BOSSETTI E SOSPETTI - PERCHÉ GLI INQUIRENTI SONO COSÌ INTERESSATI ALLA DATA DEL 20 NOVEMBRE 2010, SEI GIORNI PRIMA CHE YARA SPARISSE? COSA HANNO SAPUTO DA UN TESTIMONE MOLTO VICINO A BOSSETTI?

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Armando Di Landro per il “Corriere.it

 

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«Quel giorno è un mistero nel mistero, sul quale non si può non chiedere conto»: parole di un investigatore, che si riferisce al 20 novembre del 2010, un sabato, sei giorni prima che Yara Gambirasio venisse rapita e uccisa. Cosa ha fatto Massimo Bossetti quel giorno?

 

La data, il 20 di novembre, torna negli interrogatori dei parenti più stretti, e non è escluso che sia riferita a una ricorrenza particolare per il carpentiere di Mapello: una ricorrenza che avrebbe però provocato qualcosa di specifico, proprio sei giorni prima che la ragazzina di Brembate Sopra sparisse. Gli inquirenti mantengono il loro silenzio, ma una serie di elementi permettono di mettere a fuoco un quadro, ancora incompleto.

 

La domanda su quella data - che è anche la giornata per i diritti dell’infanzia - era stata posta a Bossetti dal giudice delle indagini preliminari Ezia Maccora nell’interrogatorio di convalida del 19 giugno. E la stessa domanda era stata fatta dai carabinieri e dalla polizia alla moglie del carpentiere, Marita Comi. Quindi, già nei giorni immediatamente successivi al fermo del muratore, che risale al 16 giugno, gli inquirenti puntavano ad avere riscontri, che ancora oggi non ci sono, attorno a quel sabato.

 bossetti arrestato per l omicidio di yara gambirasio bossetti arrestato per l omicidio di yara gambirasio

 

Le domande di chi indaga, rivolte a Bossetti e ai suoi familiari, non sembrano però provocate da riscontri tecnici certi, ovvero da un filmato o da una cella telefonica agganciata nella zona di Brembate. Sarebbe stata invece la deposizione di una persona molto vicina all’indagato a far trapelare poche ore dopo il fermo la presunta importanza di quel 20 novembre 2010.

 

Era successo qualcosa, sei giorni prima dell’omicidio di Yara, al carpentiere di Mapello? C’era (o c’è) una ricorrenza che tornava nella sua mente dagli anni precedenti che, proprio alla stessa data, nel 2010, aveva provocato eventi particolari?

 

È come se gli inquirenti avessero certezze solo su alcuni frangenti di quel giorno. Tanto da spiegare: «Se il 20 novembre è importante o no, lo può dire solo Bossetti». Lui, però, ha detto di no: «Quel giorno non mi dice nulla». E anche la moglie ha fatto lo stesso.

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Per l’indagato, che continua con forza a professarsi innocente, non esistono misteri, non ci sono zone d’ombra, nemmeno sul grande segreto di famiglia, ormai svelato: lui, interrogato dal gip, ha affermato di essere figlio di «Giovanni Bossetti», anche di fronte all’evidenza scientifica, secondo la quale il padre naturale è Giuseppe Benedetto Guerinoni, di Gorno, morto nel 1999. Ma non tutti gli inquirenti sono convinti che prima dell’inchiesta, e prima dell’omicidio di Yara, Massimo Bossetti non sapesse nulla sul suo vero genitore. Le indagini intanto proseguono, fondamentalmente su due fronti.

 

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Gli interrogatori si sarebbero rivelati, finora, poco utili per gli inquirenti. La procura della Repubblica punta molto, però, sui riscontri tecnici: possono arrivare dalle telecamere, ovvero da nuovi filmati in grado di collocare il carpentiere sui luoghi del giallo, oppure dalle celle telefoniche o ancora dagli approfondimenti sui computer, e quindi sulla navigazione internet, dell’uomo arrestato.

 

C’è, inoltre, il capitolo del Ris di Parma, fondamentale: il 23 luglio, quindi settimana prossima, inizieranno le analisi di tutte le tracce repertate sull’auto e sul furgone di Bossetti. Tutti gli esami si terranno in contraddittorio, quindi in presenza di un consulente della difesa, Sarah Gino, dell’Università di Torino, e della parte offesa, Giorgio Portera, per la famiglia Gambirasio.