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LO STUPRO DI DESIRÉE ERA PROGRAMMATO? – NELLA TASCA DEI PANTALONI DELLA 16ENNE È STATA TROVATA UNA BOCCETTA DI “TRANQUILLIT”, UNO PSICOFARMACO CHE I SUOI STUPRATORI LE HANNO SOMMINISTRATO INSIEME A METADONE E ALTRE COMPRESSE – TUTTI I MEDICINALI LI PORTAVA MARCO, L'ITALIANO A CUI GLI INVESTIGATORI STANNO DANDO LA CACCIA – IL SOSPETTO È CHE IL BRANCO AVESSE PREPARATO TUTTO, E CHE SI FOSSE ATTREZZATO RECUPERANDO SOSTANZE PER SEDARLA E STUPRARLA

1 – La tragedia di Desirée, spunta anche un italiano «Lui fornì le pasticche»

Michela Allegri per “il Messaggero”

 

desiree mariottini

L' hanno stuprata e uccisa con «crudeltà e disinvoltura». E l' hanno drogata con un mix letale di stupefacenti e psicofarmaci forniti da un pusher italiano che ora gli investigatori stanno cercando: avrebbe aiutato il branco a preparare la trappola fatale in cui è incappata Desirée Mariottini, la sedicenne di Cisterna di Latina morta nella notte tra il 18 e il 19 ottobre in uno stabile abbandonato a San Lorenzo, a Roma, dopo 12 ore di sevizie.

 

Gli indagati hanno abusato di lei «ripetutamente», l' hanno poi «abbandonata» nonostante «l' evidente e progressivo peggiorare del suo stato». E hanno «impedito ad alcuni presenti di chiamare i soccorsi». Lo scrive il gip Maria Paola Tomaselli nell' ordinanza di custodia cautelare a carico di Madadou Gara, Mineth Brian e Chima Alinno, i tre componenti del branco fermati su disposizione del pm Stefano Pizza. Il gip sottolinea anche che «la condizione di incoscienza in cui si trovava la ragazza, sempre più grave e intensa, è riconosciuta da tutti i presenti».

 

OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - MAMADOU GARA UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI

Tanto che anche alcuni dei testimoni sentiti, ora, rischiano di essere a loro volta indagati per non essere intervenuti. Un' amica ha raccontato di avere aiutato il branco a spostare il corpo nudo di Desirée e di avere rivestito la ragazzina quando era ormai senza vita: ha detto «di essere stata chiamata da tale Hyten che le chiedeva di rivestire una ragazza mezza nuda all' interno del container». Gli inquirenti stanno cercando di capire se questo uomo possa essere un altro componente del branco.

 

GLI INTERROGATORI

Il dispositivo del giudice è arrivato ieri, dopo gli interrogatori di convalida degli indagati a Regina Coeli. Solo Mineth, detto Ibrahim, ha deciso di rispondere al magistrato: «Non sono stato io, sono stati altri, due stranieri che occupano un altro dei container abbandonati a San Lorenzo». Agli inquirenti ha fornito i loro nomi e ora gli agenti della Squadra Mobile li stanno cercando. Per l' accusa, il branco potrebbe essere composto anche da altre persone.

 

DESIREE MARIOTTINI

La Scientifica, infatti, sta isolando le tracce di Dna trovate sul corpo della sedicenne per capire se siano più di 4 gli uomini che hanno stuprato la vittima. Alinno, detto Sisco, ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma al suo avvocato Giuseppina Tenga ha giurato di non avere «sfiorato Desirée, era solo una bambina». Il primo ad accusarlo era stato Mamadou - soprannominato Paco - che, al momento del fermo, aveva ammesso di avere dato alla sedicenne delle pasticche e di avere avuto rapporti con lei insieme all' amico.

 

Dentro allo stabile abbandonato di via dei Lucani, il 18 ottobre sono passati in tanti. I loro racconti sono stati fondamentali per ricostruire le ultime ore di vita di Desirée. «Le hanno somministrato un mix di gocce, metadone, tranquillanti e pasticche», racconta Muriel. È lei che ha rivestito la ragazzina. Un altro testimone ha dichiarato che il branco aveva indotto la sedicenne ad assumere il cocktail letale «facendole credere che si trattasse solo di metadone».

 

la morte di desiree mariottini via dei lucani

Il principale fornitore di droghe era Yusif Salia, il quarto indagato, arrestato due giorni fa vicino a Foggia. Ma all' appello mancano altri due aggressori. E una terza persona: il pusher italiano, che riforniva il branco di psicofarmaci. «Si chiama Marco, viene sempre in via dei Lucani», hanno raccontato vari testi.

