RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Jacopo Iacoboni per “La Stampa”
Stavolta l'uno-due diretto, personale, contro Putin è micidiale. Per la prima volta viene colpito lui, Vladimir Vladimirovich. Gli Stati Uniti vanno a sanzionare asset collegati al presidente della Federazione Russa tra cui quattro nuovi yacht che gli americani considerano suoi, oltre l'ormai famoso Scheherazade (sequestrato a Marina di Carrara da Mario Draghi) e tre società in paradisi fiscali offshore, e ieri l'Europa - resistendo ad alcune pressioni in extremis arrivate da Orban - ha colpito la compagna di Putin, Alina Kabaeva, vietandole l'ingresso in tutti i Paesi dell'Unione e ordinando il sequestro degli asset a lei riconducibili. Andare a caccia del tesoro personale di Putin non è, chiaramente, un segno di appeasement.
Se due settimane fa il National Security Council americano aveva fermato le sanzioni già pronte per la Kabaeva temendo che questa misura potesse favorire una ulteriore escalation, ci ha pensato l'Europa a farlo, e a questo punto l'amministrazione Biden non potrà che seguire.
Allo stesso tempo il Tesoro americano il 2 giugno ha sanzionato e posto le basi del sequestro di quattro yacht e tre società «direttamente collegate a Putin» senza più intermediazioni. Le società sono o a Cipro o nelle isole caraibiche di legislazione britannica: la Ironstone Marine Investments, sede alla SCF Unicom Tower, in Maximou Michailidi Street nel quartiere Neapolis di Limassol.
La società Jsc Argument, con sedi a Mosca e Gelendzhik (dove c'è il palazzo sul mar Nero del presidente russo, raccontato dall'inchiesta di Alexey Navalny). La società O' Neill Assets Corporation, aperta nelle Cayman Islands, con sede anche a Cipro. Queste scatole offshore sono state create, scrivono gli Stati Uniti, per nascondere tra l'altro altri quattro yacht che per il Tesoro americano sono proprietà diretta di Putin: il Graceful, spostato a Kaliningrad da Amburgo poco prima dell'invasione dell'Ucraina. Il Nega. L'Olympia. Lo Shellest.
fondazione navalny inchiesta sullo yacht di putin
Il Dipartimento del Tesoro ha anche affermato che Putin utilizza lo yacht Nega per viaggiare nel nord della Russia, che invece lo Shellest si reca periodicamente davanti al suo palazzo sul Mar Nero, e che Putin ha fatto numerosi viaggi nel Mar Nero con il Graceful e l'Olympia.
Gli Usa sanzionano poi una società cruciale, di cui dovrete ricordare il nome. Si chiama Imperial Yachts, sede a Montecarlo e Mosca e, secondo un affidavit in un tribunale americano firmato dal Fbi, «è specializzata nel nascondere la proprietà di yacht dietro società di comodo incastrate una nell'altra, e di elencare un individuo di comodo, quindi non autorizzato come proprietario effettivo, dietro le società di comodo al fine di nascondere il vero proprietario effettivo».
Imperial Yacht nega, sostiene di non aver avuto rapporti con soggetti sanzionati, e annuncia di aver fatto causa al Fbi. Gli americani non menzionano in questa tornata lo Scheherazade, lo yacht di Putin sequestrato in Italia (che fu varato in mare sotto la gestione, appunto, della Imperial Yachts), ma in un procedimento connesso hanno sequestrato uno yacht alle isole Fiji, di nome "Amadea": queste due barche, del valore complessivo attuale di due miliardi, sono formalmente intestate a un russo ex presidente di Rosneft, considerato un proxy di Igor Sechin (ex del Kgb e boss di Rosneft), che si chiama - come rivelò La Stampa - Eduard Khudainatov.
Notizia: ieri l'Unione europea - su richiesta formale del governo Draghi - ha inserito Khudainatov nella lista delle sanzioni. Cosa importante per gli americani, che possono ora fare altrettanto, ma anche perché Khudainatov ha comprato anni fa Villa Altachiara a Portofino la sontuosa residenza venduta, dopo la tragica morte della contessa Francesca Vacca Agusta, dal suo compagno Maurizio Raggio.
Fonti investigative italiane ritengono a questo punto «inevitabile» che la magione finisca sequestrata. E lo yacht di Putin a Marina di Carrara non tornerà più nelle mani del presidente russo. E poi c'è lei. Alina Kabaeva. Forse diventata di recente seconda moglie di Putin, la donna che un report classificato dell'intelligence americana nomina già dal 2016 «beneficiaria della ricchezza del signor Putin».
Ex campionessa di ginnastica, poi nel board di NMG, il gruppo tv di Kovalchuk di cui Putin l'ha messa a capo d'imperio, Kabaeva comanda Channel One, Russia e Ren TV, da dove ogni sera gli anchormen Vladimir Solovyov, Olga Skabeyeva e Dmitry Kiselyov intossicano la Russia di propaganda guerrafondaia e minacce di guerra nucleare all'Occidente. Lei non è da meno, quanto a proclami guerrafondai: «Ogni famiglia - ha detto di recente - ha una storia legata alla guerra.
La ginnastica russa uscirà rafforzata da questo isolamento, vinceremo». Il Regno Unito, che l'ha già sanzionata, sostiene che «Putin fa affidamento sulla sua rete di familiari, amici d'infanzia ed élite selezionata che hanno tratto benefici dal suo governo e, a loro volta, supportano il suo stile di vita. La loro ricompensa è un'influenza sugli affari dello stato russo che va ben oltre le loro posizioni formali». Kabaeva negli ultimi anni ha vissuto per lo più in Svizzera, in una dimora con eliporto a Cologny, vicino a Ginevra (dove soci di Putin arrivavano in elicottero), e forse in un'altra vicino a Lugano. Che le possieda formalmente è da dimostrare, di sicuro sono proprietarie di grossi beni immobiliari la sorella, la mamma, la nonna. Il tesoro di Putin è, in fondo, una grande Famiglia.
graceful lo yacht di putin. vladimir putin nel suo yacht vladimir putin alina kabaeva. Lo yacht Scheherazade 4La Guardia di Finanza congela lo yacht Scheherazade 3alina kabaeva
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