PSYCO-THRILLER MORO – L’AGENTE DELLA CIA PIECZENIK, CONSULENTE DI COSSIGA, AVREBBE “ISTIGATO” LE BR A UCCIDERE MORO, “COLPEVOLE” DI VOLER FARE UN GOVERNO CON IL PCI DI BERLINGUER (COL MURO DI BERLINO IN PIEDI)

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

1. IL PG DI ROMA SULL’OMICIDIO MORO: “INDAGATE IL CONSULENTE DI COSSIGA”

Francesco Grignetti per “la Stampa

 

Steve Pieczenik Steve Pieczenik

Sono trascorsi 36 anni dal sequestro e omicidio di Aldo Moro. E ieri, incendiando i lavori della nuova commissione parlamentare d’inchiesta, il procuratore generale di Roma Luigi Ciampoli ha rilanciato i peggiori sospetti:

 

«Sul palcoscenico di via Fani c’erano i nostri servizi segreti e quelli di altri Paesi stranieri interessati a creare caos in Italia»; per il colonnello del Sismi Camillo Guglielmi, comparso in via Fani pochi minuti dopo i fatti, «potrebbe ipotizzarsi il concorso nel rapimento e nell’omicidio degli uomini della scorta», ma siccome nel frattempo è deceduto non si può fare nulla; infine va indagato a fondo il ruolo del superconsulente Usa di Cossiga, Steve Pieczenik, che in un libro-intervista del 2008 sostenne: «Moro l’abbiamo ucciso noi».

La figura di Pieczenik, uno psichiatra in forza all’antiterrorismo, è in effetti un enigma. Si sa che ebbe un ruolo fondamentale, ma dietro le quinte. Arrivò a Roma nel marzo 1978 su mandato dell’amministrazione Carter per dare una mano a Francesco Cossiga. Presto si rese conto che la situazione era molto diversa da quanto si pensasse a Washington e che l’Italia era un Paese in bilico. Cossiga fu molto franco con lui.

STEVE Pieczenik jpegSTEVE Pieczenik jpeg

 

«Mi fornì - disse in un libro intervista del 2008 - un quadro terribile dalla situazione. Temeva che lo Stato venisse completamente destabilizzato. Mi resi conto che il Paese stava per andare alla deriva». Di qui la sua strategia: dapprima prendere tempo per darne al governo di riprendere il controllo; salvo poi, quando si videro arrivare le lettere sempre più accorate di Moro, sfidare i nervi dei brigatisti con il falso comunicato del Lago della Duchessa.

 

«Fu un’iniziativa brutale - questo disse nel suo libro - : un uomo doveva essere freddamente sacrificato per la sopravvivenza di uno Stato». Parole però ampiamente ridimensionate quando il pm Luca Palamara l’ha interrogato. Ma che restano emblematiche.

 

E allora ecco che Ciampoli dice: «Ci sono gravi indizi circa un suo concorso nell’omicidio». Di più: il suo ruolo potrebbe essere stato di «istigazione». Le carte sono state dunque trasmesse alla procura di Roma perché si apra un fascicolo. 
 

uomo della scorta di aldo moro assassinato roma 16 march 1978 uomo della scorta di aldo moro assassinato roma 16 march 1978

Pieczenik da decenni è considerato un burattinaio del caso Moro. Finora non ha mai voluto collaborare con il Parlamento italiano. «Eppure - dice il senatore Miguel Gotor, Pd, storico prestato alla politica - sarebbe molto utile ascoltarlo. È dal 1991 che si moltiplicano le sue interviste, sempre più drammaticamente impegnative. Se anche questa volta non volesse venire in Italia potremmo organizzare pure una teleconferenza...». 
 

Tipico scenario da cospirazione, dunque. Anche se prove non ce ne sono. Quella che anzi poteva essere una svolta nell’indagine, e su cui il pg e il suo vice Otello Lupacchini hanno lavorato a fondo, s’è rivelata una delusione: cade l’accusa nei confronti di un fotografo di Cuneo, Antonio Fissore, d’essere stato presente in via Fani e di essere stato un agente di Gladio. «Quella mattina - ha spiegato il magistrato - Fissore risultava in volo dall’aeroporto da Levaldigi a Varese». Ciampoli, archiviando, ha però rilanciato. E ora tocca a Pieczenik.

 

2. CHI NASCONDE LE CARTE DELLE STRAGI?

Michele Brambilla per “la Stampa

 

C’è un timore: che, quasi mezzo secolo dopo, la beffa si ripeta. E cioè che la ricerca della verità sulle stragi sia resa impossibile da ostruzionismi e depistaggi. 
 

L AGGUATO DI VIA FANI DELLE BRIGATE ROSSE PER RAPIRE ALDO MOROL AGGUATO DI VIA FANI DELLE BRIGATE ROSSE PER RAPIRE ALDO MORO

Il fatto è questo. Il 22 aprile scorso Matteo Renzi ha emanato una direttiva con la quale ha disposto il trasferimento all’archivio centrale dello Stato di tutti i documenti riservati relativi alle stragi di piazza Fontana (1969), Gioia Tauro (1970), Peteano (1972), Questura di Milano (1973), piazza della Loggia (1974), Italicus (1974), Ustica (1980), stazione di Bologna (1980), Rapido 904 (1984): carneficine rimaste in grandissima parte impunite. La direttiva di Renzi apriva una speranza.
 

MOROMORO

Ma a 7 mesi di distanza solo il ministero degli Esteri ha consegnato alcuni documenti: una cinquantina (su un totale di 12.500, stando al sottosegretario ai servizi segreti Minniti) e insignificanti. E così i familiari delle vittime, tramite l’onorevole Paolo Bolognesi (ferito alla stazione di Bologna) hanno chiesto un incontro a Renzi preannunciandogli due domande. La prima: chi ci garantisce che tutti i documenti riservati saranno consegnati, visto che non sappiamo dove sono? La seconda: se coloro che devono consegnare questi documenti sono gli stessi che li hanno tenuti nascosti, come possiamo fidarci?

 

Per Renzi un pensiero in più, e forse qualcuno dirà che ci sono problemi più urgenti. Ma se non si chiude quella ferita, la fiducia nello Stato non tornerà mai più.