PER LE PROTESTE IN MISSOURI SCENDE IN CAMPO TWITTER - ANCHE IL COFONDATORE JACK DORSEY TRA I MANIFESTANTI PER L’UCCISIONE DI UN GIOVANE DI COLORE DA PARTE DI UN POLIZIOTTO - GLI SCONTRI CONTINUANO

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1. RAGAZZO NERO UCCISO: INTERVERRÀ LA GUARDIA NAZIONALE

Da www.ansa.it

 

Dopo una giornata di relativa calma a Ferguson, dove una settimana fa Michael Brown è stato ucciso da un poliziotto, la tensione è riesplosa domenica sera dopo che la polizia ha lanciato lacrimogeni in risposta alle molotov tirate da diversi manifestanti, che hanno così violato la seconda notte di coprifuoco. Almeno un centinaio di persone hanno marciato verso una stazione di polizia: un manifestante è stato colpito con proiettili di gomma.

jack dorsey con la fidanzata jack dorsey con la fidanzata

 

Michael Brown, il giovane nero ucciso da un poliziotto una settimana fa a Ferguson, è stato colpito da sei proiettili, tra cui due alla testa. Lo rivelano i risultati preliminari dell'autopsia indipendente richiesta dalla famiglia e disposta dal Dipartimento della Giustizia, riferisce il New York Times. 

 

Uno dei proiettili è entrato nella parte superiore del cranio del giovane nero, suggerendo che la testa era piegata in avanti quando lo ha colpito causandone la morte. A sostenerlo è il dottor Michael M. Baden, l'ex capo di medicina legale di New York, volato in Missouri su richiesta della famiglia di un'autopsia separata.

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Mike Brown è stato pure colpito quattro volte al braccio destro, ha spiegato il medico. I proiettili non sembra siano stati sparati a distanza ravvicinata, perché non c'era polvere da sparo sul corpo del giovane. Tuttavia questa ipotesi potrebbe cambiare se venissero ritrovati residui sugli abiti della vittima, su cui il medico non ha ancora avuto accesso.

 

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CO-FONDATORE DI TWITTER TRA MANIFESTANTI
Jack Dorsey, co-fondatore di Twitter e nativo di St. Louis, è a Ferguson dove ha preso parte alle manifestazioni per protestare contro la morte del 18enne nero Michael Brown, ucciso da un poliziotto, e dove ha postato messaggi e video. "Fai la cosa giusta e torna a casa", ha twittato ieri sull'account @jack citando un consigliere comunale, poi ha postato un video poco prima del coprifuoco imposto a Ferguson.

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"E' bello essere a casa. Rimarrò il weekend #HandsUpDontShoot", ha scritto il miliardario venerdì sera prima di pubblicare diverse dozzine di messaggi e video sui cortei. L'hashtag fa riferimento allo slogan dei manifestanti: "Mani in alto, non sparate", in riferimento alle circostanze poco chiare sull'uccisione di Mike Brown. Molti testimoni sostengono infatti che la vittima aveva le mani alzate in segno di resa quando e' stata affrontata e uccisa dal poliziotto.

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ANCORA VIOLENZE
E' di un ferito grave, in condizioni critiche, e di almeno sette arresti, il bilancio dei nuovi incidenti verificatisi durante la notte tra sabato e domenica a Ferguson. Lo ha detto il responsabile della Missouri Highway Patrol, il capitano Ron Johnson, riporta la Nbc online, confermando l'uso di lacrimogeni, dopo che colpi di arma da fuoco sono stati esplosi contro un'auto della polizia.

VIOLATO COPRIFUOCO A FERGUSON
Circa 200 persone hanno violato la notte scorsa il coprifuoco a Ferguson. I manifestanti hanno rifiutato di rientrare nelle loro case prima dell'inizio del coprifuoco a mezzanotte e la polizia ha lanciato contro di loro bombe fumogene per disperderli. Solo così la polizia è riuscita ad allontanare i dimostranti.

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La decisione di intervenire con i fumogeni giunge dopo una settimana di scontri violenti tra polizia e dimostranti. Il governatore del Missouri, Jay Nixon, ha introdotto il coprifuoco a partire da ieri sera (da mezzanotte alle cinque del mattino) per "mantenere la pace" e "ottenere giustizia" determinando le circostanze della mote del ragazzo.

 

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2. IL RAGAZZO DIFFICILE CHE VOLEVA UN FUTURO

da “La Stampa”

 

Lo chiamavano «Big Mike», gli amici con cui giocava a basket, perché era grande, grosso e sotto canestro metteva paura a tutti. Forse una ragione, la sua apparenza, che ha trasformato l’incontro col poliziotto Darren Wilson nell’ultimo episodio della sua vita. Michael Brown, la vittima di Ferguson, era un ragazzo nero di 18 anni.

 

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Veniva da una famiglia povera, in un quartiere difficile, ma il primo agosto aveva fatto una conquista: si era diplomato alla Normandy High, una scuola alternativa che aiuta gli studenti con problemi accademici. L’istituto ha pochi mezzi, e di recente aveva perso l’accreditamento statale, ma Mike si era diplomato e il 9 agosto scorso avrebbe dovuto cominciare gli studi al Vatterott College, una scuola tecnica dove avrebbe imparato a riparare fornaci e condizionatori d’aria.

 

Invece è entrato in un negozio e ha rubato una scatola di sigari. Poi, mentre camminava per strada, ha incontrato l’agente Wilson e qualcosa è andato storto. I testimoni dicono che Mike aveva alzato le braccia, ma Wilson ha sparato, uccidendo la speranza di un giovane nero che forse stava trovando la strada per cambiare il proprio destino.

 

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3. IL POLIZIOTTO PREMIATO FRESCO DI DIVORZIO

da “La Stampa”

 

Solo l’11 febbraio scorso l’agente Darren Wilson aveva ricevuto un riconoscimento dal Dipartimento di Polizia di Ferguson, per «straordinario comportamento durante il servizio». Il padre John lo aveva annunciato su Facebook, scrivendo: «Orgoglioso di mio figlio». Pochi giorni fa, sullo stesso social media, John ha chiesto aiuto per un problema familiare molto grave.

 

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Cosa ha trasformato suo figlio, in soli sette mesi, da eroe locale a protagonista della morte che ha sconvolto il Missouri? Darren ha 28 anni ed era entrato nella polizia di Jennings sei anni fa. Poi era passato a quella di Ferguson, un sobborgo difficile di St. Louis. I compagni della scuola St. Charles lo descrivono come un uomo calmo e non razzista, ma un anno fa aveva divorziato e forse viveva una condizione personale complicata.

 

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Era andato a vivere a Crestwood, in una casa con piscina che divideva con la nuova compagna, poliziotta come lui. I colleghi lo difendono, dicendo che Michael Brown lo ha aggredito cercando di toglierli la pistola: il suo futuro, e quello di Ferguson, dipendono dall’inchiesta che stabilirà se questa è la verità