cecilia sala

“CECILIA SALA È UNA PEDINA IN UN GIOCO PIÙ GRANDE DI LEI” – L’ESPERTA DI IRAN, FARIAN SABAHI: “PER LIBERARLA BISOGNERÀ TRATTARE CON TEHERAN MA ANCHE CON WASHINGTON. LA COSA PIÙ SEMPLICE SAREBBE METTERE MOHAMMED ABEDINI SU UN AEREO E RISPEDIRLO A TEHERAN” – IL GIORNALISTA ITALO-IRANIANO AHMAD RAFAT: “I SUOI REPORTAGE NON GIUSTIFICANO L’ARRESTO. CIÒ CHE HA PUBBLICATO (IL FATTO CHE PER LE STRADE DI TEHERAN VI SIANO SEMPRE PIÙ DONNE SENZA CHADOR) LO RIPORTANO ANCHE I GIORNALI IRANIANI. È UN DATO DI FATTO, NON VI È NULLA DI SOVVERSIVO”

1. «È finita in un gioco più grande di lei L’arresto può essere opera dei falchi»

Estratto dell'articolo di Francesca Pierantozzi per “il Messaggero”

 

Farian Sabahi

«Cecilia Sala è diventata suo malgrado una pedina in un gioco più grande di lei». Ricercatrice senior all'università dell'Insubria, specializzata sull'Iran e lo Yemen, Farian Sabahi ci parla mentre è in partenza per il Medio Oriente.

 

[…] «Sono 44 anni, dalla presa di ostaggi all'ambasciata americana a Teheran, che la repubblica islamica pratica la diplomazia degli ostaggi - spiega Sabahi - prende in ostaggio cittadini stranieri o iraniani con doppio passaporto occidentale e poi cerca di scambiarli».

 

CECILIA SALA

Il caso di Cecilia Sala sembra complicato dall'attualità. Il 16 dicembre lo svizzero iraniano Mohammad Abedini Najafabadi viene fermato all'aeroporto di Malpensa su ordine della giustizia americana perché accusato dalla Corte federale di Boston di cospirazione e fornitura di supporto materiale a un'organizzazione terroristica straniera.

 

Ora è a Busto Arsizio in attesa di estradizione verso gli Stati Uniti: «A far pensare a un legame tra l'arresto di Malpensa e quello di Teheran anche il fatto che gli Usa hanno subito formalizzato oggi (ieri ndr.) la richiesta di estradizione per Abedini».

 

La parola passa alla corte di appello di Milano. Dopo il via libera il ministero della Giustizia avrà dieci giorni per rendere effettiva l'estradizione «Per la diplomazia italiana la partita potrebbe dunque essere doppia - conferma Farian Sabahi - Per liberare Cecilia Sala bisognerà trattare con Teheran ma forse anche con Washington perché la magistratura iraniana verosimilmente potrebbe chiedere uno scambio di prigionieri».

 

Farian Sabahi

Tutti sono concordi nel considerare che in questi casi la condotta dei governi italiani è quella di agire per una pronta liberazione dei concittadini. […]. «L'Italia interviene sempre rapidamente. […] Permettetemi una provocazione: la cosa più semplice sarebbe mettere Abedini su un aereo e rispedirlo a Teheran, credo che lo scambio avverrebbe molto rapidamente. Ma la vera difficoltà per il governo italiano è, come abbiamo detto, doversi destreggiare tra Usa e Iran».

 

[…] «La leadership iraniana ha una serie di problemi, a livello domestico e internazionale. A livello interno, l’arresto di Cecilia Sala può essere letto come lo sgambetto che i falchi hanno fatto al presidente riformatore Masoud Pezeshkian. Nelle ultime settimane il presidente si è messo di traverso alla legge che avrebbe inasprito le pene per le donne senza velo.

 

Mohammad Abedini najafabadi

Con questo episodio stanno evidentemente tentando di mettere in difficoltà lui e il suo vicepresidente per gli affari strategici Mohammad Javad Zarif, l'ex ministro degli Esteri che firmò l'accordo internazionale sul nucleare, e che è a mio avviso uno dei più grandi diplomatici iraniani». […]

 

2. IL RACCONTO DEL COLLEGA IRANIANO “L’HO INCONTRATA DUE SETTIMANE FA AVEVA IL VELO E RISPETTAVA LE REGOLE”

Estratto dell’articolo di Gabriella Colarusso per “la Repubblica”

https://www.repubblica.it/esteri/2024/12/29/news/arresto_cecilia_sala_intervista_giornalista_iraniano_saeed_azimi-423911085/

 

la trattativa di khamenei per cecilia sala il giornalone la stampa

Saeed Azimi è un giovane e talentuoso giornalista iraniano. Lavora come corrispondente per France24 ed è molto ben inserito a Teheran. Il 14 dicembre ha incontrato Cecilia Sala in un ristorante della capitale iraniana, una cena tra colleghi per scambiarsi idee e contatti: è stato l’unico giornalista a vederla, cinque giorni prima del suo arresto.

 

«Mi ha detto che voleva lavorare sulle donne e chiedere interviste a esponenti dell’Asse della resistenza. Cecilia conosce bene le regole del lavoro qui in Iran, e non le ha violate», ci racconta da Teheran.

