"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
Mary Liguori per il Messaggero
Da oggi in poi gli insegnanti potrebbero decidere di guardarsi bene dal cercare di convincere uno studente a studiare, a dare di più. Franca Di Biasio voleva a tutti i costi che quel suo alunno andasse oltre la sufficienza in italiano e, da giorni, lo spronava a farsi interrogare prima della fine del quadrimestre. La risposta del ragazzo è stata devastante.
Marco (nome di fantasia), 17 anni, ha sfregiato la professoressa. Con un coltello a serramanico le ha tagliato la faccia, dalla tempia al mento. La mattinata di follia si è conclusa con la prof in ospedale e lo studente accusato di lesioni gravi, rinchiuso nel centro di prima accoglienza dei Colli Aminei.
LA RICOSTRUZIONE Il Majorana è una succursale dell'Istituto Bachelet. Sono le 11.30 quando inizia l'ora di italiano. La professoressa Di Biasio chiama Marco alla lavagna. «Ti devo interrogare». Lui tergiversa. «Ho mal di testa, mia nonna sta male». Poi chiede di uscire. «Devo andare in bagno». La prof non molla: «Devi prima venire alla lavagna». Marco si avvicina alla cattedra. Il prof di sostegno, che siede accanto a un ragazzo disabile, si accorge del tono minaccioso del giovane e fa per intervenire. La donna lo blocca. Ma nessuno dei due insegnanti si accorge che Marco stringe un coltello in una mano. Un lama di sei centimetri, che si è portato da casa. Il ragazzo alza un braccio e sferra una coltellata al volto della donna. È un attimo. Sangue. Urla. Terrore. Marco che scappa.
Appena fuori dall'aula, si trova di fronte il vicepreside che, attirato dalle urla, si sta precipitando in classe. Gli consegna il coltello e fugge in strada. I ragazzi, stravolti, chiamano Marco al cellulare. «Dove sei? Cosa hai fatto? Perché? Torna indietro! La prof sanguina!». «Sono al bar! A scuola non ci torno», risponde. Meno di dieci minuti e i carabinieri sono sul posto. Il ragazzo è ancora nella caffetteria del distributore di benzina a pochi passi dalla scuola. Si lascia portare via senza opporre resistenza. In silenzio. Confuso. Da Acerra arrivano i tre fratelli, il padre e uno zio. Poi due avvocati. Tornano dall'ospedale: «Volevamo far visita all'insegnante» dice lo zio. «Siamo stati anche dalla preside, per chiedere scusa». A scuola, è il caos.
LE REAZIONI La preside Maria Giuseppa Sgambato è appena tornata dall'ospedale per far visita alla professoressa, operata e medicata con trenta punti di sutura: si parla di danni permanenti. «Franca non è arrabbiata, è dispiaciuta - dice - Mi ha detto Come insegnante ho fallito, potevo fare di più per lui». «Marco peraltro non ha mai avuto problemi disciplinari e il suo rendimento è nella media. I familiari sono sempre stati attenti e presenti».
Tuona il sindaco Andrea Pirozzi: «C'è bisogno della certezza della pena anche per i minorenni». «Temiamo che i gravi fatti in tutto il Napoletano incideranno sulle decisioni», dicono i legali del ragazzo. L'insegnante, aggiungono, «gli ha messo tre note in poco tempo, rischiava l'espulsione». «Trattare con gli adolescenti è difficile», continuano. «Avevo mal di testa. Ho chiesto di andare in bagno, era un mio diritto» dice Marco al sostituto procuratore. E il coltello? «L'ho trovato fuori scuola».
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