DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Samuele Finetti per www.corriere.it
Come in tutte le cacce al tesoro, ci sono una mappa con una croce rossa, delle casse piene di oro, monete e diamanti seppellite in un campo e decine di aspiranti milionari che si sono messi a cercare e scavare. A scatenarli è stato l’Archivio nazionale olandese, che martedì ha pubblicato una serie di documenti — 1.300 pagine in tutto, sulle quali vigeva un vincolo di segretezza di 75 anni — risalenti all’immediato secondo dopoguerra. Tra le carte è spuntata una piccola mappa abbozzata a mano del villaggio di Ommeren, 35 chilometri a sudest di Utrecht, e poi la fatidica X ai piedi di tre grossi alberi.
Chi l’abbia disegnata, i ricercatori dell’Archivio non sono riusciti a scoprirlo. Si sa però chi la consegnò all’istituto: fu un soldato della Wehrmacht, Helmut S., classe 1925 e quindi potenzialmente ancora in vita (per questo l’Archivio non ha diffuso il cognome), anche se nessuno è riuscito a rintracciarlo.
Fu lui che, rientrato in Germania, spifferò a troppe persone quello che doveva restare un segreto. Tanto che la voce giunse alle autorità olandesi di stanza nella Berlino occupata, che a loro volta informarono il Beheersinstituut, l’ente incaricato di rintracciare i beni delle persone scomparse nei quasi sei anni di conflitto.
Lo stesso ente organizzò una serie di ricerche tra il 1946 e il 1947: la prima fallì perché il terreno era ghiacciato, la seconda perché i rudimentali metal detector non segnalarono nulla. Per la terza, fecero venire sul posto lo stesso Helmut S., che però non fu d’aiuto se non per ricostruire la storia del bottino scomparso.
I beni preziosi, sostenne il soldato, capitarono nelle mani dei tedeschi nell’agosto del 1944, quando una bomba sganciata dagli Alleati sventrò il palazzo — e, con quello, la cassaforte — della banca Rotterdamsche di Arnhem. L’aprile successivo, quando i combattimenti erano alle battute finali, le squadre naziste nascosero oro e gioielli in quattro casse per munizioni e le seppellirono in un campo.
Lì si troverebbero ancora oggi, pronte per essere rinvenute dal più abile tra i molti cercatori che sono accorsi da tutto il Paese, incuranti del parere degli storici. I quali hanno prima smontato la versione di Helmut S., e poi hanno messo in dubbio la possibilità che il tesoro sia ancora dove fu sepolto.
Anzitutto, ha sottolineato il professor Joost Rosendaal, i tedeschi non entrarono in possesso del tesoro dopo un bombardamento: furono piuttosto loro a dar fuoco alla banca, proprio con l’intento di derubarla. Quel mese, del resto, l’area attorno ad Arnhem non fu colpita. Fu colpita, invece, il 24 aprile 1945 dalla Royal Air Force.
Ed è probabile, spiega Rosendaal, che proprio quella notte una delle bombe piovute su Ommeren abbia fatto saltare in aria il nascondiglio, permettendo alle truppe Alleate — se non a qualche abitante del villaggio, o ad un’altra colonna della Wehrmacht — di impossessarsene senza fatica.
Gli archeologi improvvisati non si sono però persi d’animo e hanno invaso il villaggio armati di vanghe e metal detector. A loro, l’ex sindaco Klaas Tammers ha augurato buona fortuna. Ma ha anche ricordato che chiunque trovasse mai il tesoro dovrebbe consegnarlo alla fondazione che possiede quei campi.
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