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Paolo Russo per “la Stampa”
Sold out, nei reparti di medicina nei nostri ospedali in quasi tutta Italia non c'è più posto per i pazienti no Covid. E in alcune regioni, come Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria nemmeno più per quelli colpiti dal virus. Perché se i circa due terzi dei 40mila letti in dotazione sono già occupati da pazienti Covid, i restanti posti sono a loro volta presi dagli altri malati, per i quali l'offerta di letti è in questo momento ampiamente insufficiente rispetto alla domanda di assistenza.
A dimostrarlo è un'indagine condotta da Fadoi, la società scientifica degli internisti ospedalieri, che in base a ricoveri del 10 novembre indica al 68% la quota di letti dei reparti di area medica occupati da pazienti covid. Molto più di quel 40% indicato dall'Istituto superiore di sanità come soglia di sicurezza, visto che le altre malattie con la pandemia non vanno in vacanza e il bisogno di ricoveri degli altri pazienti resta immutato, «portando il grado di saturazione dei posti letto ben oltre quanto viene comunicato», spiegano i curatori dell'indagine.
Infatti in tanti ospedali è stato necessario aprire reparti supplementari di area medica per accogliere i pazienti. E questo attingendo ai letti di reparti come oncologia, chirurgia o emergenza-urgenza che per la fragilità dei pazienti che ospitano dovrebbero essere preservati dall'assalto ai letti. La riprova viene dai dati delle singole regioni. Piemonte con il 164,4% di posti letto di medicina occupati da pazienti covid, Valle d'Aosta (191,7%) e Liguria (105,3%) giustificano queste percentuali superiori al 100% non perché mettano i pazienti in eccesso nei sottoscala, ma per il semplice fatto che da tempo utilizzano letti dei reparti di altre discipline.
Vicine al 100% di letti riservati a pazienti positivi al virus sono poi Lombardia (95,8%), la provincia autonoma di Bolzano (94%), seguite da Campania (77,7%) e Lazio (76,3%). Ma a preoccupare è anche il trend. In soli due giorni, dall'8 al 10 novembre, i posti letto dei reparti di medicina interna, teoricamente e potenzialmente disponibili per i pazienti no-Covid, sono passati dal già esiguo numero di 12.875 a 8.869, ossia in 48 ore sono già stati erosi 4.006 letti, lasciando una riserva di posti destinata ad esaurirsi nel giro di una manciata di giorni.
Questo parlando di numeri nazionali, perché a livello regionale Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia e Liguria sono già "sold out" anche per i pazienti Covid. Vicine al 100% di letti riservati a pazienti positivi al virus sono poi Lombardia (95,8%), la provincia autonoma di Bolzano (94%), seguite da Campania (77,7%) e Lazio (76,3%). In totale son 14 le Regioni (i 2/3) che superano la soglia di sicurezza del 40%. E i letti "residui" non sono in realtà posti disponibili perché già tutti occupati da persone affette da altre patologie anche gravi.
«Una conseguenza probabile, se non certa - commenta il presidente di Fadoi, Dario Manfellotto- sarà l'incapacità di garantire gli standard qualitativi per le cure a tutti i malati cronici e ai malati acuti non covid, oltre ad ulteriori criticità e ritardi nel campo della prevenzione». E in una lettera aperta le società scientifiche degli internisti Fadoi e Simi, quelle dei geriatri Sigg e Sigot, quella degli infermieri di medicina interna Animo, rimarcano la drammaticità della situazione e mettono in guardia dalla bagarre di dati «che indirizza l'opinione pubblica verso fallaci rassicurazioni, portando a sottostimare il reale grado di saturazione dei posti letto che va ben oltre il 30 o 40% che viene usualmente comunicato». Anche le terapie intensive sono però oltre il livello di guardia del 30% di letti occupati da pazienti covid.
coronavirus ospedale di varese 1
L'Agenas, l'agenzia per i servizi sanitari regionali, indica al 37% la quota occupata dai pazienti infettati dal virus, con punte del 57% in Umbria, 56% in Piemonte e 54 in Lombardia e Alto Adige. Eppure per rimettere sotto controllo la situazione basterebbe raffreddare la crescita della curva dei contagi, perchè solo il 5,8% dei positivi, rivela l'indagine, necessita di un ricovero.
Anche se poi in Trentino e Liguria si va a doppia cifra, rispettivamente con l'11,3 e il 10,6%. Il problema è che quando si hanno tra i 30 e i 40mila contagiati al giorno, questi si traducono in migliaia di pazienti Covid che mettono sotto stress tutto il sistema sanitario. E di questo fattore, al pari di quello economico, terrà conto il Governo nel momento di sfogliare la margherita per decidere se rimettere o meno il Paese in lockdown.
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