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BEVI E GODI CON CRISTIANA LAURO! DAVANTI AI PREZZI PAZZI DEL VINO, I CONSIGLI SU COSA COMPRARE SENZA DOVER ACCENDERE UN MUTUO - CI SONO ALCUNE DENOMINAZIONI “MINORI” CON ANCORA UN OTTIMO RAPPORTO QUALITÀ-PREZZO. NON LASCIATEVI INCANTARE SOLO DAI SOLITI TRE NOMI IN COPERTINA. MEGLIO UN BOCA O UN TAURASI AL POSTO DELL’ENNESIMO BAROLO DA STATUS SYMBOL…
Cristiana Lauro per ilsole24ore.com - Estratti
Abbiamo la fortuna di vivere nel Paese con la varietà ampelografica più vasta al mondo: in Italia vale la regola “posto che vai, vigna che trovi”. Il vino, da noi, non è mai stato un prodotto di lusso: bere bene spendendo il giusto è sempre stata la regola del mercato. Negli ultimi anni però qualcosa è cambiato, soprattutto per le denominazioni più “blasonate” come Langhe, Montalcino, Bolgheri, Valpolicella.
Qui i prezzi corrono veloci e rischiamo che fra qualche decennio le nuove generazioni debbano accendere un mutuo per permettersi un Barolo, un Brunello o un Amarone, anche nelle versioni base.
O che non si filino più il vino, cosa che in parte sta già accadendo. La buona notizia è che non tutto è perduto. Grazie infatti ai progressi agronomici ed enologici degli ultimi trent’anni, le alternative ci sono, eccome! Basta avere la curiosità di guardare oltre i soliti indirizzi verso zone un po’ meno alla moda (ma piene di sorprese).
Se tifate Nebbiolo, sappiate che “oltre le Langhe c’è di più” (parafrasando un tormentone anni ’90). Nell’Alto Piemonte con denominazioni come Lessona, Bramaterra e Boca trovate vini di grande eleganza, così come in Valtellina, con Sassella, Grumello e Inferno.
Il tutto a prezzi civili, soprattutto sulle grandi riserve.
Muovetevi in fretta però, perché zone come Gattinara stanno già vivendo un riposizionamento importante, complice l’arrivo di big della Langa che hanno fiutato l’affare.
Capitolo Borgogna: i prezzi ormai sfiorano quelli di un attico in Piazza di Spagna. Ma non scoraggiatevi! Per gli Chardonnay puntate su denominazioni come Auxey-Duresses, Saint-Véran, Saint-Aubin o alcune etichette del Mâconnais. Costano la metà rispetto ai vari Montrachet e a volte regalano più soddisfazione. Per i Pinot Noir, invece, l’alternativa alla Côte de Nuits è guardare alla Côte Chalonnaise – con Mercurey e Givry in testa – o persino alla zona dell’Auxerrois de Chablis, dove anche il rosso sta finalmente trovando spazio grazie al clima più caldo.
cristiana lauro - prezzi pazzi del vino
Il Sangiovese resta il re di Toscana. A Montalcino ormai gioca nella Champions League dei prezzi ma se volete bere bene senza dissanguarvi, ci sono degli ottimi Rosso di Montalcino che meritano maggiore attenzione, e hanno anche un potenziale di invecchiamento di cui nessuno parla. In fondo il Brunello non è una bottiglia per tutti i giorni. Oppure le riserve di Montepulciano, alcune Gran Selezione del Chianti Classico e le chicche di Montecucco: interpretazioni di carattere, profonde e decisamente più abbordabili.
E poi c’è l’Italia “minore”, che – attenzione – minore non è! Conoscete il Centesimino romagnolo? Provatelo! A me piacciono molto ultimamente anche diverse espressioni del Gaglioppo in Calabria, della Tintilia in Molise o il Cesanese del Lazio. Vitigni spesso prodotti in quantità ridotte, che faticano a imporsi persino nel mercato interno, ma che sanno offrire qualità sorprendente e prezzi amichevoli.
Chiudo con un mio amore personale: l’Aglianico. In particolare il Taurasi, che considero una delle interpretazioni più alte del vitigno. Ma non dimentichiamo l’Aglianico del Vulture che ha grande materia, capacità di invecchiamento e un rapporto qualità-prezzo da manuale. Difficile trovare altrove vini così importanti, con così tanto futuro in bottiglia, a prezzi vantaggiosi.
Morale della favola: non lasciatevi incantare solo dai soliti tre nomi in copertina, con rispetto parlando. Il bello del vino è che la mappa è infinita e, se vi muovete adesso, potete ancora riempire la cantina di bottiglie straordinarie senza dover ipotecare la macchina. Fidatevi: fra dieci anni vi ringrazierete per aver scelto un Boca o un Taurasi al posto dell’ennesimo Barolo da status symbol. Bere bene non è mai stato questione di etichetta, ma di curiosità.
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