 

I FARMACI

Nella tasca dei pantaloni di Desirée gli investigatori hanno trovato una boccetta di Tranquillit mezza vuota. «Le hanno dato quello, metadone e compresse», ha detto una ragazza. Durante un sopralluogo, la Scientifica ha trovato scatole di psicofarmaci: Quentiax, Tolep, Ariprazolo focus. Tutti i medicinali li portava «tale Marco - scrive il gip - un italiano frequentatore dell' immobile» e che - hanno raccontato in molti - rubava le compresse alla madre. Il sospetto è che il branco avesse programmato da giorni di violentare Desirée - che frequentava il capannone da due settimane - e si fosse attrezzato recuperando sostanze per poterla sedare e stuprare, ognuno «in attesa del suo turno - sottolinea il gip - in un avvicendamento senza soluzione di continuità».

la morte di desiree mariottini via dei lucani

 

Per il giudice, hanno ridotto la ragazzina «ad un mero oggetto di soddisfazione sessuale». Poi, «hanno impedito i soccorsi, assumendo lucidamente la decisione di sacrificarne la giovane vita per garantirsi l' impunità».

 

2 – «Era bimba, non l' ho toccata» Uno dei fermati fa altri nomi

SVla. Per “il Giornale”

 

«Non sono un mostro. Con questa storia non c' entro niente». Brian Minteh fa nomi e cognomi. Ed è caccia ad altre tre o quattro persone sospettate di aver drogato, violentato e abbandonato la giovane Desirée Mariottini al suo destino.

 

OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - BRIAN MINTEH UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI

Interrogatori di garanzia, nel carcere romano di Regina Coeli, ieri mattina per tre dei quattro fermati, accusati dello stupro e dell' omicidio della giovane di Cisterna di Latina. Il senegalese di 43 anni fermato giovedì notte assieme ad altri due indagati è l' unico del gruppo di spacciatori africani a rispondere, davanti al suo legale, alle domande del gip Maria Paola Tomaselli. Un interrogatorio serrato che non lascia spazio a equivoci. «È stato lei a violentare e lasciar morire la ragazza?» chiede il giudice. Immediata la difesa di Minteh detto Ibrahim: «Non c' entro nulla, non sono stato io a stuprarla e a lasciarla morire».

 

la morte di desiree mariottini via dei lucani

Scena muta, invece, per «Pako», Gana Mamadou, 27 anni, anche lui senegalese e per Chima Alinno, «Sisko», nigeriano di 46 anni che avrebbe detto al suo avvocato: «Non mi sarei mai permesso neanche di toccare Desirée perché si vedeva che era una bambina». Entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

 

In attesa dei riscontri fra il loro Dna e quello della vittima resteranno tutti e tre, quattro con Yusif Salia, il ghanese arrestato in Puglia, in prigione. Per i primi il gip, difatti, ha convalidato il decreto di fermo tramutandolo in arresto. A tutti la Procura contesta i reati di violenza di gruppo, omicidio volontario, cessione di sostanze stupefacenti. Il ghanese, in particolare, è stato trovato nella baraccopoli di Borgo Mezzanone, nel foggiano, con 11 chilogrammi di marijuana, due etti di hashish, due buste di resina, metadone nonché una pistola giocattolo e un bilancino di precisione.

OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - MAMADOU GARA UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI

Secondo una ricostruzione Desirèe era a Roma, a San Lorenzo, per cercare droga almeno da mercoledì 17, giorno in cui la mamma Barbara denuncia la scomparsa.

 

Ma è solo giovedì pomeriggio che inizia il suo calvario, quando entra per l' ultima volta nello stabile occupato di via dei Lucani. E non esce più. Non ha soldi ma le serve l' eroina. L' interrogatorio, durato più di tre ore, avrebbe chiarito anche aspetti di quello che è accaduto nelle botteghe abbandonate dello scalo ferroviario e del suo rapporto con la ragazza conosciuta due settimane prima. In particolare a Ibrahim è stato chiesto se corrisponde al vero il racconto di due tossici entrambi ascoltati mercoledì scorso.

OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - BRIAN MINTEH UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI

 

È la notte fra giovedì 18 e venerdì 19: uno dei due riporta quanto gli avrebbe raccontato una persona presente nel tugurio. Ovvero che Desirée è a terra, circondata da almeno sette pusher neri mentre nessuno fa nulla per aiutarla. Sono Yusif e Pako i primi a violentarla.

 

Tutto ciò mentre un' amica urla e si dispera perché la ragazza bianca non si muove più. Cianotica, occhi sbarrati, nuda, Desirée è in piena overdose. Il mix di eroina, crack e pasticche di Rivotril mischiate all' alcol è letale. Qualcuno prova a somministrarle acqua e zucchero. Altri parlano di metadone e vino per «farla riprendere». Ma nessuno chiama i soccorsi. L' ordine degli spacciatori è perentorio. E mentre Pako fa i bagagli, mettendosi sulle spalle un grosso zaino, Sisko e gli altri commentano: «Meglio che muore, altrimenti finiamo in galera».

OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - BRIAN MINTEH UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI

 

Di fatto solamente all' alba di venerdì 19 vengono chiamati i soccorsi. Sono le 4 del mattino: quello che gli operatori del 118 trovano nella baracca deserta ma zeppa di sporcizia è terribile. Desirée, rivestita in tutta fretta, è cadavere da almeno un' ora. Si poteva salvare? Questa la domanda a cui gli investigatori devono dare una risposta. Un interrogativo anche per l' amica di Desirée, Giovanna, che ha provato a strapparla da quel luogo infernale invitandola a casa sua. Ma la 16enne, in piena crisi di astinenza, voleva solo la roba. Le serviva anche il telefonino che le avevano sottratto. Così torna da Ibrahim e dagli altri spacciatori neri.

 

3 – «DESIRÉE DROGATA E POI OGGETTO SESSUALE»

Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”

 

Nel rudere di via dei Lucani Desirée era in uno stato di «completa incoscienza», ridotta a «un mero oggetto di soddisfazione sessuale» dai suoi aguzzi e questo a causa delle sostanze assunte, in parte a sua insaputa, tra cui farmaci psicotropi che ne hanno alterato in modo irrimediabile la percezione della realtà .

 

salvini depone una rosa per desiree, la 16enne morta a san lorenzo 7

Dall' ordinanza con cui il gip Maria Paola Tomaselli convalida il fermo dei primi tre uomini arrestati per l' omicidio volontario della ragazza di Cisterna (Mamadou Gara, Chima Alinno e Brian Minteh) emergono particolari, se possibile, ancora più agghiacciati in una vicenda che di per sé è già difficilmente commentabile. A partire proprio dall' incredibile elenco di stupefacenti e farmaci rinvenuti nei pressi del giaciglio dove Desirée ha cessato di vivere.

la scientifica raccoglie prove in via dei lucani, dove e' stato ritrovato il corpo di desiree

 

Su una mensola c' erano Quentiax, una farmaco della categoria degli antipsicotici, usato in genere per curare schizofrenia e distubi bipolari, il Tolep, che è un antiepilettico, e l' Ariprazolo Focus, usato per il trattamento di episodi maniacali. È la conferma che chi ha drogato la 16enne ben oltre le sue richieste era una mano esperta nel mixare sostanze. E questo, annota ancora il gip riprendendo i risultati dell' indagine del pm Stefano Pizza e dell' aggiunto Maria Monteleone, sarebbe avvenuto anche contro il suo consenso.

 

desiree mariottini 3

Non è chiaro cosa cercasse Desirée quando, su suggerimento di Youssef Saila, il ghanese fermato venerdì a Foggia, è entrata nel covo dei pusher. In tasca aveva una bottiglia di Tranquillit completamente svuotata e alcuni testimoni sostengono che lei cercasse eroina o in alternativa metadone e Seroquel. Fatto sta che «Desirée era in condizione di astinenza, sprovvista di sostanza stupefacente o medicinali ad essa assimilabili, sia di denaro per procurarsene l' acquisto».

 

Ma questo, è il ragionamento del gip, non deve indurre in errore. Anche partendo dal presupposto che la 16enne abbia acconsentito a un rapporto consenziente in cambio dela merce, «una volta ottenuto lo stupefacente la Mariottini si sarebbe allontanata e non si sarebbe invece sottoposta ad un altro rapporto con Paco (Mamadou Gara, ndr)».

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Un altro dettaglio è rivelatore di questa non volontà di fermarsi nell' edificio. Ed è il fatto che la ragazza non si è rivestita da sola, come mostra l' approssimazione con cui era infilato il pantalone al momento di ritrovarla e come sostiene anche una delle testimoni: «L' ho rivestita io». Gli aguzzi hanno cioè abusato della 16enne quando ormai era incosciente.

 

La conclusione del giudice non può essere quindi quella di confermare le accuse di omicidio volontario pluriaggravato per «la pervicacia, la crudeltà e la disinvoltura» con la quale i tre hanno agito.

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«Trattasi - annota ancora il gip - di soggetti tutti irregolari sul territorio nazionale, rispetto al quale non presentano alcun tipo di legame familiare o lavorativo». Soggetti «che hanno dimostrato uia elevatissima pericolosità non avendo avuto alcuna remora a porre in essere condotte estremamente lesive in danno di un soggetto minore, giungendo al sacrificio del bene primario dela vita». Il carcere è motivato anche con il concreto pericolo di fuga. In attesa che il corpo della ragazza venga restituito alla famiglia per i funerali, il Campidoglio ha già disposto per quel giorno, in data da definirsi, il lutto cittadino.

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