FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Antonio Piedimonte per “La Stampa”
È finita davanti al mare di Sicilia la fuga del «boss-poeta». Aldo Gionta è stato catturato l’altro ieri sera a Pozzallo, in provincia di Ragusa, mentre cercava di imbarcarsi su una nave diretta a Malta. Questa volta il camuffamento non è bastato. Come hanno rivelato i carabinieri, infatti, per sfuggire alla cattura negli ultimi mesi l’uomo si era spesso travestito, anche da donna.
E anche se non è stato chiarito se abbia indossato una gonna o usato il rossetto, ha destato ugualmente impressione immaginare quello che inquirenti ritengono essere il capo dello storico clan di Torre Annunziata - uno dei più potenti della Campania – nei panni di una distinta signora di mezza età o addirittura in una versione più simile al Michel Serrault nel «Vizietto»; al punto che un militare di lungo corso ha commentato a mezza voce: «Non ci sono più i camorristi di una volta».
La disinvoltura del latitante ha colpito gli investigatori anche per un altro motivo: si tratta del figlio di uno dei grandi nomi della storia della camorra, quel Valentino Gionta (in carcere da decenni) che negli Anni Ottanta era riuscito a fondare un impero sino a guadagnarsi la stima della mafia siciliana e dei loro principali referenti sulla terraferma: i Nuvoletta di Marano. Legame quest’ultimo che sarebbe costato la vita al giovane cronista del Mattino Giancarlo Siani, «colpevole» di aver scritto che l’arresto di Valentino in una casa dei Nuvoletta era stato un «regalo» a un altro potente capoclan, Antonio Bardellino, insomma un tradimento.
Quando sono scattate le manette sul molo siciliano però Aldo Gionta non era «en travesti», si era limitato a un netto taglio di capelli e a una vistosa montatura degli occhiali, piuttosto la magrezza lo rendeva diverso dalle foto segnaletiche. Il quarantaduenne – che era destinatario di un decreto di fermo emesso dalla Dda della Procura di Napoli per associazione mafiosa e per avere violato gli obblighi della sorveglianza speciale - prima di far notizia per gli audaci travestimenti (e gli omicidi di cui è accusato come mandante), aveva fatto parlare di sé nel 2008, quando furono scoperti alcuni «pizzini» destinati alla famiglia.
SAVIANO ALLA GUIDA DELLA MEHARI DI GIANCARLO SIANI
E proprio l’abilità di sintetizzare il suo pensiero in poche righe oltre, pare, al sospetto che abbia «ispirato» i versi di alcune canzoni neomelodiche, è all’origine della definizione di «boss-poeta». Soprannome che tuttavia stride con il contenuto dei messaggi: rivolgendosi al figlio Valentino jr, lo invitava a «imparare a sparare con i mitra, i fucili e i kalashnikov». Oppure: «Fatti furbo, attento alle microspie. E non permetterti di fare qualcosa senza il mio permesso». Le classiche raccomandazioni di un buon padre, evidentemente, però prive di quell’afflato lirico che giustificherebbe la definizione di «poeta».
Rimane - stando sempre a quanto ritengono gli inquirenti – il collegamento con il mondo della musica: nel 2012 finì in manette il cantante neomelodico Tony Marciano, i cui testi avrebbero ospitato vari messaggi criminali, come le accuse ai pentiti (per ironia della sorte saranno le dichiarazioni di un pentito a farlo arrestare) nel brano «Nun ciamma arrennere» («Non ci possiamo arrendere»), il cui video fece registrare 870mila contatti su youtube.
Ieri il ministro degli Interni Angelino Alfano si è complimentato con il comandante generale dell’Arma, Leonardo Gallitelli, per l’arresto di Gionta. Ma nel cosiddetto Quadrilatero delle Carceri, il rione-bunker di Torre Annunziata storico feudo della cosca, sono già pronti alla reazione dei nemici, vecchi e nuovi, pronti ad approfittare del momento propizio.
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