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Carla Vistarini per Dagospia
"C'era una volta l'estate romana. Era lì dalla fine degli anni settanta, una grande festa mobile che teneva accese le luci della città fino all'alba.
Accese come le speranze di uscire dagli anni di piombo, dall'austerity, per entrare in chissà quale epoca spumeggiante e colorata. E ci entrammo.
l'estate romana di renato nicolini 12
Ci entrammo con quelle notti al Circo Massimo, con gli schermi giganti e i film a getto continuo da quando faceva buio fino all'alba.
Coi carrettini dei gelati, le pizzette, i panini, le patatine, tutti seduti dove capitava, lì per terra, su qualche sedia rimediata, sdraiati, un occhio al film l'altro alle stelle.
Tanta gente, fiumi di ragazzi, famiglie, e anche anime solitarie. Ricordo un signore che era lì tutte le sere, un piccolo uomo con cui la natura aveva un po' giocato, che non si perdeva un film.
Aveva un sempre un borsello sotto il braccio e si capiva che la sua immensa solitudine traeva vita e serenità dallo stare in mezzo a tanta gente, a gustarsi film di cui, credo, fosse un vero appassionato.
Chissà come mai certe immagini restano per sempre nella memoria, e chissà dov'è oggi quel piccolo, solitario sconosciuto cinefilo dal borsello e lo sguardo malinconico.
Ricordo l'allegria, la transumanza benevola ed entusiasmante da uno schermo all'altro, da un film all'altro, addirittura da un quartiere all'altro, tutto gratis, aperto a tutti, ricchi e poveri, romani e "burini" ( i burini sono, per i romani, quelli che vengono da fuori Roma, paesani, provinciali, ma pur sempre laziali e quindi guardati dall'alto sì, ma con ironica benevolenza e affetto, come parenti lontani che arrivano a trovarti con la valigia di cartone e le guance rubizze di chi, in paese o in campagna, se la gode molto più di te, la vita) .
l'estate romana di renato nicolini 2
La città era una festa mobile, la gente si spostava, in gruppi, da soli, si raggiungevano e si scindevano come correnti marine piene di pesci colorati che si guardano si sfiorano, si fanno l'occhietto e poi continuano, nell'immenso mare della notte luminosa, piena di luci e di film. La città era nostra, con l'Estate Romana.
Estate Romana, che nome fantastico e semplice per un evento unico che poi è stato copiato, ammirato e idolatrato in tutto il mondo. Roma, prima città a scoprire la felicità metropolitana, colta e ingenua, sorridente, spaziosa, viva.
renato nicolini con la moglie cinzia e il figlio
L'Estate Romana fu un'invenzione di Renato Nicolini, splendido visionario scopritore di un domani rutilante rispetto agli anni precedenti. Fu come se avesse intuito che i settanta erano stati solo una parete di cartone tra gli spensierati anni sessanta del twist e del geghegè, dei primi Beatles e del boom con la cinquecento di papà, e questi nuovi anni ottanta che albeggiavano in lontananza.
L'estate Romana sembrò, o forse lo fece davvero, buttare giù quel muro, e unire di nuovo luce con luce, musica con musica, speranza a speranza. Stava per arrivare l'edonismo reaganiano, gli ottanta d'oro della vita "da bere", del Made in Italy, del lusso.
Ma intanto questo ancora non lo sapevamo, noi ragazzi dell'Estate romana, noi che ci sdraiavamo sul declivio del Circo Massimo a guardare film, insieme a migliaia di altri come noi, a pensare "che fortuna essere qui".
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Ricordo che c'era anche un gioco da fare, l'aveva inventato Nicolini, credo, che era un architetto . Chissà se qualcuno che c'era ricorda con me. Era una specie di caccia al tesoro basata su un grafico bellissimo, colorato, misterioso, da decifrare in maniera primordialmente interattiva.
Con quel disegno si scoprivano cose, forse c'erano anche dei premi alla fine, non so, non ricordo, ma l'importante non era quello, non era il premio. Il premio eravamo noi, noi che eravamo lì, che vivevamo quel tempo, quell'evento. Roma era sicura, semplice. Si poteva girare di notte tranquilli, in quelle estati romane.
Certo i cattivi esistevano, ma era diverso. Rapinavano banche, cassette di sicurezza, facevano i maramaldi coi grossi, non con la gente qualunque. Certo qualche sbandato circolava, ma era un'altra cosa. Forse un bicchiere di troppo, forse qualche "rotella fuori posto", come si diceva allora , ma niente di più. L'Estate Romana aveva questo nome meraviglioso, così essenziale così chiaro.
Un titolo felice, di quelli che sono semplicemente geniali e restano per sempre, nel tempo e nella storia. Come "La dolce vita", "La nevicata del 56", "il Colosseo, la Cappella Sistina, I Watussi, come Roma città aperta. Quei titoli che dicono tutto, che raccontano tutto, che significano tutto. Meravigliosa Estate Romana che ogni anno tornava a farci respirare la bellezza..
Perché la racconto oggi? Perché quest'anno finirà. Hanno deciso che basta, fine. Niente più estate romana. Menti (menti? mah) hanno cancellato l'Estate Romana al cui posto arriverà una cosa dal titolo che sembra l'urlo di un roditore "Romarama". "I tempi cambiano", sono le dichiarazioni delle menti.
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E, ahimè, è proprio così. I tempi cambiano. Tanto. E si vede. Addio Estate Romana, sei stata immensa, sei stata tutti noi. Non ti dimenticheremo mai. E grazie a Renato Nicolini, splendido creatore di sogni."
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