DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Valentina Errante per “il Messaggero”
Domenica Sebastiano Giovanni Grasso, carabiniere di 43 anni, non era in servizio. Il sottufficiale dei carabinieri si era assicurato nei mesi scorsi di potere ottenere il giorno libero. La prima comunione di suo figlio non era stata celebrata a maggio per le restrizioni dovute ai contagi. E il giorno era finalmente arrivato.
Non indossava la divisa ma la giacca elegante. E invece, quando tra la navata e le panche di Santa Maria degli Ammalati, nella frazione di Acireale, è scoppiata la rissa, non ce l'ha fatta a far finta di niente. È intervenuto per fermare quella lite folle, che aveva lasciato tutti sbalorditi. E di nuovo, nel sagrato, quando qualcuno aveva chiamato i suoi colleghi, ha tentato di aiutarli e di placare la furia dei parenti di un altro bambino, che avevano dimenticato il motivo per cui si trovassero lì.
la fuga nella chiesa di acireale dopo lo sparo 2
Un proiettile l'ha colpito tra la gola e la testa, compromettendo il canale midollare, e adesso Giovanni Grasso rischia la paralisi. La furibonda lite era esplosa per i posti a sedere assegnati ai componenti della famiglia del ragazzino pronto a ricevere la comunione per la prima volta. Il padre, separato dalla moglie, in prima fila con la nuova compagna. La mamma del piccolo più indietro.
LA RISSA
A esplodere il colpo è stato il nonno paterno del bambino, 63 anni, in carcere per tentato omicidio e porto illegale di arma da fuoco. Secondo una prima ricostruzione, il sorteggio aveva assegnato al padre del ragazzino il posto in prima fila. L'ex moglie e i parenti si sarebbero opposti e così, dentro la chiesa, è andato in scena il primo scontro.
la fuga nella chiesa di acireale dopo lo sparo 3
Il padre del ragazzino sarebbe stato schiaffeggiato. Quando l'uomo è uscito è scoppiata una nuova lite, che presto si è trasformata in rissa: questa volta sarebbe stato il padre del ragazzo a colpire un ex familiare dopo essere stato insultato. Il vice brigadiere Grasso è intervenuto per dare una mano ai due colleghi in divisa che stavano cercando di separare una decina di persone.
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In quel momento il nonno paterno del ragazzo ha esploso un colpo di pistola che ha colpito il sottufficiale tra il collo e la testa. Dopo alcuni momenti di grande tensione il 63enne ha deposto l'arma a terra e si è fatto ammanettare dai carabinieri.
I RISCHI
I medici dell'ospedale Cannizzaro di Catania, dove il paziente è ricoverato in gravi condizioni, sottolineano che «non è in pericolo di vita», ma si temono «eventuali esiti delle lesioni». Il rischio peggiore è quello di una paresi per i danni alla colonna cervicale: una prima valutazione clinica relativa alla possibilità del recupero funzionale è stata già fatta dall'unità spinale che dovrà valutare il tipo di riabilitazione da avviare».
LE REAZIONI
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«Grasso - ha detto il comandante generale dell'Arma, Teo Luzi - è vittima dell'immane battaglia che i carabinieri, assieme alle altre forze di polizia, combattono per garantire sicurezza e serenità ai cittadini, con grande generosità ogni giorno sempre al servizio del Paese. Il valoroso vicebrigadiere paga con gravi conseguenze fisiche l'aver messo la sua vita al servizio delle Istituzioni e dei cittadini».
«Piena condanna per la brutale aggressione» è stata espressa dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che ha manifestato «a Grasso, ai familiari e a tutti i carabinieri, che ogni giorno rischiano la propria vita al servizio dei cittadini» la sua vicinanza e quella di tutta la Difesa. Per il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, il gesto del vicebrigadiere testimonia ancora una volta «l'altruismo, la generosità e il coraggio delle donne e degli uomini delle Forze di polizia sempre disposti a mettere a rischio la loro incolumità per garantire la sicurezza dei cittadini».
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