DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Cristiana Mangani per “Il Messaggero”
LA TESTIMONIANZA
la barca di roberto grilli con 500 chili di coca
Quando lo skipper Roberto Grilli è stato fermato al largo della Sardegna con più di 500 chili di cocaina purissima nascosti nello scafo, in molti hanno pensato che avessero voluto fregarlo. Che qualcuno voleva favorire altri clan, altre spedizioni. È finito in carcere, ha rischiato una pena a 15 anni per narcotraffico, finché non ha deciso che era arrivato il momento di collaborare. E ha dato il via a quella che poi sarebbe diventata l’operazione “Mondo di mezzo”, l’inchiesta che ha mandato in carcere Massimo Carminati e soci. Ne sapeva di cose, il velista assoldato dall’ex Nar, a cominciare dai componenti dell’organizzazione, dai traffici e dai movimenti di denaro.
l arresto di roberto grilli con 500 chili di coca
I magistrati sardi girano l’inchiesta per competenza ai colleghi della Capitale. E, ad ascoltare il suo racconto, è il pubblico ministero Giuseppe Cascini, al quale il 20 aprile del 2012 dice: «Noi prendevamo in giro Riccardo (Brugia ndr) gli dicevamo sempre: “con tutti i soldi che avete fatto”... perché nell’ambiente, adesso non lo so se è una vox populi, comunque da quello che mi ricordo io si diceva che con i soldi che avevano fatto a Piazzale Clodio delle cassette di sicurezza se ne parlava. Gli ho detto: “State a posto, potete fa’ la guerra alla Germania”. Cose così, però si scherzava sul fatto che insomma gli dicevo sempre: “Se c’avessi i soldi tuoi altro che viaggi, i viaggi li facevo e ci restavo pure”. Insomma le battute erano queste».
500 chili di cocaina sequestrati a roberto grilli
I RUOLI
È sempre Grilli a indicare ai magistrati i ruoli dei componenti dell’organizzazione. A cominciare da Matteo Calvio, «Uno dei satelliti che ruotano intorno ai contanti che vengono prodotti dal distributore di benzina di Corso Francia». Mentre di Marco Iannilli, già indagato per Fastweb e Finmeccanica, dice che sarebbe stato lui a occuparsi di trasportare materialmente all’estero denaro contante da far poi versare in conti criptati. Spiega lo skipper: «Se do io un milione di euro a Iannilli, può darsi, non lo so, tendo a escluderlo, ma che Iannilli mi sòli. Invece penso che prima di solàre Carminati, magari Iannilli, ci ragioni qualche attimo di più».
500 chili di cocaina sequestrati a roberto grilli
La vicenda giudiziaria di Roberto Grilli comincia all’alba del 26 settembre del 2011 quando la Guardia di finanza lo intercetta al largo delle coste di Alghero. A bordo ha più di 500 chili di cocaina purissima, uno dei più grossi sequestri di droga mai fatti in Italia. Una volta tagliata per il consumo e venduta sul mercato, la polvere bianca avrebbe fruttato oltre 200 milioni di euro, una montagna di denaro per trafficanti e spacciatori al dettaglio.
L’AVARIA
A incastrare lo skipper è un'avaria, anche se lui non lancia alcuna richiesta di aiuto alla Capitaneria di porto. Visto il carico che trasportava, si sarebbe invece messo in contatto con una società privata di Alghero, che però non è mai uscita al largo con i propri mezzi. Non si sa se la comunicazione sia stata intercettata dalla forze dell'ordine. Certo è che le Fiamme gialle sembrano aver intercettato la barca vedendola da un Atr «durante una missione di ricognizione nel nord Sardegna per la repressione di traffici illeciti in mare».
L’imbarcazione a vela ha il nome di "Kololo II", e batte bandiera francese. Posizione e movimenti della barca appaiono subito sospetti, tanto che i militari chiedono l'intervento del Gruppo navale per poter controllare carico e occupanti. A circa 5 miglia da Alghero comincia la perquisizione e viene trovato l’enorme quantitativo di cocaina in panetti.
IL CARCERE
Gli indizi sono molto gravi, tanto che il Tribunale del Riesame decide di dire no alla scarcerazione dello skipper romano. Viene valutato il valore della merce e viene stabilito che i 477 pacchetti di droga hanno un valore commerciale di 200 milioni di euro. Il difensore Angelo Staniscia, e quello sassarese Gianfranco Casu, depositano la richiesta di rimessione in libertà. Grilli, davanti al gip Carla Altieri nell'interrogatorio di convalida, fa scena muta. Nessuna indicazione sul porto di partenza, né su quello d'arrivo, che poi i finanzieri hanno scoperto essere Fiumicino.
Ogni giorno che passa in carcere, Grilli si convince sempre di più di essere stato tradito. Da lì la decisione di collaborare.
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