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LA CANNES DEI GIUSTI – ARIECCOLO WIM WENDERS! DOVE L'AVEVAMO LASCIATO? IL MAGGIOR GOSSIP CHE SI SENTE È CHE SARÀ LA SORPRESA DEL FESTIVAL E IL SUO FILM DI FICTION SIA BUONISSIMO. MAGARI FUNZIONERÀ ANCHE QUESTO “ANSELM”, DOCUMENTARIO PESANTONE MA NON COSÌ TROMBONE COME SI TEMEVA, DOTTO RITRATTO IN 3D DELL'ARTISTA TEDESCO ANSELM KIEFER - WENDERS HA LA BUONA INTUIZIONE DI NON FAR RACCONTARE KIEFER ALLO STESSO KIEFER. MA LO RICOSTRUISCE ATTRAVERSO LA SUA MESSA IN SCENA, UN PO' BIOPIC UN PO' SAGGIO. FRANCAMENTE UN FILO NOIOSO. MA GRANDI APPLAUSI… - VIDEO

 

Marco Giusti per Dagospia

 

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Cannes. Arieccolo Wim Wenders! Dove l'avevamo lasciato? Sono anni che non funzionava più, ahimè. Invecchiato. Vi ricordate davvero il suo ultimo film? A differenza di Werner Herzog, amatissimo da tutti. Solo i suoi documentari artistici, parlo di quelli su Pina Bausch e su Sebastiao Salgado  hanno funzionato. E parecchio.

 

Soprattutto col pubblico più colto dei quartieri alti. Eppure il maggior gossip che si sente a Cannes è che Wenders sarà la sorpres del festival e il suo film di fiction, che passerà a fine concorso, sia buonissimo. Magari funzionerà anche questo documentario pesantone ma non così trombone come si temeva "Anselm", dotto ritratto dell'artista tedesco Anselm Kiefer, girato in 3D come "Pina" e prodotto da Jeremy Thomas, garanzia del grande cinema europeo di qualità.

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Wenders ha la buona intuizione di non far raccontare Kiefer allo stesso Kiefer. Ma lo ricostruisce attraverso la sua messa in scena un po' niopic un po' saggio, con le trovate poetiche descrittive, le ricostruzioni di un Anselm bambino in una Germania distrutta dalle bombe, altre con Anselm più giovane e coi baffi, con lunghi momenti dove vediamo il vero Kiefer in giro per il suo incredibile studio degno del Signore degli anelli e, soprattutto, con uno strepitoso materiale di repertorio.

 

Ovvio che se inizi un documentario con la meravigliosa voce di Paul Celan che recita una poesia, le rare riprese rimaste di Martin Heiddegger, un filmato di Joseph Beuys col suo giovane allievo Kiefer, il mai risolto problema del Kiefer col braccio alzato alla Ignazio La Russa (per dimostrare diceva che non si può far finta di niente dopo il nazismo) comunque vinci. Anche perché Wenders conosce alla perfezione il personaggio il suo paese e quello che sta raccontando. Vorrei anche vedere.

 

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Sono bellissime anche le riprese di Kiefer in mezzo alle sue opere in bicicletta. Funzionano meno i tableaux con Kiefer bambino che rimandano alle opere, e i tableaux in generale. Come non funziona un eccesso di lunghe scene con musica che ne fanno un film opera romantico. Wenders sa che non può usare troppo Kiefer come intervistato. La scommessa è un'altra. E funziona meglio col lanciafiamme come fosse il Di Caprio di "C'era una volta a Hollywood " o un De Luca incazzato, di quando parla. Francamente un filo noioso. Ma grandi applausi per il ritorno del maestro

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