URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL…
E. Ro. per il “Corriere della Sera”
charb direttore di charlie hebdo
Charlie Hebdo sarà regolarmente in edicola mercoledì prossimo. Più atteso che mai. Mancherà il direttore, Charb, mancheranno otto giornalisti, tra i quali quattro dei suoi disegnatori più famosi ma non mancheranno i lettori: saranno tirate un milione di copie, ha fatto sapere l’avvocato parigino Richard Malka, che difese la redazione dalle accuse di islamofobia, quando il giornale ripubblicò, nel 2006, le caricature di Maometto del giornale danese Jyllands-Posten.
charb direttore di charlie hebdo
Idee, collaborazioni, soldi: un milione di euro soltanto dal ministero della Cultura. Una pioggia di denaro sulla redazione che fino a tre giorni annaspava tra paurosi problemi di cassa e non sapeva come saldare le fatture. I costi delle sue 60 mila copie abituali.
Omaggi e riconoscimenti postumi che quasi addolorano ancora di più le famiglie delle vittime. La compagna del direttore Stéphane Charbonnier, Jeanne Bougrab, ai microfoni di Bfmtv , ha reclamato per Charb e per i suoi collaboratori uccisi «un posto nel Pantheon». Jeanne rivendica il riconoscimento della loro «morte da eroi», perché «non tutti sono capaci di morire per le proprie idee».
Aggiunge Elsa, figlia del disegnatore George Wolinski, anche lui falciato dalle raffiche di kalashnikov: «Non si possono uccidere le idee, per questo loro sono ancora tutti vivi». E per dimostrarlo ha diffuso la foto del suo studio vuoto: «Mio padre è morto, ma Wolinski no».
Come in un film dell’orrore, emergono piano piano i dettagli dei due minuti in cui è stato sterminato un giornale. Sigolène Vinson, scrittrice e cronista giudiziaria, ha raccontato gli istanti di terrore in cui uno dei due assassini le ha puntato l’arma alla tempia dicendole: «Non ti uccidiamo perché sei una donna, ma devi leggere il Corano». Un’alternativa che non è stata concessa a Elsa Cayat, psicanalista e titolare della rubrica Charlie Divan, unica donna fra le 12 vittime.
Laurent Léger ha raccontato a France Info : «Mi domando ancora come ho fatto a salvarmi. All’inizio mi è sembrato di sentire rumore di petardi, poi dei passi. La porta si è aperta, un uomo ha gridato “Allah Akbar”. Sembrava una testa di cuoio. Era incappucciato. Tutto vestito di nero. Teneva un’arma con le due mani». Il guizzo sotto il tavolo lo ha tolto dalla traiettoria dei colpi, mentre i suoi colleghi cadevano uno dopo l’altro.
Il quotidiano Libération offre ospitalità ai superstiti: è brutale definirli così, ma è la verità raccontata anche nella pagina web dello stesso settimanale. Dove si legge da ieri pomeriggio: «Il giornale dei sopravvissuti. 14/1 mercoledì, noi Charlie pubblicheremo il vostro giornale». Perché? «Perché la matita sarà sempre al di sopra della barbarie. Perché la libertà è un diritto universale. Perché voi ci sostenete…».I locali del giornale amico di via Béranger, non lontano dalla sede insanguinata di Charlie Hebdo , accoglieranno per la seconda volta in tre anni i giornalisti satirici, come nel novembre 2011, quando la loro redazione fu data alle fiamme.
«Non abbiamo disegnatori da mettere a loro disposizione», si rammaricano a Libé , ma daremo loro tutto l’appoggio tecnico e logistico possibile. Si è fatto avanti con l’avvocato Malka anche un altro quotidiano di Parigi, Le Parisien-Aujourd’hui en France : le loro rotative sono a disposizione per contribuire a stampare la quantità record di Charlie Hebdo entro mercoledì.
Si sono fatti vivi giornalisti in pensione, disegnatori da tutto il mondo, pronti con penne, matite, proposte, a lavorare: «Ma anche a correggere le bozze, o a preparare il caffè». Olivier Weber, scrittore e pluridecorato corrispondente di guerra francese, ha radunato un gruppo di firme ansiose di contribuire al numero 1778 di Charlie Hebdo , che uscirà in edizione ridotta, otto pagine, ma fiero di non essere stato messo a tacere.
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