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Paolo Manzo per "LaStampa.it"
Alla fine è dovuto intervenire Marco Aurelio GarcÃa, il portavoce e consigliere della presidente Dilma Rousseff: per motivi di sicurezza sarebbe stato opportuno evitare la partecipazione dell'ex terrorista Cesare Battisti alla conferenza "Quem tem direito ao dizer", ossia "Chi ha il diritto di parlare", in programma ieri all'Università Federale dello stato di Santa Catarina, l'UFSC.
Già il titolo scelto associato alla figura del latitante più famoso d'Italia aveva scatenato un putiferio di polemiche, soprattutto all'interno dell'ateneo dove alcuni insegnati avevano espresso il loro sdegno. Su Facebook, poi, un gruppo di studenti avevano promesso d'inscenare una dura protesta.
Del resto un conferenziere come Battisti per una "lectio magistralis" era sembrato una provocazione anche alla numerosa comunità italiana che vive in Brasile. Ed allora, dopo aver parlato con GarcÃa, ecco apparire sulla scena Eduardo Matarazzo Suplicy, l'onnipresente senatore (almeno quando si tratta di Battisti, sulle cui spalle pesano sentenze definitive per 4 omicidi) che, impugnato il telefono, dà suo malincuore l'aut-aut a Battisti, consigliandogli "caldamente" di "cancellare la presentazione". Siamo all'altroieri.
A stretto giro di posta l'ex terrorista comunica all'ateneo la sua impossibilità a tenere la conferenza, poi dirama un comunicato stampa in cui spiega il suo punto di vista: "avrei parlato solo del mio percorso di scrittore" ed il motivo dell'annullamento è "la mia incolumità fisica" per la presenza "di reazioni violente organizzate".
Il primo a rivelare nel dettaglio la "lectio magistralis" di Battisti, compreso il pagamento a spese dell'erario statale del trasferimento in aereo da San Paolo a Florianopolis, la città che ospitava la conferenza era stato Cláudio Humberto, lo scorso 31 ottobre.
L'uomo che per spostare a sinistra i destini del nostro paese sul finire degli anni Settanta uccise un gioielliere, un macellaio, una guardia carceraria e un agente della Digos, nel paese del samba è considerato in Brasile da molti un mito, un guerrigliero che si batté contro la dittatura militare.
"Peccato che quest'ultima ci fosse sì in Brasile all'epoca ma non in Italia dove il presidente della Repubblica era il socialista Sandro Pertini", spiega Walter Maierovitch, giudice amico di Giovanni Falcone e tra i più strenui difensori dell'estradizione nel nostro paese dell'ex terrorista.
Per fortuna qualcuno a sinistra - Marco Aurélio GarcÃa nella fattispecie - ha forse ascoltato le parole di Maierovitch e, per una volta, ha preferito non dare credito alla giallista Fred Vargas, grande sponsor di Battisti, al filosofo Bernard-Henri Lévy e ai tanti amici francesi dell'ex terrorista.
L'idea dell'invito a Battisti, invece, era venuta al professor Paulo Lopes. Il suo obiettivo, ammette candido, era farsi raccontare "la vita dell'esule, del migrante, del carcerato, insomma dei demoni della nostra società ". Per questa volta non ce l'ha fatta.
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