesa dell’elezione del successore.
Dal 21 ottobre, infatti, l’appartamento ai Castelli, sempre disponibile per i pontefici da quando all’inizio del ’600 Urbano VIII lo fece diventare la sua residenza estiva, diviene un museo. Il Vaticano lo annetterà alle altre stanze del palazzo che già da più di un anno sono visitabili da fedeli e turisti.
Francesco non vi ha mai villeggiato. I pochi giorni di riposo estivi rimane a Santa Marta. La parola chiave del suo pontificato è: condivisione. E così anche le sale dei Castelli, inutilizzate da quando siede al soglio di Pietro, devono essere aperte a beneficio dei fedeli. Ed è proprio per condividere che il 21 ottobre l’inaugurazione del museo vedrà l’esibizione di un coro di musica popolare cinese. “La bellezza ci unisce”, è il titolo di uno spettacolo che s’inserisce nella volontà papale di costruire ponti anche culturali, fra tutti con la Cina, Paese sempre più al centro delle attenzioni della diplomazia pontificia.
castel gandolfo residenza papale
Sono tanti i luoghi esclusivi della residenza che Francesco apre al pubblico. Anzitutto la Camera da Letto. Una stanza bellissima, con le finestre rivolte al mare, senza dubbio il luogo più riservato di tutto il palazzo. Dopo lo sbarco americano ad Anzio, nel gennaio del ’44, i dintorni di Castel Gandolfo si trasformarono in uno dei più sanguinosi teatri di battaglia della Seconda guerra mondiale.
La Camera, come altre stanze nel palazzo, fu riservata alle partorienti tanto che proprio sul letto del Pontefice nacquero in quei mesi circa quaranta bambini, che furono poi chiamati “i figli del Papa”. Poco oltre la Camera, c’è una piccola Cappella Privata nella quale i papi si sono potuti recare a pregare in solitudine. Qui, fra l’altro, s’inginocchiarono anche Benedetto e Francesco pochi giorni dopo l’elezione di quest’ultimo.
Poco oltre ci sono la Biblioteca del Santo Padre e lo Studiolo dove i pontefici si sono dedicati a scrivere encicliche e preparare omelie. Quindi, due ambienti riservati al segretario particolare e al segretario aggiunto. Poi il Salone degli Svizzeri, chiamato così poiché un tempo era qui che montava il corpo di guardia armato che dal 1506 presta servizio al Papa. C’è pure una Sala del Concistoro, che ha visto raramente la presenza di ospiti laici poiché in genere è stata utilizzata solo per le funzioni per cui prende il nome, ossia la formale riunione del collegio cardinalizio alla presenza del Papa.
Dal 21 ottobre tutto questo non sarà che un lontano ricordo. Almeno fino a quando Francesco siederà sul soglio pontificio. Non è affatto scontato, in ogni caso, che possano tornare i tempi di Giovanni XXIII, che amava la residenza estiva perché da lì poteva ogni tanto fuggire senza avvertire nessuno. Lo ritrovavano a spasso nei paesi vicini, sulle colline o sul mare, mescolato alla gente.
O quelli di Giovanni Paolo II a cui piaceva giocare a rimpiattino con i bambini dei dipendenti del palazzo. Anche Benedetto XVI amava molto “il castello”: la sera, in estate, si sentivano le note del suo pianoforte, specie i suoi autori preferiti, Bach, Mozart, Beethoven. Così anche Pio XI che nelle ville creò una fattoria con le coltivazioni, il pollaio e le mucche da latte, che ancora oggi rifornisce giornalmente dei suoi prodotti la Città del Vaticano.
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