DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Estratto dell’articolo di Fulvio Fiano per il "Corriere della Sera"
[…] Antonello Lovato non ha esitato su cosa scegliere, mettendo tra sé e l’accertamento della verità almeno sette bugie. Sono ricavabili dall’ordinanza d’arresto e dalle parole dei testimoni.
Il lavoro di Singh Il primo dato «non veritiero» che Lovato fornisce al pm Marina Marra riguarda il rapporto di lavoro di Singh e sua moglie Soni: «Non erano regolarmente assunti — dichiara l’imprenditore — , ma li chiamavo solo al bisogno. Parliamo di pochi giorni lavorativi». Parole smentite dal padre Renzo, che azzardando in tv la «leggerezza fatta dal lavoratore», spiega come gli venisse detto sempre di stare lontano dal macchinario, a sottintende una sua presenza non occasionale in quei terreni. La moglie del bracciante racconta poi che «da due anni siamo a Latina e abbiamo sempre lavorato in quella azienda». Infine, Ramesh Kumar, uno dei connazionali indiani che abitava con la coppia, conduce a colpo sicuro i carabinieri in via del Passo 1385, dove «Navi» e Soni lavoravano, come era noto anche a lui.
E lo stesso fa un altro coinquilino, Manmeet Moudgill, il più preciso nel descrivere Lovato, che spiega: «Navi lavora con la moglie nelle serre di Borgo Santa Maria».
La dinamica Lovato dice altre tre cose ritenute false dagli inquirenti: «L’avvolgitelo lo manovravo solo io, in quel momento ero a cinque metri dal trattore e stavo andando da Soni a dirle che erano le 16 e doveva staccare dal lavoro». Al di là del rigoroso rispetto degli orari che stona col resto delle sue condotte, ci sono ancora le parole del padre a dire il contrario e quelle di Soni che è precisa nel ricordare che «alle 16 avevamo finito di levare gli ancoraggi dei teli dal primo campo, stavamo cominciando il secondo e il trattore era fermo, con Lovato sopra, che dava indicazioni a Satnam».
Depistaggio e fuga Lovato racconta di aver vissuto i momenti dell’incidente in preda al panico ma è sicuro su due dettagli. Il primo: «Non ricordo chi abbia raccolto il braccio e l’abbia poi messo in una cassetta nera fuori dall’abitazione dei Singh». Il secondo: «Sono andato via di lì solo dopo essermi assicurato che avevano chiamato l’ambulanza».
Soni - la moglie di Satnam Singh
[…] «Lovato ha caricato mio marito e poi il suo braccio nel furgone», dice Soni. E sulla seconda parte: «Ci fece il gesto di stare zitti con le dita davanti alla bocca, mentre fuggiva sul furgone», racconta Moudgill. «Ho inseguito quell’uomo che aveva scaricato Satnam in cortile e ha lasciato il braccio tra i rifiuti, davanti al portone», assicura Ilario Pepe, padrone della casa dove vivevano gli indiani.
«Lucido occultamento» Il gip non ha dubbi nel ritenere che il 38enne abbia sin da subito agito «con lucida consapevolezza» (lavando il sangue dal furgone, portando con sé i telefoni della coppia, non chiamando i soccorsi, spostando il trattore dal punto dell’incidente). Il pm contesta a Lovato la violazione di sei articoli della legge sulla sicurezza del lavoro, 13 voci in tutto: dalla mancata informazione sui rischi ai lavoratori alla assenza di protezioni individuali, dalla pericolosità dell’avvolgitelo artigianale all’impiego dei braccianti in mansioni per le quali serve una specifica formazione. […]
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