BOSSETTI VA ALLA GUERRA: “NON VOGLIO SCORCIATOIE MA IL PROCESSO, COSÌ POTRÒ DIMOSTRARE DI NON AVER UCCISO YARA. SONO SICURO DI DIMOSTRARE LA MIA INNOCENZA”

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Fabio Poletti per “La Stampa”

 

Nessuna battaglia procedurale, c’è da vincere una guerra. Dalla sua cella in isolamento al primo piano del carcere di via Gleno, Massimo Giuseppe Bossetti punta dritto al bersaglio grosso: «Se sono così convinti che sono stato io andiamo a processo. Sono sicuro di riuscire a dimostrare la mia innocenza». Roccioso anche dopo quindici giorni di carcere duro il muratore di Mapello.

giuseppe guerinoni e massimo giuseppe bossettigiuseppe guerinoni e massimo giuseppe bossetti

 

Nega tutto, non si sposta di una virgola, frena i suoi difensori che avevano tempo fino alle 13 di ieri per presentare istanza di scarcerazione davanti al Tribunale di Brescia. E invece no. L’imputato perfetto dell’omicidio di Yara, sceglie la strada più lunga e non è detto che sia la più facile: «Sui giornali leggo un sacco di bugie. Con quello che è successo non c’entro niente. Non voglio scorciatoie, andiamo in Tribunale...».

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Il cambio di strategia processuale ha una sua spiegazione. Giocarsela troppo in fretta e perdere anzitempo potrebbe avere effetti disastrosi. I suoi avvocati, Claudio Salvagni e Silvia Gazzetti, incerti fino all’ultimo, sposano la tesi del loro cliente: «La procura e i media lo hanno già condannato... Ma il processo si farà davanti a un Tribunale. Lui è provato dalla situazione. Sa quello a cui sta andando incontro ma mostra grande forza e dignità nel continuare a proclamarsi innocente. A noi avvocati chiede di dimostrarlo in aula».

 

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Spiegano ancora i due difensori da giorni in riunione permanente: «Abbiamo scelto di non prendere alcuna scorciatoia ma di dimostrare in dibattimento quelle che sono le spiegazioni alternative del nostro assistito. Pur in presenza di un quadro probatorio che sembra portare la sua firma noi crediamo alla sua innocenza».


La Procura sta valutando da giorni se chiedere il rito immediato, chiudere le indagini e andare a processo. Ma il quadro definitivo contro il muratore di Mapello ha bisogno di altri elementi. Massimo Giuseppe Bossetti ha detto che il suo dna potrebbe essere finito sul corpo di Yara grazie ad alcuni cutter che gli erano stati rubati. Si aspetta il deposito della perizia sui capelli e sui peli trovati sul corpo della bambina. Fabio Buzzi direttore di medicina legale Pavia anticipa che il test è positivo.

massimo giuseppe bossettimassimo giuseppe bossetti

 

Il pm Letizia Ruggeri non conferma. Chi lo sa se Massimo Giuseppe Bossetti ha una risposta alternativa anche su questa che potrebbe essere una prova definitiva contro di lui. Ma gli accertamenti da fare riguardano tutta la vita del muratore di Mapello, passata e ripassata ai raggi X. Dai telefonini ai suoi spostamenti, dalle presenze a Brembate ai suoi possibili contatti con Yara, dai computer ai suoi mezzi che gli hanno sequestrato e che ora il Ris di Parma inizierà ad analizzare.

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Per contrastare gli esperti della Procura i suoi avvocati hanno nominato i primi consulenti. Sarah Gino, ricercatrice e genetista forense dell’università di Torino, si è già occupata dei casi di Melania Rea e di Meredith a Perugia, si è laureata vent’anni fa con una tesi ancora attuale: «Applicazione dei polimorfismi dei Dna all’identificazione di tracce biologiche in medicina legale: tecniche di estrazione ed analisi».

 

il procuratore capo di busto arsizio francesco dettoriil procuratore capo di busto arsizio francesco dettori

Insieme a lei è stata nominata un altro medico, Monica Omedei. Le due esperte saranno oggi a Parma nella sede dei Ris dove inizieranno le analisi sulla Volvo e sul furgone Iveco Daily sequestrati a Bossetti che verranno passati al luminol alla ricerca di macchie di sangue, eventualmente pure lavate, per accertare se ci sono tracce di Yara.