talking heads libro remain in love chris frantz

“LA MASSA DI RAGAZZI ITALIANI ERA UN’ENORME BESTIA SELVAGGIA. A ROMA RESTAMMO SPIAZZATI” – CHRIS FRANTZ, IL 71ENNE BATTERISTA E FONDATORE DEI TALKING HEADS, SFORNA IL LIBRO “REMAIN IN LOVE” E RIPERCORRE L’INCREDIBILE PARABOLA DELLA BAND: “A MILANO FINÌ COI LACRIMOGENI SUL PUBBLICO. IL PROMOTER CI DIEDE DELLE FETTE DI POMPELMO E CI DISSE DI STROFINARLE SUGLI OCCHI, FUNZIONÒ! A PALERMO I CARABINIERI MANGIARONO CIBO E BEVVERO TUTTO IL VINO E LA BIRRA DESTINATI A NOI MENTRE ERAVAMO SUL PALCO. TINA? LE SONO GRATO PERCHÉ MI HA COSTRETTO A CHIUDERE CON LE DROGHE E L'ALCOL. MI SONO SEMPRE PIACIUTE, SPECIE SE MESCOLATE…” - VIDEO

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Estratto dell'articolo di Alba Solaro per “Il Venerdì – la Repubblica”

 

talking heads 1

Può un uomo sembrare il fan della band che ha fondato? È l'effetto che fa sentir parlare Chris Frantz, il 71enne figlio di un generale del Kentucky, musicista, batterista, produttore, fondatore dei Talking Heads, una di quelle band che non ci si imbarazza a dire "hanno cambiato la mia vita".

 

Emersi dal nocciolo bollente della new wave newyorkese, non assomigliavano a nulla che si fosse già sentito, e chi, se non altro per ragioni anagrafiche, ha avuto la fortuna di vederli il 17 dicembre 1980 al Palaeur di Roma e non ha mai smesso di parlarne, sobbalzerà alle prime righe di Remain in Love - I Talking Heads, i Tom Tom Club e la mia vita con Tina (HarperCollins, traduzione di Daniela Liucci). Il memoir pubblicato da Frantz quasi tre anni fa, in uscita in Italia il 17 febbraio, parte infatti proprio da quella sera.

libro remain in love Chris Frantz

 

Dalla prospettiva del suo "trono", cioè la pedana della batteria, Frantz annota: «La massa di ragazzi italiani, per lo più maschi, ondeggiava, vibrava e urlava come un'unica, enorme bestia selvaggia. L'aria era calda, umida e densa di fumo di sigaretta. Il rumoreggiare della folla era tanto travolgente che noi membri della band restammo spiazzati». Sembrava di stare al Colosseo al tempo dei combattimenti, conclude Frantz, «era la penultima data del tour europeo di Remain in Light e sarebbe stata una roba pazzesca», infatti così è stato.

 

[…] «I Talking Heads dal vivo non hanno mai avuto brutte serate, ma quella fu superlativa. Il momento perfetto da cui cominciare». Il suo memoir è una miniera di ricordi, verso le ultime pagine arrivano anche lo show di Milano del 1982 finito coi lacrimogeni sul pubblico («il promoter ci diede delle fette di pompelmo e ci disse di strofinare il succo sugli occhi, funzionò!»); quello di Palermo allo stadio della Favorita «costruito in modo assurdo tanto che pendeva tutto a sinistra», col pubblico costretto sulle gradinate e sul prato solo «dignitari locali... e i carabinieri che erano lì per proteggerci mangiarono tutto il cibo e bevvero tutto il vino e la birra destinati a noi mentre eravamo sul palco».

talking heads 2

 

[…]

A proposito di personaggi difficili, c'è un capitolo memorabile sul vostro incontro con Lou Reed.

«Venne a sentirci al Cbgb, dicembre del '75, e ci invitò a casa sua nell'Upper East Side. Eravamo emozionatissimi. Il salotto era vuoto, c'era solo un divano.

Cominciammo a parlare, gli piacevano le nostre canzoni. A un certo punto prese un barattolo di gelato e lo mangiò tutto, da solo. Consigliò a Byrne di mettere solo camicie con le maniche lunghe per via delle braccia pelose».

frantz, byrne, weymouth con andy warhol e duncan hannah

 

Vi stava provocando? Vi stava testando?

«Credo che Lou Reed fosse così con tutti; ti metteva alla prova, ma strizzando l'occhio ed è diventato un grande amico».

 

Come David Bowie.

«Passò a salutarci in camerino prima del nostro show al Montreaux Jazz Festival. C'era una tavola imbandita di cibo, lui educatamente chiese: "Vi dispiace se prendo un po' di questo formaggio?". Ne tirò su una manciata e si riempì una tasca, prese una manciata di noccioline e riempì l'altra tasca».

chris frantz e tina weymouth

 

[…]

lei scrive di Tina Weymouth come se si fosse appena innamorato.

«Sono grato a Tina per molte cose, e una è che lei mi ha costretto a chiudere con le droghe e l'alcol. Mi sono sempre piaciute, specie se mescolate (ride), ma stavano diventando un problema, avevamo un bambino, stavo perdendo il controllo. Così sono entrato in un rehab per gente famosa, pieno di dirigenti d'azienda e star del cinema che raccontavano le loro storie».

 

Che cosa rendeva speciali i Talking Heads?

«Ci piaceva la dance quando gli altri non la consideravano cool. E il soul, la musica africana. Eravamo diversi, tre studenti d'arte e uno di architettura, sembravamo vestiti con gli abiti regalati a Natale dalle mamme. E poi c'era Tina: una ragazza che suona il basso in una band era uno spettacolo raro».

 

[…]

chris frantz e tina con ziggy marley 1chris frantz the talking headstalking heads 3tina weymouth the talking headslocandina di un concerto con i ramones