DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Michela Tamburrino per “la Stampa”
bar chiusi nella piazzetta di capri 1
Un ingorgo burocratico. Ecco quello che ha portato Capri alla situazione incresciosa di queste ore. Se non s' intravvedesse un' emergenza sociale ci sarebbe quasi da sorridere. L' isola della sfogliatella e del limoncello, del caffè che è una crema e dell' aperitivo più esclusivo del mondo, stamattina si è svegliata con tutti i bar della mitica piazzetta, chiusi.
Nessuno sciopero e nessuna protesta ma solo l' accavallamento del periodo di riposo. Anna Maria Boniello, l' anima dell' isola, giornalista di Capripress ma soprattutto un' istituzione non solo locale, ci spiega «com' è andato il fatto»: «D' abitudine a fine ottobre i titolari degli esercizi ricevono una lettera nella quale li si invita a indicare i giorni di chiusura e di apertura nel periodo che va da gennaio a fine marzo.
La risposta va inviata entro metà novembre e così è stato fatto. Il problema ci deve essere stato negli uffici del Comune perché solo il 14 gennaio si sono resi conto che i quattro bar della piazzetta avevano indicato lo stesso periodo di chiusura. Se ne fossero resi conto prima, avrebbero potuto cercare un accordo anche perché non è possibile imporre l' apertura.
Invece a quel punto gli inservienti erano già stati mandati in ferie ed erano già partiti gli appalti per i lavori di manuntenzione». Risultato, con una tempesta di vento che si è abbattuta ieri su Capri, l' isola si è ritrovata con tutti e quattro i bar chiusi. Il problema è anche sociale. Capri conta 6.600 abitanti e la piazzetta è l' unico luogo di aggregazione.
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«É la solitudine dei numeri primi. D' inverno chiude tutto. Abbiamo un solo ristorante aperto più un altro nel fine settimana e due pub. Un solo bar al porto, i negozi sono chiusi. Se vai a Ponza con una nave che parte tre giorni a settimana pure trovi un bar con gente che gioca a carte. Qui no». Via Camerelle è la strada dello shopping caprese che d' estate raccoglie il meglio del mondo. Qui campeggiano le grandi griffe internazionali che seguono la stagionalità degli alberghi e non hanno le stesse esigenze di chi a Capri vive tutto l' anno.
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Alberghi, appunto, tutti chiusi. Resistono i Bed &Breakfast perchè i titolari ci vivono dentro. Unici negozi aperti sono due gioiellerie, una profumeria e lo storico "scarparo" di Jacqueline Kennedy, l' armatore greco Onassis e la famiglia Agnelli, «e sa perchè? Perché sono gli unici negozi di proprietà e di gestione di capresi. Lo scandalo è che tutta la rete commerciale d' inverno va in letargo e i ragazzi fuggono da qui. Ma come si può vivere restando senza lavoro cinque mesi l' anno?».
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Anche Luciano Bersani da poco eletto ai vertici della rappresentanza di settore è sconsolato: «Si sono resi conto troppo tardi di quello che sarebbe successo. Ad Anacapri non è la stessa cosa, più viva anche nei mesi invernali rispetto a noi. L' impressione stamattina era terribile, tutto sprangato con tanto di bufera, un inferno scatenato senza neppure poter prendere un caffè, i mezzi di comunicazione con la terra ferma bloccati.
Un fatto increscioso quello che è capitato e che non riguarda solo la piazzetta. Esistono zone abbandonate d' inverno. Persino a capodanno i mezzi di trasporto si fermano, la funicolare a mezzogiorno chiude. Solo i capresi cercano di arginare ma siamo pochissimi oramai. Ho convocato gli associati di categoria almeno per scongiurare in futuro episodi di questo genere. E non lo dico per l' immagine che diamo di Capri nel mondo ma soprattutto per chi vive qui e si sente abbandonato».
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