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"C’E’ UN MANIFESTO PUBBLICITARIO CON SCENE DI SESSO DAVANTI ALL’OSPEDALE ONCOLOGICO PEDIATRICO": SCOPPIA LA POLEMICA A NAPOLI - VIENE ANNUNCIATO UN FLASH MOB DI PROTESTA, L’AZIENDA SI DIFENDE: "SOLO UNA PROVOCAZIONE" – ALLA FINE INTERVIENE IL COMUNE E…
Raffaele Nespoli per www.corrieredelmezzogiorno.corriere.it
È già un dramma per un genitore dover percorrere via Posillipo, in direzione della struttura oncologica pediatrica del Santobono. Diventa ancor più amara la strada se, arrivati a destinazione, c’è da coprire gli occhi al proprio ragazzo affinché non veda una pubblicità sessualmente esplicita.
Il manifesto in questione riguarda un brand di abbigliamento napoletano, che si sta affermando a livello nazionale. Nell’immagine, volutamente provocatoria, un uomo e una donna mimano un atto sessuale. A far discutere è il fatto che uno dei cartelloni sia stato posizionato proprio all’esterno dell’ospedale oncologico pediatrico, ferendo così la sensibilità di molti genitori. Tant’è che a distanza di 24 ore dalle polemiche, il manifesto è stato rimosso su decisione del Comune di Napoli.
Sui social si scatena la polemica
Una polemica nata inizialmente sui social, con moltissimi post infuocati per l’assoluta mancanza di controllo da parte dell’amministrazione comunale, finita poi nella proposta di un flash mob da parte di Giusy Sorvillo, candidata alle Politiche con Forza Italia. «Da madre — scrive in una nota — assumo l’impegno a regolamentare la distribuzione pubblicitaria». In realtà, venuto a conoscenza della polemica, a promettere di far coprire immediatamente il manifesto è il direttore commerciale del brand, Luigi Ugo.
«Non sapevo che fosse stato affisso anche in quella posizione - spiega al Corriere del Mezzogiorno – lo farò coprire immediatamente». Padre di tre figli, Ugo difende la campagna pubblicitaria. «Non credo che sia offensiva per nessuno – aggiunge – i ragazzi di oggi sono abituati a vedere ben altre scene. Si tratta di una provocazione, ma nulla che leda l’immagine delle donne».
A Napoli non è la prima volta che i creativi si lanciano su immagini a sfondo sessuale o slogan ambigui, basti ricordare quando un’avvenente modella seminuda teneva in mano una macchinetta del caffè, con lo slogan: «Te la diamo gratis». O quando, per una compagnia di navigazione, un seno prosperoso venne fotografato in primissimo piano. Ma il tenore di quegli spot era ben diverso. In questi manifesti non c’è alcuna ironia, solo il desiderio di colpire l’attenzione ad ogni costo. Missione compiuta.
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