25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA…
IL CASO ALMASRI, L’EMBLEMA DELL’INADEGUATEZZA DEL GOVERNO DUCIONI – SUL RIMPATRIO CON VOLO DI STATO DEL TORTURATORE LIBICO, IN DIECI MESI, MELONI, NORDIO E PIANTEDOSI HANNO DETTO TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO. ORA, DAVANTI ALL’ARRESTO IN LIBIA DELL’EX COMANDANTE DELLE MILIZIE RADA, L’ESECUTIVO RINTIGNA PROVANDO A SOSTENERE DI AVERLO SCARCERATO PROPRIO IN SEGUITO ALLA RICHIESTA DI TRIPOLI, IL 20 GENNAIO. UNA BUGIA, COME EVIDENZIATO DAL TRIBUNALE DEI MINISTRI PRIMA E DALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE DELL'AJA POI: LA RICHIESTA LIBICA ARRIVÒ SOLO DUE GIORNI DOPO, E COMUNQUE ERA INEFFICACE DAL PUNTO DI VISTA TECNICO, PERCHÉ PREVALEVA IL MANDATO DELLA CPI. INOLTRE PIANTEDOSI, IL 23 GENNAIO, SOSTENNE IN AULA CHE ALMASRI FU ESPULSO (E NON ESTRADATO) PERCHÉ PERICOLOSO, SENZA FARE RIFERIMENTO AL MANDATO DI ARRESTO LIBICO – IL TRIBUNALE DEI MINISTRI: “NORDIO SI È ATTRIBUITO UN POTERE CHE NON GLI COMPETEVA"
ALMASRI IN CELLA, COSA NON TORNA NELLE SPIEGAZIONI DI MELONI &C.
Estratto dell’articolo di Antonella Mascali per ”il Fatto quotidiano”
[…] il governo Meloni deve ancora giustificare la mancata convalida dell’arresto di Almasri, fermato a Torino il 18 gennaio scorso perché c’era un ordine di cattura della Corte penale internazionale (Cpi). Nell’ultima versione fatta filtrare, il governo sostiene che il ritorno in Libia era dovuto alla richiesta di estradizione inviata all’Italia tra il 21 e il 22 gennaio scorso.
GIORGIA MELONI E IL CASO ALMASRI - MEME BY FAWOLLO
Ma se il governo già allora sapeva del mandato di arresto libico perché il sottosegretario Alfredo Mantovano, con delega ai servizi segreti, organizza un volo di Stato, con un aereo in dotazione agli 007, invece, di rispedire Almasri in Libia in manette?
[…] Nella versione fatta filtrare si dice che l’esecutivo sapeva della richiesta libica dell’arresto dal 20 gennaio. Ma il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il 23 gennaio, alla Camera […] aveva […] detto che l’ufficiale era stato appena espulso perché pericoloso.
Nessun riferimento al mandato di arresto dei libici, che peraltro, è stato eseguito 10 mesi dopo.
ALMASRI, SFIDA SULLE DATE IL TRIBUNALE AL GOVERNO: A PREVALERE ERA L’ALT DELLA CPI
Estratto dell’articolo di Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”
EMPORIO ALMASRI - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
Sul caso Almasri le opposizioni non intendono lasciar cadere la palla […]. Ma quale sia lo stato degli atti lo aveva sancito il Tribunale dei ministri nell’atto conclusivo dell’indagine su Nordio, Piantedosi e sul sottosegretario Mantovano: il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi) — che non ha avuto seguito perché il generale, arrestato il 19 gennaio a Torino, è stato rimpatriato con volo di Stato italiano due giorni dopo — prevale sulla richiesta di estradizione della procura libica.
Insomma: «Laddove il ministro Nordio ha cercato di giustificare la propria mancata tempestiva risposta alla Cpi e alla Procura generale con la necessità di valutare tale concorrente richiesta di estradizione, si è attribuito un potere che non gli competeva».
alfredo mantovano carlo nordio e matteo piantedosi – foto lapresse
È vero che la richiesta di estradizione della procura libica era nota. Ma secondo i funzionari del ministero della Giustizia ascoltati dal Tribunale, «si trattava tecnicamente di una richiesta di estradizione strumentale per cercare di mettere in difficoltà...».
Sono proprio gli atti dell’inchiesta a confermare che la richiesta di estradizione era stata anticipata a Mantovano dal direttore dell’Aise Giovanni Caravelli il 20 gennaio. E che allo stesso Caravelli, dopo il rientro di Almasri in Libia e nonostante la richiesta di estradizione, non risultava che Almasri fosse stato rimosso dal vertice della Rada (la milizia libica alla quale apparteneva), «né tantomeno arrestato in patria».
Fino a ieri sera alla Corte penale internazionale non è stato comunicato ufficialmente l’arresto di Almasri a Tripoli da parte della procura generale libica. Ma la linea è stata già decisa: al momento della comunicazione sarà chiesta l’estradizione per l’accusa di crimini di guerra e contro l’umanità.
