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Antonio Amorosi per La Verità
Altro che «patata bollente» metaforica, a portata di mano noi giornalisti abbiano quella vera... Nessuno lo sa ancora, ma la crisi è finita, ed è anche la fine delle paghe da fame: abbiamo scoperto che oggi si può fare il giornalista comodamente stravaccati sul divano, a 2.000 euro nette al mese senza battere ciglio. Niente stress né corse a inseguire notizie e scoop. Bisogna solo entrare nel giro delle «patate bollenti».
Che cosa è successo? In rete si trova l' annuncio di un giornale, di cui non si dice la testata, che cerca un direttore responsabile. Il titolare spiega le condizioni di lavoro al telefono: è il Mercatone annunci di Fermo. «Non devi fare niente, solo dare il nome, sono 2.000 euro al mese, è un giornale di soli annunci».
Chiedo al titolare: «Ma come? Niente?». Lui: «Niente». Io insisto che non può essere e lui mi ripete che invece è proprio così: «Non ci sono problemi». Il fatto è che insieme con il Mercatone annunci esce l' inserto Lampo incontri. Mi collego al sito e trovo una passerella di ragazze e trans in topless, in pose inconfondibili, molte con un fisico mozzafiato, in calce sono indicati nome e numero telefonico.
Non serve Sherlock Holmes per capire di cosa si tratti. Il mondo è fatto di peccati, peccatori e di offerte di ogni natura, ma il sistema è ingegnoso e non ha niente di amatoriale: i soggetti che si offrono e si mostrano sono raggruppati per Comune, in un' area di pochi chilometri quadrati sulla sponda dell' Adriatico che va da Macerata a Tortoreto Lido. Si possono trovare «figure» prorompenti di ogni tipo, proposte sul giornale con foto da studio di posa.
Sul sito del Mercatone, invece, almeno nella versione on line, gli annunci di altro genere sono pochi e risalgono a tempi passati. «È 25 anni che faccio questi giornali, continuerò a farli io materialmente», spiega l' uomo, «ma è cambiata la legge»: quindi, dopo alcuni contenziosi con l' Ordine dei giornalisti, nazionale e delle Marche, «ho bisogno subito di un giornalista direttore responsabile. Altrimenti non posso uscire in edicola». Allora, da reporter in trincea, mi immergo nel caso e chiamo Elena al numero indicato sotto la foto, un fisico da urlo in reggiseno nero, micromutandine e calze velate.
Racconta che è davvero lei quella su giornale, posso andarla a trovare se non ci credo, dice che è russa. Mi dà l' indirizzo degli appuntamenti al Lido di Fermo, mi fornisce ogni spiegazione, le prestazioni e i costi. Credo stia nascendo qualcosa ma, dopo 1 minuto e 42 secondi di domande, Elena capisce che forse non l' andrò mai a trovare e mi manda a quel paese.
Ora, pur non volendo sindacare sul mestiere più vecchio del mondo, è interessante scoprire che oggi il settore può garantire a un giornalista 2.000 euro al mese senza fare niente. So però, a differenza del titolare della testata, che la norma non è cambiata: in Italia «ogni giornale o altro periodico deve avere un direttore responsabile», recita l' articolo 3 della legge sulla stampa dal 1948. «Il direttore risponde di omesso controllo quando non impedisce che con il mezzo della pubblicazione siano commessi reati», dice l' articolo 57.
Così chiamo e scrivo all' Ordine delle Marche e a quello nazionale chiedendo un accesso agli atti, visto il contenzioso. Spiego che sto lavorando a un' inchiesta su questo caso e dopo aver ricevuto un doppio diniego insisto, questa volta dicendo che ho un legittimo interesse come possibile candidato alla posizione aperta di direttore del giornale di annunci. Entrambi gli enti confermano l' esistenza del contenzioso, ma aggiungono che io non ho titolo a conoscerne la natura.
Insisto che un iscritto all' Ordine non dovrebbe trovarsi a fare il «promotore di certa mercanzia a sua insaputa». Niente, non posso sapere nulla. Neanche come il titolare abbia pubblicato quelle testate per 25 anni senza un direttore. Ma, pensandoci meglio, fare il «finto» giornalista che apre spazi ai talenti del sesso, invece che ad altre notizie, può essere un nuovo sbocco della categoria, forse metterebbe d' accordo lo Stato e l' Ordine. Infatti, se la prostituzione non è reato, e io spero che continui a non esserlo, ma lo è solo lo sfruttamento, perché non promuovere e divulgare questa possibilità lavorativa?
Dovremmo mettere ogni giornalista, tanto più quelli disoccupati, in contatto con gruppi di prostitute, magari con un call center. Daremmo linfa e nuovo impulso al settore. Quello giornalistico intendo. Il sistema già lo permette, pochi lo sanno. Basta fingersi direttori per svolgere un lavoro che in realtà, tecnicamente, faranno altri... Bisognerà solo mettersi d' accordo sui termini.
Perché se in questo caso basta il finto giornalista, poi all' Ordine dei giornalisti non si possono disgustare per la «patata bollente» di Libero. Perché discutere di una «patata bollente», nel senso della metafora, quando poi se ne coprono col silenzio molte altre, che sono molto più bollenti e prive di astrazioni? Perché fare tanti corsi di deontologia, se davanti a un problema deontologico le informazioni sono inaccessibili? Un giornalista che accetta di fare il direttore dovrebbe imparare a sue spese se domani lo possono arrestare per induzione alla prostituzione?
Ma forse va bene così. Perché i veri giornalisti le cose devono scoprirle da soli. Per la cronaca, all' annuncio hanno risposto così in tanti che lo stipendio mensile si è dimezzato: ora quelli del Mercatone mollano solo 1.000 euro.
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