FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Giovanni Ciolina per “la Stampa”
L’intera giunta Burlando che ha governato la Liguria fino a due settimane fa, oltre ad un dirigente e tre funzionari del Ministero dell’Ambiente. E poi, tutti, o quasi, i consiglieri d’amministrazione di Tirreno Power e società collegate che si sono succeduti nella gestione dell’azienda negli ultimi dieci anni.
La lista degli 86 indagati nell’inchiesta avviata dalla procura di Savona per le conseguenze sulla salute pubblica delle emissioni della centrale termoelettrica a carbone, ha l’impatto di una valanga che non risparmia neppure le amministrazioni comunali di Vado e Quiliano, sul cui territorio si trovano gli impianti. Nei guai sono finiti, infatti, sindaci e assessori che si sono susseguiti dal Duemila ad oggi al governo delle città.
Dalle 44 pagine di conclusione indagini firmate dal procuratore Francantonio Granero e dal sostituto procuratore Chiara Maria Paolucci, emerge poi un passaggio scomodo per il ministero dell’Ambiente: contatti tra il dirigente ministeriale Mariano Grillo e il direttore generale di Tirreno Power, Massimiliano Salvi, e ancora, di entrambi con il vice ministro allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, per la concessione di un nuovo termine (effettivamente rilasciato il 31 dicembre scorso) per la realizzazione della copertura del carbonile.
Su questo aspetto la procura chiarisce: «Interventi dei quali si ignorano i contenuti necessari per qualificare autonomamente la condotta dei destinatari». Insomma, nessun elemento concreto per tirare in ballo anche il governo ma sospetti, quelli sì.
Oltre ai presunti comportamenti illeciti dell’azienda che ha portato i magistrati a contestare il disastro ambientale doloso, ci sono altre ipotesi d’accusa : il disastro sanitario colposo aggravato, l’omicidio colposo, oltre al disastro colposo aggravato e l’abuso d’ufficio per gli amministratori pubblici.
A quasi tre anni dall’avvio dell’inchiesta, grazie anche ad una mobilitazione popolare, con l’affidamento di una maxi consulenza si evidenzia una situazione drammatica che si è consumata all’ombra delle due ciminiere vadesi con 2223 ricoveri in ospedale (433 bambini) e 427 morti e che ha portato l’11 marzo 2014 al sequestro dei due gruppi a carbone di Tirreno Power .E proprio quella data sarebbe lo sparticque dei due filoni che hanno portato agli 86 indagati.
Secondo la procura, Tirreno Power avrebbe inizialmente omesso volontariamente e consapevolmente di applicare le misure precauzionali necessarie a ridurre l’inquinamento» evitando approfondimenti sulle misurazioni “a camino” delle emissioni, il controllo del funzionamento, senza abbattere i valori con le migliori tecnologie disponibili a fronte di profitti quantificati «in oltre mille milioni di euro» distribuiti come utili ai soci mentre sono stati ridotti «i budget per le manutenzioni ordinarie e straordinarie>.
«L’impianto era a norma e certificato - è il commento dell’azienda - Negli anni abbiamo investito un miliardo di euro». Ma tra le tante contestazioni c’è anche la dichiarazione «falsa» di adeguamento dello sme, oltre all’illecita gestione dei rifiuti. Sugli scarichi industriali il nodo sembra essere il boro. Per la procura è quello aggiuntivo all’uso del carbone. Per l’azienda «il dato era falsamente attribuito al prelievo ed utilizzo dell’acqua di mare nel ciclo di raffreddamento.
tirreno power centrale di vado ligure
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