Njeem Osama Almasri Hoabish torna a tripoli
Intanto le opposizioni incalzano. Per Elly Schlein, segretaria dem, la vicenda «è stata una figura imbarazzante e vergognosa per il nostro Paese. Giorgia Meloni non ha mai voluto rispondere sui motivi di una scelta che ha visto riportare a casa un torturatore libico, mentre loro buttano un miliardo per costruire prigioni vuote in Albania dove deportare i suoi torturati».
Durissimo il leader 5S Giuseppe Conte: «Il governo è alla quinta, sesta, o settima versione... E l’ultima è stata smentita dai dati, perché il Tribunale dei ministri ha chiarito che non c’era nessuna richiesta di estradizione che potesse giustificare» la scelta del governo. Insomma: «Ancora una volta il Governo umilia l’Italia, che non se lo merita».
INFORMATIVA DI MATTEO PIANTEDOSI E CARLO NORDIO ALLA CAMERA SUL CASO ALMASRI - FOTO LAPRESSE.
Matteo Renzi, dopo aver sottolineato come «Meloni sulla vicenda non ha toccato palla» perché ha fatto «tutto Mantovano», punta sul ministro alla Giustizia: «Penso che sulla vicenda Piantedosi abbia fatto il suo. Il problema si chiama Nordio, ministro in confusione». […]
LIBIA, ALMASRI IN CARCERE E IL COPASIR RIAPRE IL CASO "IL GOVERNO CHIARISCA"
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco e Giuliano Foschini per “la Repubblica”
https://www.repubblica.it/politica/2025/11/07/news/libia_almasri_carcere_copasir_governo-424964860/
Il caso non è chiuso. E, anzi, va riaperto. Almeno per il Copasir. Perché un fatto nuovo si è verificato nelle ultime ore: l'arresto del comandante Osama Njeem Almasri da parte delle autorità libiche.
VIGNETTA DI MANNELLI SUL CASO ALMASRI - IL FATTO QUOTIDIANO
Lo stesso torturatore che il governo italiano aveva deciso di rimpatriare dopo il fermo a Torino lo scorso 19 gennaio. Il Comitato parlamentare di controllo sui servizi si riunirà dunque la prossima settimana per decidere come e in che modo tornare a occuparsi della vicenda.
Si dovrebbe partire convocando in audizione il sottosegretario alla Presidenza (e Autorità delegata all'intelligence) Alfredo Mantovano e il direttore dell'Aise Giovanni Caravelli, probabilmente sfruttando le periodiche informative previste sul dossier libico. Poi l'agenda dei lavori potrebbe arricchirsi con la convocazione di Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, i ministri della Giustizia e dell'Interno finiti nell'inchiesta assieme a Mantovano.
Un passo indietro, necessario: il comitato presieduto dall'ex ministro della Difesa e attuale deputato dem Lorenzo Guerini aveva deciso di sospendere il lavoro del Copasir sul caso Almasri per evitare di interferire con l'azione dell'autorità giudiziaria. La recente decisione del Tribunale dei ministri di archiviare l'indagine, dopo che la Camera aveva negato la richiesta di autorizzazione a procedere, supera questo problema.
IL PASSAPORTO DOMINICANO DI ALMASRI
L'altra novità è proprio l'arresto del torturatore, a cui ha fatto seguito una ricostruzione del governo sul fermo e l'estradizione che confligge con la cronologia dei fatti contenuta negli atti dell'inchiesta.
L'obiettivo del comitato è quindi chiaro: comprendere meglio il ruolo di Almasri, cosa ha rappresentato per l'Italia e come si inserisce il comandante nel delicatissimo rapporto tra Roma e Tripoli. Un lavoro necessario, a cui si accompagna in queste ore la richiesta delle opposizioni all'esecutivo di riferire in Aula.
Njeem Osama Almasri Hoabish torna a tripoli
[…] Non a caso ieri la velina dell'ufficio studi di Fratelli d'Italia, ispirata dal sottosegretario Fazzolari, da distribuire ai parlamentari proprio sulla vicenda del torturatore libico, provando a sostenere che, «a differenza di quanto hanno tentato di dire alcune testate giornalistiche», il governo ha scarcerato Almasri perché il 20 gennaio erano stati informati della richiesta di arresto libica.
Una bugia, quella di Chigi, evidenziata dal Tribunale dei ministri prima e dalla Corte penale internazionale (Cpi) poi: quella «nota verbale» infatti non avrebbe potuto avere alcun effetto.
La richiesta arrivò soltanto due giorni dopo e comunque era inefficace, visto che non faceva riferimento ad alcuna proposta di arresto, ma soltanto a una generica inchiesta in corso.
«Si trattava di una richiesta meramente strumentale», ha messo a verbale l'allora capo dipartimento del ministero della Giustizia, Luigi Birritteri, «priva di qualsiasi documento giustificativo o allegazioni documentali, e come tale, non avrebbe mai potuto trovare accoglimento».
IL SUPPLIZIO DI SANTA MELONI - VIGNETTA BY NATANGELO - IL FATTO QUOTIDIANO
Inoltre, ha fatto notare la Corte penale internazionale, quel documento non aveva alcuna validità "tecnica". Oltre a essere pieno di errori. […]
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