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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Elisabetta Andreis e Gianni Santucci per il “Corriere della Sera”
Continua a dimagrire, ha lo sguardo sempre più cupo. Dice: «Ho davvero paura». Soprattutto adesso, dopo aver saputo che una testimone chiave del processo, una ragazza che per breve tempo ha incrociato le strade della coppia Boettcher-Levato, ha ricevuto una lettera di minacce.
Il messaggio nella busta era: «Hai parlato troppo». Anche lui, Andrea Magnani, ex bancario, amico della coppia, il «terzo uomo» sulla scena dei tre agguati con l' acido, ha parlato. E molto.
Da questo nascono le sue attuali paure, di cui ha parlato ieri al Corriere dal carcere di Monza dove è rinchiuso, attraverso un colloquio con i suoi legali, Guido Guella e Andrea Etteri. Ha ribadito anche la sua versione dei fatti: «Io la verità l' ho detta al cento per cento e dal 17 marzo 2015, in più di un anno, la mia ricostruzione non è mai cambiata. Mentre loro mentono ancora, e tanto».
Imputato e testimone, col suo racconto Magnani ha collegato tutti i fili della catena di agguati. Due giudici, finora, l' hanno ritenuto credibile. È stato condannato per associazione a delinquere (9 anni in primo grado), per il suo ruolo di «aiutante», in soggezione di fronte alla personalità deviata e dominante di Boettcher. Le sue parole hanno «riempito» alcuni punti oscuri dell' inchiesta; hanno dato profondità all' accusa.
Su un punto, in particolare: l' aggressione che tra 1 e 2 novembre 2014 ha sfigurato Stefano Savi, colpito per uno scambio di persona. Magnani spiega: «Eravamo lì quella notte, in tre. Io in auto, Martina l' ho persa di vista, Alex la guardava dall' angolo ed è sparito un attimo, ma solo pochissimo tempo, credo incompatibile con l' aggressione». Martina e Alexander continuano a negare. Non c' erano, dicono, non sapevano chi fosse Savi. Agli atti c' è solo una telefonata di Boettcher a Magnani poco prima dell' agguato. Senza la testimonianza dell' ex bancario, forse quel ragazzo non avrebbe avuto giustizia.
ALEXANDER BOETTCHER E MARTINA LEVATO
Il 7 aprile inizierà il processo d' appello di Boettcher e Levato per l' aggressione del 28 dicembre 2014 contro Pietro Barbini. Magnani c' era: nel filmato di una telecamera lo si vede correre su e giù in modo goffo di fronte al luogo dell' agguato, sul marciapiede opposto, «in una situazione - dice oggi - che non avevo previsto per niente».
Questa (si deduce dal fatto che è stato condannato in primo grado) è la parte più debole della sua narrazione: per i due mesi passati vicino alla coppia, periodo che comprende due agguati con l' acido e un terzo fallito, Magnani s' è sempre dichiarato «inconsapevole».
Boettcher e Levato, durante i processi, hanno invece provato a disegnargli addosso il ruolo di anima più nera del gruppo. Anche questo, per Magnani, è un elemento di inquietudine: «Non capisco come possano dire che durante l' aggressione a Barbini c' ero io in mezzo alla strada, a tirare l' acido con Martina. Io ero in auto e poi sul marciapiede», attacca.
alexander boettcher e martina levato
Parole confermate dalla testimonianza del padre di Pietro, che ha assistito all' agguato, ha riconosciuto Boettcher e non ha fatto invece cenno a una figura che, se avesse avuto un ruolo di primo piano, sarebbe rimasto di certo impressa nella sua memoria, dato che indossava un piumino giallo molto evidente. L' avvocato della ragazza, Alessandra Guarini, ribadisce: «Martina sostiene che a tirare l' acido di fianco a lei c' era Magnani». Differenti versioni che creano tensioni sempre più profonde.
Il 24 marzo scorso i legali di Magnani hanno presentato una richiesta per gli arresti domiciliari. Istanza respinta. Andranno comunque al processo d' appello. Chiederanno di nuovo l' assoluzione, o almeno le «attenuanti generiche».
acido e martello le armi di alexander boettcher e martina levato
Spiega l' avvocato Etteri: «Il suo presunto ruolo nella vicenda è del tutto marginale rispetto alle ipotesi d' accusa. Non c' è stato alcun favoritismo o sconto. Bisogna tener presente il contributo sostanziale alle indagini, l' atteggiamento in carcere, il pentimento per la situazione in cui è stato coinvolto». E l' altro legale, Guella: «Stiamo valutando di sporgere denuncia per calunnia, se ancora le versioni degli altri due imputati sono così distanti dalla verità».
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