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Simonetta Caminiti per il Giornale
Sigarette, alcol, e anche le droghe: anche i pessimi vizi hanno un prezzo di mercato e, come qualunque altra merce in vendita, un prezzo che cambia da continente a continente, da Paese a Paese.
Il Bloomberg Vice Index fornisce una dettagliata mappa del valore economico che, a seconda della geografia, i più pericolosi vizi di questo mondo assumono dagli scaffali di una tabaccheria agli anfratti desolati di qualche angolo di strada. Un pacchetto di sigarette, una bottiglia di birra, vino o superalcolico, un grammo di amfetamine/ecstasy, un grammo di cannabis (marijuana e resina), un grammo di cocaina e uno di eroina: tutti questi elementi sono prezzati in modo diverso in più di cento Paesi, e l'indice di Bloomberg mostra quanto si muove il loro costo rispetto al caso-base, cioè quello americano.
Quanto costano questi vizi, cioè un bombardamento di sostanze dannose per l'organismo che degenera in dipendenza? Negli Stati Uniti, 400 dollari a settimana, cioè un terzo dello stipendio settimanale. Quanto ai prezzi in valore assoluto, il posto in cui una dipendenza di questo genere è la più economica al mondo è il Congo, seguito da Honduras e Laos. Al polo opposto campeggia il Giappone, poi la Nuova Zelanda e l'Australia.
E l'Italia? All'interno della graduatoria, il costo indicato nel nostro Paese, per permettersi vizi e dipendenze, è di poco più di 220 dollari per il famoso paniere, o il 38% dello stipendio settimanale. «Tutto dipende dai costi di distribuzione», spiega Peter Reuter, professore di criminologia. Ma attenti a pensare che questo indice punti a incentivare un turismo del vizio verso i lidi più convenienti: si tratta più di una messa a fuoco, specifica l'agenzia, di cosa influenzi i prezzi di mercato.
Di come, da Paese a Paese, la giurisdizione e divieti di consumo di alcune sostanze determinino il loro prezzo d'acquisto. «Lo stesso si può dire della pressione fiscale esercitata sui beni legali, che potrebbe generare una diffusione di beni di contrabbando lungo le strade di quei Paesi», è quanto precisa il professor Philip J. Cook.
Come la repressione, insomma, faccia lievitare il valore economico della merce che la legge ha messo al bando. Il mercato dei vizi però non riguarda solo tabacco e sostanze psicotrope. Un sottomondo sempre più vasto è, dati alla mano, quello della pornografia. Mercato che grazie a internet si è diffuso e globalizzato. Pornhub, sito leader del settore, ha rilasciato i dati registrati nel 2016: una vera scatola nera di inclinazioni e preferenze sessuali su scala mondiale, specialmente se si considera che tutto questi aspetti sono consegnati in assoluto riserbo.
E le cifre? Il traffico totale dello scorso anno è stato di 3.110 Petabyte, tre miliardi di gigabyte, pari a «oltre 194 milioni di chiavette Usb da 16GB», secondo il rapporto dell'azienda canadese nata nel 2007. 4,6 miliardi di ore annue. Molte più di quelle che penseremmo si possano dedicare al «diletto». Quale che sia.
SE TRA MELE E BANANE NEL PANIERE C'E' LA PERA
Massimiliano Parente per il Giornale
C'era una volta il paniere di Cappuccetto Rosso, dove erano custoditi al massimo qualche mela e una fetta di pane, più o meno simile al paniere dei boyscout e a quello che le mamme preparano da sempre per i loro bambini.
D'altra parte nel paniere, lo dice la parola stessa, c'è anzitutto il pane. Tuttavia in statistica economica si chiama paniere ciò che una famiglia consuma in beni e servizi nel corso di anno. Attenzione: non una statistica settoriale, specifica, particolare a un gruppo, ma indice dei consumi di ogni famiglia. Interessante, e cosa consumiamo noi in beni e servizi?
Mica pizza e fichi, infatti ecco qui il paniere di Bloomberg, fatto di un pacchetto di sigarette, una bottiglia di birra o vino o superalcolico, un grammo di cannabis, un grammo di cocaina e uno di eroina, dove in cento Paesi ognuno spende una certa cifra per garantirselo.
Uno penserà che è roba da americani, o al massimo da giapponesi (al top della classifica, i giapponesi non si fanno mancare mai niente). Invece anche l'Italia è presente nella graduatoria, con ben 220 dollari al mese (da convertire in euro, a meno che per certi beni non si paghi direttamente in dollari, chissà) stanziati da ogni cittadino per il suo paniere. In pratica i consumi si reggono sulla tossicodipendenza, chi l'avrebbe mai detto?
Tuttavia viene da chiedersi quali siano i campioni presi in esame, perché, non so voi, ma io non conosco nessuno che giri con le tasche piene di cocaina e eroina come bisogno quotidiano. Cioè, sarò fuori dal mondo, ma non so neppure come procurarmeli, non è che ci sono i negozi, mica siamo a Amsterdam.
Per carità, ci sono i consumatori di droghe, ma quanti? Sono la normalità o un'eccezione? Secondo questa statistica così fan tutti, è la regola. Tra l'altro, essendo la vendita delle droghe illegale nella maggior parte dei Paesi presi in esame, sarà stato ben difficile predisporre una simile statistica (confrontando i consumi con i redditi degli spacciatori, per esempio, sempre che i dati non li fornisca Cosa Nostra, che comunque sia contribuisce non poco al nostro Pil). Devono aver fatto delle interviste, degli exit-poll all'uscita dei supermercati.
Il ménage familiare, pertanto, sarà più o meno questo: «Tesoro, la fai tu la spesa oggi?»
«Certo, amore, ho la lista della spesa».
«Non dimenticare le uova, il pane, la frutta, ma soprattutto l'eroina, per farsi una pera come si deve».
Insomma, traducendo: un cittadino medio italiano esce di casa, passa dal tabaccaio a prendersi le sigarette, e fin qui va bene, poi dall'alimentari a comprarsi una bottiglia di Scotch, e anche qui passi, dopodiché contatta il suo pusher per farsi portare la sua scorta di droga pesante, sennò come si fa ad andare avanti. Magari qualcuno dirà che sarà per questo che non si arriva a fine mese. O magari sono quelli di Bloomberg a essersi fatti una canna di troppo. In ogni caso, signore mie, chi non ha il suddetto paniere è proprio uno sfigato.
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