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Estratto dell’articolo di Federico Rampini per “la Repubblica”
È l' odore più diffuso a Central Park, ora che gli alberi sono brulli e le piante sono in ibernazione: una zaffata di marijuana la s' incontra anche col termometro sotto zero. Leggende metropolitane vogliono che la consegna a domicilio sia uno dei business degli autisti Uber. Sull' altra costa, poi, i californiani ti guardano come un rifiuto umano se osi fumare una sigaretta, ma lo spinello è benvoluto. Ci vuole coraggio di questi tempi per lanciare un appello contro la marijuana.
È una crociata tutt' altro che "politically correct", in controtendenza rispetto alle riforme varate dove governa la sinistra. Perciò colpisce che il suo paladino venga dal quotidiano liberal per antonomasia, il New York Times. Alex Berenson sa di andare controcorrente, sfidando sia l' opinione pubblica progressista, sia interessi economici che si stanno ingrossando. La sua tesi è semplice: la marijuana fa male e la liberalizzazione in atto è foriera di gravi danni. Il suo appello giunge proprio mentre New York sta per aggiungersi alla lunga schiera di Stati Usa che ne hanno legalizzato il consumo anche a scopi ricreativi.
Sia pure riluttanti, anche il governatore Andrew Cuomo e il sindaco Bill de Blasio cedono alla pressione che viene dalla base. E non solo da quella, perché a fiutare il nuovo business è Big Tobacco, tutti i giganti delle sigarette stanno investendo nel piacere alternativo. Il mercato è vasto, duecento milioni di americani già risiedono in Stati dove lo spinello ricreativo è legale. « Proprio mentre è diventato socialmente accettabile - scrive Berenson - epidemiologi e psichiatri concordano che i rischi sono più seri di quanto si creda» .
A cominciare dall' assuefazione, superiore a quella che dà l' alcol: solo un bevitore su 15 consuma alcol quotidianamente, mentre un consumatore di marijuana su cinque non può fare a meno della dose quotidiana. E chiede dosaggi sempre più potenti: il " mercato" oggi esige una marijuana col 20- 25% di Thc ( delta- 9- tetraidrocannabinolo, il componente chimico che contiene il principio psicoattivo), dieci volte più potente di quella che era in voga negli anni Settanta.
(…) Ma una ricerca pubblicata nel Journal of Interpersonal Violence, su un campione di 9.000 adolescenti, dimostra che il consumo di marijuana è associato a un raddoppio nei casi di violenza domestica negli Stati Uniti.
Un' analoga ricerca su campioni di automobilisti britannici e cinesi dà risultati simili per quanto riguarda la violenza stradale. Infine ci sono i primi dati sugli Stati Usa pionieri nella legalizzazione, cioè Colorado, Washington, Alaska e Oregon: tutti registrano un aumento (superiore alla media nazionale) negli omicidi e nelle aggressioni violente. (…)
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