 

Dove vi siete incontrati?

«In un ristorante a Tehran nord, per cena. Non eravamo soli, c’era anche la traduttrice che le era stata fornita dall’agenzia Ivan Shahar. È rimasta con noi per tutto il tempo, parlava inglese, non italiano. Tutti i giornalisti di media stranieri che non hanno un ufficio di rappresentanza a Teheran devono ottenere il visto giornalistico per lavorare in Iran e appoggiarsi ad agenzie di comunicazione locale che forniscono traduttori e collaborazione per la copertura sul campo. È la procedura standard che Cecilia ha seguito».

Saeed Azimi

 

[…] Su cosa stava lavorando?

«Sulla condizione delle donne, sul tema del velo, ma voleva anche fare un reportage sull’economia. Aveva fatto richieste di interviste a esponenti dell’Asse della resistenza e le avevo suggerito di contattare una persona che lavora nell’ufficio di Hamas qui a Teheran e che ha già rilasciato interviste ad altri media, ma non credo avesse ancora risposto. Aveva anche chiesto interviste a diplomatici e funzionari di governo, insomma stava facendo un normale lavoro giornalistico».

 

Le ha manifestato preoccupazioni o paure?

«No, non mi ha detto che fosse preoccupata o che avesse notato qualcosa di insolito, di strano. Niente. Cecilia […] sapeva quali sono le regole del lavoro qui e si comportava di conseguenza per avere la possibilità di tornare. Non ha violato le regole, che io sappia».

cecilia sala 2

 

Indossava il velo quando l’ha incontrata?

«Si, e lo aggiustava se le cadeva. Sa bene che il velo è obbligatorio in Iran».

 

Da quanto vi conoscete?

«Dal 2022, da quando ha cominciato a coprire l’Ucraina. Nel 2023 la intervistai per l’ Iran daily , un quotidiano governativo. […] Ha insistito molto per venire in Iran e ha seguito le procedure, era convinta che non ci fossero minacce. Credo di essere l’unico giornalista iraniano che ha incontrato a Teheran. […]».

 

Pensa che ci sia un nesso tra il fermo di Cecilia e l’arresto di un cittadino iraniano Mohammad Abedini Najafabadi a Malpensa?

«So che ci sono contatti in corso tra le autorità italiane e iraniane per risolvere questa questione, spero che Cecilia venga rilasciata il prima possibile».

 

cecilia sala 4

3. " SALA NON HA SCRITTO NIENTE CHE GIUSTIFICHI L'ARRESTO ADESSO SAREBBE MEGLIO FARLA USCIRE DALL'ISOLAMENTO"

Estratto dell'articolo di Orlando Trinchi per “La Stampa”

 

«Conosco Cecilia da quando aveva tredici anni». Il giornalista, scrittore e traduttore italo-iraniano Ahmad Rafat, fondatore dell'associazione Iniziativa per la Libertà d'Espressione in Iran e membro del comitato esecutivo di Information Safety and Freedom, prende posizione riguardo l'arresto, avvenuto in Iran il 19 dicembre, della giornalista italiana Cecilia Sala, reporter di Chora Media e del Foglio.

 

Rafat, al momento non sono stati mossi capi d'accusa nei confronti della giornalista Cecilia Sala. Quando pensa che le accuse potrebbero essere formalizzate?

Ahmad Rafat

«Le accuse saranno formalizzate nel momento in cui si raggiungerà un accordo sul rilascio di Mohammad Abedini Najafabadi, l'iraniano arrestato a Malpensa. Le accuse, in casi simili, vanno dallo spionaggio - la più grave - all'incitamento alla rivolta fino a contatti con elementi controrivoluzionari.

 

Bisogna tenere presente che il giorno prima dell'arresto di Cecilia, un diplomatico italiano e uno svizzero - quest'ultimo in qualità di rappresentante degli Stati Uniti in Iran - sono stati convocati presso il ministero degli Affari Esteri iraniano in relazione al caso del fermo di Abedini.

 

In quell'occasione, secondo fonti da me consultate, non vi è stato spazio alcuno neanche per la premessa di un accordo relativo a un suo possibile rilascio e il giorno dopo Cecilia è stata arrestata. La Repubblica islamica ha già fatto cose di questo genere in passato: non è la prima volta che arresta giornalisti stranieri o dalla doppia nazionalità per poi usarli come strumenti di ricatto e di scambio».

 

La sua attività di giornalista non ha quindi nulla a che vedere con il suo arresto?

CECILIA SALA AI TEMPI DEL LICEO A PIAZZAPULITA

«Conosco Cecilia da anni, dai tempi del liceo, dove frequentava la stessa classe di una mia nipote. La seguo da tempo. Ciò che ha pubblicato non potrebbe costituire la causa di una reazione così violenta da parte della Repubblica islamica. Ciò che scrive - ovvero il fatto che per le strade di Teheran vi siano sempre più donne senza chador a sfidare la polizia morale - lo riportano anche gli stessi giornali iraniani. È un dato di fatto, non vi è nulla di sovversivo». […]

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