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Danilo Taino per il “Corriere della Sera”
Sarà un' impresa enorme, per la Germania, rafforzare i propri apparati di sicurezza e di antiterrorismo. Anche dopo l'attentato al mercatino di Natale a Berlino del 19 dicembre. I fallimenti dell' intelligence e delle forze di polizia nel caso del terrorista che guidava il camion - Anis Amri, poi ucciso a Sesto San Giovanni - stanno venendo alla luce.
Ciò nonostante, il passato nazista e comunista del Paese rende difficile aumentare i poteri delle autorità e inasprire i controlli: sul piano politico e su quello legale. Lo sta sperimentando il ministro degli Interni Thomas de Maizière: ha proposto una riforma radicale della sicurezza che sta suscitando grandi opposizioni.
Giovedì scorso, un' audizione al Parlamento del Land Nord Reno-Vestfalia ha rivelato che il caso del tunisino Amri era stato discusso sette volte dalle forze di sicurezza e di intelligence durante il 2016, prima dell' attentato. Ogni volta, le autorità hanno deciso di non agire, nonostante elementi chiari di pericolosità dell' islamista, in quanto ritenevano di non avere prove solide per arrestarlo.
L' uomo era stato indicato come pericoloso ma ha palesemente eluso i controlli.
Una vicenda che, molto più di altre durante il 2016 che hanno visto profughi tentare atti di terrorismo in Germania, ha suscitato stupore e indignazione. De Maizière, dunque, ha avanzato una proposta tesa a superare le inefficienze strutturali del sistema di sicurezza, che sono in buona parte il portato della volontà dei tedeschi di tenersi lontani dallo Stato di polizia sperimentato durante il nazismo e, a Est, durante il socialismo reale.
Oggi, polizia e servizi di sicurezza svolgono attività fortemente separate, con scarsa collaborazione per evitare una struttura troppo invadente. I poteri dello Stato centrale valgono solo negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie e alle frontiere: per il resto sia la polizia sia l' intelligence dipendono dai 16 Länder in cui è suddiviso il Paese, i quali hanno regole tutte diverse tra loro e collaborano con difficoltà. Le attività di controllo concesse alla polizia sono in genere piuttosto timide. I tempi di detenzione dei sospetti, anche di terrorismo, sono estremamente brevi.
Le responsabilità nella lotta al terrorismo internazionale sono frammentate, ha detto de Maizière. Il quale ha dunque proposto una centralizzazione nazionale delle attività di sicurezza, cioè più poteri alle agenzie federali e meno a quelle di Land; la possibilità di fermi preventivi per stranieri ritenuti pericolosi, compresa la creazione di centri di detenzione per chi ha visto respinta la propria richiesta di asilo, in attesa di rimpatri; e altre misure per rafforzare la sicurezza.
Il problema è che, legalmente, cambiamenti del genere potrebbero avere bisogno di emendamenti alla Costituzione e potrebbero portare a lunghe cause legali. Inoltre, l' opposizione politica è subito insorta: non solo in difesa del garantismo ma anche tra i governatori dei Länder che non vogliono perdere centri di potere. L' opinione pubblica e i grandi giornali sembrano invece favorevoli a una riforma radicale adatta all' era del terrorismo islamico.
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