“L'INSEDIAMENTO DI TRUMP ASSUME LE SEMBIANZE DEL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA, SANCITO DA…
Alessandra Ziniti per “la Repubblica”
ASSOCIAZIONE LIBERA CONTRO LE MAFIE
Sfiduciato via sms. Per due settimane Franco La Torre ha chiesto una spiegazione, ha cercato un colloquio. Niente. Alla fine, qualche giorno fa, con «malessere e dolore», ha scritto poche durissime righe per sancire il suo "divorzio" da Libera. «Care e cari, prendo atto del vostro silenzio. Di conseguenza vi rimetto l' incarico di presidente e rappresentante legale di Flare, quelli di responsabile di Libera Europa e di rappresentante di Libera nel Comitato della Casa del Jazz e rinuncio al compito di seguire il Premio Pio La Torre.
Mi appresto ad informare tutte le persone interessate della mia scelta, attento a salvaguardare la memoria di mia madre e di mio padre e i valori che mi hanno trasmesso». Non dimissioni quelle del figlio di Pio La Torre, il segretario del Pci siciliano ucciso dalla mafia, ma la presa d' atto di quella «rottura del rapporto di fiducia» comunicatogli per messaggio da Don Luigi Ciotti pochi giorni dopo l' assemblea nazionale di Libera ad Assisi.
ASSOCIAZIONE LIBERA CONTRO LE MAFIE
Una rottura che, per la prima volta, apre formalmente una "crisi" all' interno del più grande coordinamento di associazioni antimafia e a pochi giorni dall' invito che il presidente del Senato Piero Grasso ha rivolto al fronte antimafia a «guardare al proprio interno e ad abbandonare sensazionalismo, protagonismo, pretesa primazia di ogni attore, corsa al finanziamento pubblico e privato».
Insomma un processo di revisione autocritico che, secondo Franco La Torre, da quattro anni componente del consiglio di presidenza di Libera, dovrebbe essere avviato anche all' interno dell' associazione fondata vent' anni fa da Don Ciotti e che oggi soffrirebbe, a suo dire, di autoritarismo, mancanza di democrazia e inadeguatezza della sua classe dirigente.
«Il fatto che in pochi mesi siano andati via, in diversi modi, cinque dirigenti è un fatto politico che andrebbe affrontato», dice oggi La Torre dopo il suo duro intervento di Assisi che ha fatto saltare il tappo ad un malessere che cova da tempo a diversi livelli del Movimento. «Ho messo in evidenza alcune fragilità, a cominciare dal processo di formazione della classe dirigente di Libera, non adeguata alla crescita dell' organizzazione e dalla mancanza di quel confronto in grado di produrre decisioni condivise e azioni adeguate.
È come se avessimo rinunciato ad incidere nel dibattito politico. La nostra voce si sente meno e, attorno, il silenzio è assordante, crescente è l' eco dell' antimafia di convenienza e dell' antimafia schermo d' interessi indicibili ». Non lancia accuse precise La Torre, sottolinea di non «voler ergersi a giudice di nessuno », ma indica due circostanze in cui la dirigenza di Libera non sarebbe riuscita "ad intercettare" interessi oscuri che si muovono in campi di sua competenza, da Mafia Capitale al caso Saguto a Palermo.
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