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Paolo Colonnello per “La Stampa”
Non è certo la pista che stanno seguendo gli inquirenti quella accennata da Massimo Bossetti nel suo primo verbale reso davanti al gip per la convalida del suo arresto tre giorni dopo il fermo. Una chiacchiera di cantiere di cui all’epoca parlarono un po’ tutti i media quando le indagini su Yara Gambirasio brancolavano nel buio: «Molti pensavano a una vendetta contro il padre di Yara», racconta Bossetti riferendo che tra colleghi la scomparsa e l’omicidio della ragazzina era un argomento all’ordine del giorno.
Una pista che venne scartata dopo una serie di indagini e che partiva dal fatto che nel cantiere di Mapello, dove aveva lavorato Fulvio Gambirasio, un appalto era finito alla ditta Lopav, di proprietà del figlio del narcotrafficante Pasquale Claudio Locatelli, detto “Mario di Madrid”. «Non ho nessun nemico», aveva dichiarato il papà della bambina. Le indagini si rivelarono sterili. Non a caso, visto che poi le tracce del Dna ritrovato sui pantaloni e le mutandine di Yara hanno portato all’individuazione di Bossetti come unico responsabile dell’omicidio.
massimo giuseppe bossetti, il presunto assassino di yara gambirasio
Tracce di sangue che ancora non trovano spiegazione nelle parole del muratore. Non regge infatti l’ipotesi di strumenti di lavoro rubati al muratore da un misterioso assassino e macchiati da sangue uscito dal naso di Bossetti, gli stessi con cui poi sarebbe stata colpita Yara. Il sangue, ormai secco, non avrebbe potuto mescolarsi, come invece è accaduto, con altri liquidi della vittima consentendone la conservazione e il prelievo.
Niente epistassi quindi. E allora? Bisognerebbe conoscere l’ultimo verbale del muratore, quello reso in carcere davanti al pm Ruggeri due settimane fa e gelosamente secretato. È qui che Bossetti avrebbe fornito alcuni elementi agli inquirenti su cui ora si stanno svolgendo accertamenti. Contraddizioni rilevanti, secondo l’ipotesi dell’accusa, circostanze favorevoli secondo le tesi della difesa. Mancano ancora dei tasselli.
Come il risultato sull’analisi dei peli e dei capelli ritrovati sul corpo di Yara, la perizia informatica sui due computer in uso a Bossetti e l’esito di alcuni accertamenti dei Ros di Brescia. Uno, per esempio, piuttosto interessante racchiuso in una delle domande degli inquirenti: ricorda cosa accadde il 20 novembre 2010? Quesito che rimane senza risposta al momento. Quel giorno, un sabato, era la giornata mondiale dedicata all’infanzia.
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