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Matteo Indice per "la Stampa"
Camilla Canepa, la diciottenne di Sestri Levante morta il 10 giugno dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino AstraZeneca, non soffriva di patologie pregresse e i farmaci che assumeva non hanno interferito con il suo quadro clinico. Soprattutto: il decesso per trombosi cerebrale «è ragionevolmente da riferirsi agli effetti avversi della vaccinazione» anti-Covid. Lo mettono nero su bianco il medico legale Luca Tajana e l'ematologo Franco Piovella, incaricati dai pm Stefano Puppo e Francesca Rombolà di far luce sulla tragedia.
I periti spiegano quindi che la giovane era sana e che l'anamnesi eseguita nell'hub di Sestri dove ricevette il siero, e dove evidentemente non dichiarò nulla compilando i moduli pre-iniezione, fu corretta. E poi scagionano di fatto l'ospedale di Lavagna, da cui la studentessa era stata dimessa una volta: «Anche se in astratto si poteva capire d'essere in presenza d'una Vitt (acronimo inglese di Vaccine induced immune thrombotic thrombocytopenia, ovvero Trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino, ndr), non ravvisiamo elementi penalmente rilevanti» a carico del personale sanitario dell'istituto lavagnese (lo studio redatto da Tajana e Piovella è lungo 74 pagine e ne vanno necessariamente riportate delle sintesi).
Su quest' ultimo punto il legale della famiglia, Angelo Paone, assume una posizione critica e sostiene vadano condotti ulteriori approfondimenti, ma per orientarsi è necessario ripercorrere la vicenda. Camilla era stata bene fino al 3 giugno, quando aveva manifestato cefalea e una forte fotosensibilità. Aveva raggiunto insieme ai familiari il pronto soccorso di Lavagna e qui aveva trascorso alcune ore dopo che erano stati registrati una presunta «piastrinopenia» (carenza di piastrine) di matrice ereditaria e però contestata dalla famiglia (la perizia conferma infatti che non c'era) e l'assunzione nei giorni precedenti di farmaci per una cura ormonale. Ai medici era stato premesso che il 25 maggio si era vaccinata con AstraZeneca e proprio il valore delle piastrine quella sera - è certificato dalle cartelle cliniche acquisite dai carabinieri - era inferiore al range ritenuto «normale».
A quel punto i sanitari avevano eseguito una Tac, ma senza liquido di contrasto. S' era trattato d'una prassi corretta, alla luce di ciò che prescriveva l'Aifa con una circolare emessa prima che la giovane si presentasse al pronto soccorso? Che tipo di quadro clinico era stato palesato al neuroradiologo? Tajana e Piovella assolvono l'ospedale sostenendo che sì, poteva sorgere il sospetto di un effetto collaterale, ma non era scontato mettere in relazione il malessere con il vaccino.
Camilla era stata dimessa, ma il 5 giugno alle 23,58 era tornata lì in ambulanza, con sintomi aggravati e la nuova Tac aveva certificato una «trombosi del seno cavernoso». Trasferita all'alba al San Martino di Genova era stata sottoposta a due interventi chirurgici, ma non c'era stato nulla da fare. Spiega quindi Paone, delineando i prossimi passi del pool che assiste i familiari della vittima: «Insieme al nostro medico legale Enzo Profumo chiederemo che sia ristudiata la documentazione sui due accessi a Lavagna.
In particolare, vogliamo ricordare che tra il primo ingresso al pronto soccorso e le successive dimissioni, il valore delle piastrine si era notevolmente abbassato e questo poteva rappresentare un campanello d'allarme». L'inchiesta per omicidio colposo è al momento a carico di ignoti.-
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