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PICCOLI LIDERINI DE' SINISTRA CRESCONO (MALE) - IL 19ENNE PIETRO MARCONCINI, DA ROMA, HA CHIESTO AL MINISTRO VALDIATRA DI POTER RIFIUTARE IL SUO VOTO DI MATURITÀ (83) PER POTER USCIRE CON IL MINIMO, 60. LA RAGIONE? "LA SCUOLA E’ ANSIOGENA. NON IMPARIAMO LA CULTURA, È SOLO NOZIONISMO”. SE AVEVA VOGLIA DI “COMBATTERE IL SISTEMA” PERCHÉ NON HA SCELTO DI RIFIUTARE IL DIPLOMA? - MARCONCINI NON È UN ALUNNO QUALUNQUE: È IL RAPPRESENTANTE DEGLI STUDENTI DEL LICEO SCIENTIFICO PLINIO SENIORE ED ESPONENTE DELLA SINISTRA GIOVANILE: SUL SUO PROFILO INSTAGRAM CAMPEGGIANO UNA BANDIERA DELLA PALESTINA E FOTO CON I "COMPAGNI" ANTIFA... - VIDEO
Estratto dell'articolo di Erica Dellapasqua per www.corriere.it
L'esame orale ormai non poteva più evitarlo, visto che lo aveva già sostenuto. Allora Pietro ha deciso di rifiutarne il voto, ex post, chiedendo al ministro Valditara un abbassamento a 60, la soglia minima per uscire dalle superiori. E farla pure finita con quel meccanismo - «ansiogeno, a scuola non impariamo davvero la cultura, è solo nozionismo» - che lui ha tanto criticato.
Pietro Marconcini, 19 anni, appena uscito dal liceo Scientifico Plinio Seniore di Roma, è l'ultimo studente che si accoda alla protesta dei voti, nata dopo il caso di Gianmaria Favaretto, lo studente padovano che ha voluto contestare l’uso a suo dire poco coerente dei voti nell’istituzione scolastica rifiutandosi di presentarsi all’orale di Maturità.
Subito i presidi avevano messo in guardia dal rischio emulazione, fatto poi accaduto visto che altri 3 studenti hanno fatto la stessa scelta, e pure il titolare del dicastero è intervenuto annunciando modifiche all'esame e anticipando che, in futuro, chi farà scena muta durante la prova orale verrà automaticamente rimandato, senza possibilità di diplomarsi.
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Ora, questo caso romano, introduce una nuova casistica nel «movimento» dei giovani. Pietro l'esame lo ha già sostenuto, e sul punto non può quindi tornare indietro. Ma ha cercato ugualmente una strada per inserirsi nella protesta dei suoi compagni, scegliendo appunto di rinunciare al voto dell'orale: lui si è seduto al banco con 65, e con l'orale il punteggio è salito a 83. Ecco, Pietro ora chiede che gli venga decurtato «quell'eccesso» e di chiudere questo capitolo della sua vita scolastica con un basico 60.
Pietro, famiglia allargata con altri quattro fratelli, da tre anni è rappresentante d'istituto al Plinio ed è attivo anche nella Rete degli studenti medi di Roma. Si interroga «da sempre» su cosa è giusto e cosa non lo è e, nel sistema scolastico, al momento vede più pecche che altro.
La classe quinta, in particolare, è stata uno spartiacque: «Ho vissuto una situazione scolastica difficile - racconta -: a dicembre mi ero ritrovato con parecchie insufficienze, rischiavo di venire bocciato allora per evitare di dover rifare l'anno mi sono buttato nello studio escludendo tutto il resto, non ho fatto altro che correre per recuperare e alla fine ce l'ho fatta, riuscendo a guadagnarmi la media del 7».
Poi però, quando il rischio della bocciatura pareva superato, sono subentrati altri problemi: «Il gruppo di studio coi compagni sembra un gruppo di sostegno psicologico, avevamo tutti molta ansia, respiravamo una mentalità tossica e inutilmente competitiva: la scuola così come è strutturata ci fa pensare solo al voto, senza farci apprezzare le cose che impariamo e la cultura, è solo nozionismo e trasferimento di contenuti. Insomma, ero caduto nella mentalità che per anni avevo criticato».
Quindi ha pensato di raggiungere gli altri alunni in protesta, scrivendo direttamente a Valditara: «Ho deciso di scriverLe questa lettera - ha scritto nel testo inviato al ministro - a seguito di una lunga e profonda riflessione, iniziata dopo aver letto le notizie di quelle studentesse e di quegli studenti che, durante la prova orale del loro esame, hanno deciso di rimanere in silenzio in segno di protesta verso l’attuale sistema scolastico in Italia».
«Ad oggi - Pietro ha scritto nella lettera - la scuola non rappresenta più quel luogo di crescita, sia sul lato dell’istruzione che per l’aspetto dell’educazione come futuri cittadini e cittadine di questo paese ma, invece, ci sembra che l’unico obiettivo del sistema scolastico sia quello di assegnarci voti in un clima, spesso e volentieri, di competizione tossica: una scuola che non si interroga sulla reale formazione delle persone, ma si ferma solo all’attribuzione di un voto. […]
Ogni anno, e durante l’ultimo ancora di più, il piacere della conoscenza viene prevaricato dalla costante presenza del voto, l’ascia di un boia sempre presente sopra le nostre teste e che, per evitarlo, causa in ognuno di noi stress e disagio, che impatta fortemente sulla nostra salute e sul nostro benessere fisico psicologico. La scuola non può e non deve essere questo: la scuola non deve far star male, non deve creare rabbia, stress, frustrazione, disagio in noi ma, soprattutto, la scuola non può portare alla morte».
Infine, sui voti: «L'esame che pretende di valutare la “maturità” di una persona con un semplice numero su un foglio di carta svilisce e crea stati di forte disagio. Le confesso, non riesco proprio a capire il senso di tutto ciò: per quale motivo non si vuole mettere in discussione un sistema di valutazione che, inevitabilmente, crea vergogna in tutte e tutti noi, come è possibile pensare che questi voti possano raccontare chi siamo, quale sia stato il nostro percorso».
Quindi la richiesta al ministro: «Per tutte le lacrime versate, per tutte le crisi nervose avute, per tutte le prese in giro, le critiche subite a causa di un sistema scolastico alienante e cieco, per tutti i sorrisi che ci sono stati sottratti, ministro, io le chiedo di ridurre il mio voto attribuito al termine dell'esame di stato a 60 centesimi», ha concluso Pietro nella sua lettera inviata a Valditara.
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