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C’ERA UNA VOLTA IL CINEMA PORNO – ASCESA E CADUTA DELLE PELLICOLE A LUCI ROSSE CHE HANNO FATTO LA FELICITÀ DI INTERE GENERAZIONI DI PIPPAROLI – IL PRIMO AD AVERE L’INTUZIONE GENIALE FU LUIGI DE PEDYS CHE, A MILANO, NEL 1977 PORTÒ IL PRIMA CINEMA HOT IN ITALIA: IL PRIMO FILM PROGRAMMATO, “I PORNOGIOCHI DELLE FEMMINE SVEDESI”, FU UN SUCCESSO TRAVOLGENTE – OGGI IL PORNO È ONLINE CON FILMATI DA UNA BOTTA E VIA MA PRIMA I FILM DOVEVANO AVERE UNO “STRACCIO DI TRAMA”, COME DISSE JOE D’AMATO, L’IDEATORE DELLA SERIE “EMANUELLE NERA” … VIDEO
Estratto dell’articolo di Alberto Crespi per “la Repubblica”
i pornogiochi delle femmine svedesi
Quasi nessuno si è accorto, nel febbraio del 2022, della morte di Luigi De Pedys. Aveva 94 anni e no, non era parente di Enrico “Renatino” De Pedis, il boss della banda della Magliana sepolto a Roma nella chiesa di Sant’Apollinare. Fra una “i” e una “y” nel cognome passa tutta la differenza del mondo. De Pedys era un produttore ed esercente cinematografico milanese che gestì sale storiche come il Manzoni, l’Orfeo e l’Apollo.
Ma il 15 novembre del 1977 ebbe un’idea folgorante: mise all’ingresso di un suo cinema, il Majestic in via Lambro, il lampeggiante di un’auto dei pompieri e inventò il primo cinema a luci rosse d’Italia. Il primo film programmato fu I pornogiochi delle femmine svedesi . Un successo travolgente. I film cambiavano ogni giorno e i clienti, al 99,99% di sesso maschile, entravano a frotte alzando il bavero del cappotto per non farsi riconoscere.
Come spiega lo storico Giuseppe Rausa nel suo fondamentale sito dedicato ai vecchi cinema milanesi, il Majestic era nato nel 1949 con il nome di Cinema delle Stelle. Fra i primissimi film programmati ci fu un classico di Powell & Pressburger, il musical Scarpette rosse . Per passare dalle scarpette rosse alle luci rosse ci vollero quasi trent’anni.
Alla fine degli anni 70 i cinema dedicati al porno hardcore cominciarono a diffondersi in tutta Italia.
A Milano andavano forte anche il Tonale, a due passi dalla Stazione Centrale (assai frequentato da militari in licenza e commessi viaggiatori), e lo Smeraldo, storico cine-teatro famoso per gli spogliarelli. Ma si limitarono quasi sempre al porno- soft. A Roma, a due passi dalla Stazione Termini, imperavano il Moderno e il Modernetta: erano due monosale nel palazzo di piazza Esedra dove oggi c’è un hotel di lusso […]
Furono anni ruggenti, e non casuali: dal 1975 in poi le tv private cominciarono a programmare centinaia di film al giorno e le sale persero spettatori in misura esponenziale. […] In quei cinema si proiettavano film veri e propri, girati in pellicola, in gran parte americani: la distinzione è importante perché ben presto il mercato del porno vide l’esplosione delle videocassette e divenne un fenomeno “casalingo”, decretando una rapida diminuzione delle sale a luci rosse.
Oggi non è più lecito parlare né di “cinema hardcore” né di “film porno”: si gira tutto in video e tutto è fruibile in rete, in siti famosi dove praticamente non esistono “film” o comunque oggetti così definibili.
Sono brevi filmati dove c’è solo sesso, mentre una volta i film contenevano, oltre alle scene hard, “uno straccio di trama”. La definizione “straccio di trama” viene da un esperto: Aristide Massaccesi, romano, 1936-1999. Un bravo direttore della fotografia che come regista, con lo pseudonimo di Joe D’Amato e altri nomignoli, ha diretto centinaia di film (horror, thriller, polizieschi, western) tra cui numerosi porno. Fu lui il creatore della serie di Emanuelle nera , con una sola “m” per non beccarsi querele dai produttori del famoso film Emmanuelle , che di “m” ne sfoggiava due. […]
Il cinema porno, in Italia, ha avuto una storia importante ben prima che Siffredi arrivasse sulla scena: ma pochi dei suoi protagonisti, a parte appunto Rocco, Moana e la scuderia di Riccardo Schicchi, hanno avuto la forza e la voglia di diventare personaggi pubblici. Siamo pur sempre il paese del Vaticano e certe cose è meglio tenerle private.
L’avvento di internet ha favorito la segretezza di pari passo con la diffusione. E in fondo anche Luigi De Pedys — per tornare a quel 1977 — affermava con orgoglio di non essere un “pornografo” e di non avere mai esposto all’esterno del Majestic alcun manifesto esplicito dei film programmati. È uno slogan ancora assai popolare, in Italia: purché non si sappia in giro.
joe d'amato 1
cinema majestic milano
cinema a luci rosse 4
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