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A BREMBATE SI INIZIA A DIFFONDERE IL DUBBIO: E SE NON FOSSE STATO BOSSETTI? IL PARROCO: “OSO SPERARE CHE NON SIA LUI. SIAMO IN PRESENZA DI UNA PERSONA NORMALISSIMA, DI UN PAPÀ DI TRE FIGLI”

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Andrea Galli per il "Corriere della Sera"

 

Se ne sta preferibilmente in piedi, dentro una maglietta troppo larga e non sua, con le maniche tagliate all’altezza delle ascelle; poi indossa gli stessi pantaloni dell’arresto e calza un paio di ciabatte; ha le mani unite e le braccia poggiate sulla porta di sbarre della cella come se fosse affacciato dal balcone di casa. «Voglio tornare dai miei figli. Io sono proprio la persona sbagliata».

 

massimo giuseppe bossettimassimo giuseppe bossetti

Il detenuto Massimo Giuseppe Bossetti a destra vede il doppio cancello d’ingresso del reparto d’isolamento, sulla sinistra intravede l’angolo di un’altra cella, mentre davanti ha soltanto il muro. Quando si volta e rapidamente inquadra i suoi due metri per tre, può osservare, sotto la piccola finestra, il letto di legno stretto e lungo che sempre provvede a rifare, la credenza fissata alla parete color marrone chiaro e ancora vuota, il pavimento subito liberato dalle briciole del pranzo servito in un piatto di plastica rimasto sul tavolino.

 

Non ci sono giornali, fotografie, lettere, volumi di codice penale, libri di svago della ricca biblioteca del carcere; non ci sono piccoli giocattoli donati dai suoi bambini; non ci sono scarpe e vestiti in più. Lui non ha chiesto nulla. Forse Bossetti non vuol lasciare tracce né prendere possesso del suo nuovo spazio. Ridice, ormai con stanchezza, che è innocente. Conta i minuti che mancano all’incontro con la moglie Marita, se mai ce ne sarà uno.

 

giovanni bossetti marito di ester arzuffi madre del presunto killer di yara gambirasiogiovanni bossetti marito di ester arzuffi madre del presunto killer di yara gambirasio

Eccole, le giornate del presunto assassino nel carcere di Bergamo, in via Monte Gleno, un buon carcere secondo tutti gli ultimi report ; trecento i detenuti ospitati, una recente ristrutturazione che ha risolto noie di umidità e acqua fredda nelle docce. Manca la doccia nella cella di Bossetti ma lui non ha protestato. Infatti tace, dunque figurarsi se ha sbraitato e attirato attenzioni supplementari.

 

Per ora non ci sarebbero state note negative da parte delle guardie penitenziarie e da medici e psicologi che hanno incontrato il presunto assassino. Nelle ultime ore ci sarebbe stato un lavoro supplementare per i dottori, a causa di una tachicardia del detenuto, il quale per una manciata di secondi si è spaventato e ha chiesto aiuto. Allarme presto rientrato. Nessun ricorso al personale del 118 anche perché il carcere dispone di un presidio interno.

 

la casa di massimo giuseppe bossettila casa di massimo giuseppe bossetti

Eccezion fatta per l’episodio sanitario, fonti dell’istituto confermano la generale tenuta di Bossetti. Ha rimodulato sul carcere la regolarità che aveva fuori, con giornate da passista , identici orari, identiche tratte, identiche abitudini, come confermato dalle decine di persone sentite in questi giorni dal Corriere a Mapello tra parenti, vicini e compaesani. Era una geografia ridotta: casa, cantiere, parrocchia di via Botta.

 

Nessuna uscita infrasettimanale, magari per una pizza con amici; nessun hobby, vizio, segreto. E in carcere Bossetti dorme il giusto, si alza tra le sei e le sette, fa colazione, si concede qualche rapido esercizio fisico, si siede sul letto, sorride alle guardie penitenziarie che passano per sorvegliare il reparto. È un sorriso, questa la definizione, «sereno»: non un ghigno diabolico, non una smorfia forzata. Bossetti ripete: «Io non ho ucciso nessuno».

 

bossetti arrestato per l omicidio di yara gambirasiobossetti arrestato per l omicidio di yara gambirasio

Ieri, per la prima volta da anni, ha dovuto saltare la messa della domenica. Il cappellano del carcere non rivela se il detenuto abbia chiesto di poter pregare insieme. Le disposizioni della direzione dell’istituto, spiega il cappellano, sono rigide: la situazione è delicata, meglio non raccontare niente. Così per ascoltare la voce d’un sacerdote dobbiamo andare da don Corinno Scotti, il parroco di Brembate di Sopra, il paese della famiglia Gambirasio.

 

C’era attesa per l’omelia di don Scotti, un tipo pratico e tenero. Lui, uscendo dall’interpretazione delle Sacre letture, s’è lasciato andare a un terreno augurio: «Oso sperare che non sia lui. Siamo in presenza di una persona normalissima, di un papà di tre figli». Naturalmente don Scotti è portatore d’un sentimento comune: del resto non soltanto a Mapello ma con un progressivo coinvolgimento della provincia, crescono i dubbi.

 

E se davvero, alla fine, non fosse lui? Il reparto d’isolamento conta dodici celle. Quella di Bossetti, entrando nel corridoio, è la prima sulla sinistra. Tenendo di fronte la cella, il bagno è nell’immediato angolo sulla sinistra, il letto in fondo e il tavolino, con una sedia, sul lato destro.

 

massimo giuseppe bossetti il presunto killer di yara gambirasiomassimo giuseppe bossetti il presunto killer di yara gambirasio

Non c’è presenza nemmeno delle tradizionali posate di acciaio, casomai il detenuto tenti azioni di autolesionismo. Ma non sarebbe, allo stato, un rischio. Chi ha avuto modo di incontrarlo e poi di comunicarci le sue impressioni, racconta di un uomo che si mantiene lucido, che non ha scatti nei movimenti, che saluta con grande gentilezza, che perfino domanda: «Come va?».