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Panettone amaro per la ministra Cancellieri che sperava di festeggiare il Natale lasciandosi alle spalle le figuracce e le polemiche legate ai suoi rapporti intimi con i Ligresti.
La ministra ,che per la maggior parte degli italiani ha perso qualsiasi ombra di credibilità , pare che sia furente per la fuga dal carcere del pluriomicida e, come scrive il quotidiano "La Stampa" utilizzando un'immagine appropriata, "ruggisce al telefono" dichiarandosi scioccata per quello che è successo nel carcere di Genova dove, per ammissione dello stesso direttore nessuno era al corrente dei precedenti criminali del killer Bartolomeo Gagliano.
La lezione che si trae da questo episodio conferma che oltre alle patologie della criminalità , la pubblica amministrazione deve misurarsi con il terribile virus dell'inefficienza.
Non è possibile infatti che in un carcere di prima grandezza nessuno in questi anni abbia messo gli occhi sul curriculum del "mostro di San Valentino", collezionista di tre omicidi, sei evasioni, uno stupro e una serie infinita di estorsioni e di rapine.
Ed è davvero sconcertante sentire dalla bocca del direttore del carcere Mazzeo frasi paradossali del tipo: "per noi era solo un rapinatore, non sapevamo i dettagli di tutto quello che ha fatto".
Ora, a parte il fatto già noto che riguarda l'arretratezza del sistema informatico e delle misure di prevenzione dentro il mondo della giustizia, c'è da chiedersi come funziona realmente il Dap, cioè il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria che ha il compito di garantire la sicurezza e il recupero dei carcerati.
Non è difficile immaginare che oggi a Largo Daga, dove ha sede questo organismo, molte poltrone stiano traballando. Questo è infatti il cuore del sistema carcerario ed è da questo grigio palazzo del quartiere Bravetta che devono attivarsi tutte le misure necessarie per consentire alla Polizia Penitenziaria di fare il suo dovere.
Dopo quanto è successo a Genova la ministra amica dei Ligresto's, invece di ruggire farebbe bene a rovesciare come un calzino l'intera struttura del Dipartimento per cercare le responsabilità e rimuovere all'istante chi ha il compito di gestire il popolo dei detenuti.
Negli ultimi tempi tutti i sindacati della Polizia Penitenziaria hanno denunciato i limiti della struttura dove alcuni tra i dirigenti più importanti hanno lasciato o stanno per lasciare i loro uffici.
Così è avvenuto per Luigia Mariotti Culla, una donna massiccia quanto la Cancellieri, che per anni ha curato con attenzione "muscolare" la formazione del personale, e la stessa cosa sta per avvenire per Emilio Di Somma, il vice direttore del DAP che a marzo è stato "pensionato".
Una sentenza del Tar del Lazio ha annullato l'esodo anticipato e Di Somma, apprezzato per i modi civili e per la sua efficienza, è riuscito a guadagnare altri nove mesi di servizio.
Il ruggito di nonna Cancellieri potrebbe spaccare i timpani al Capo del Dipartimento Giovanni Tamburino, il magistrato di Padova che nel marzo 2012 ha sostituito l'altro magistrato Franco Ionta, stimato per la sua determinazione. Non da oggi i sindacati accusano Tamburino ( noto per aver contrastato negli anni di piombo la deriva terroristica), di essere un uomo più teorico che pratico, privo di qualsiasi capacità manageriale ma forte della protezione di Re Giorgio Napolitano.
Se la ruggente ministra vuole dare un segnale forte rispetto al disastro di un sistema che fa acqua da tutte le parti, lasci perdere lo spreco dei braccialetti elettronici, prenda il telefono che ha usato per rassicurare i Ligresto's, e chieda a Tamburino e ai suoi più stretti collaboratori di alzare i tacchi.
Potrebbe essere il modo più appropriato per sconfiggere il virus dell'inefficienza ed evitare che altri killer ritornino a sparare in bocca alle prostitute.
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