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"CI URLAVA 'FR*** DI MERDA, VI AMMAZZO' CON UNA BOTTIGLIA DI BIRRA" - IL RACCONTO DI SILVIA, TRANSGENDER DI 36 ANNI, AGGREDITA A TORINO IN STRADA MENTRE ERA COL FIDANZATO: "MI HANNO FATTO ANCORA PIÙ MALE I COMMENTI SUI SOCIAL, INSINUAVANO CHE MI FOSSI INVENTATA TUTTO PER FARE PROPAGANDA AL DDL ZAN. IL GIORNO DOPO SONO TORNATA A CASA E MI SONO MESSA IN TASCA LO SPRAY AL PEPERONCINO: ORA LO PORTERÒ SEMPRE CON ME..."
Filippo Femia per “La Stampa”
«Più dell'aggressione in sé, mi hanno fatto male i commenti che ho letto sui social». Passata la paura, Silvia è amareggiata. E molto arrabbiata. È una transgender di 36 anni, venerdì scorso è stata vittima di un'aggressione a Torino, periferia nord. «Ero con il mio fidanzato, dieci minuti prima del coprifuoco - ricorda - Passeggiavamo a braccetto quando un ragazzo si è alzato di scatto da un muretto».
La transgender Silvia con il suo fidanzato
Subito Silvia pensa a qualcuno che vuole soldi. «Ha iniziato a insultarci, brandendo una bottiglia di birra - continua il racconto -. Urlava: "Froci di merda, vi ammazzo". Ho alzato lo sguardo e lui ha continuato a inveire: "Non mi devi neanche guardare perché ti uccido"». Poi il ragazzo, un italiano intorno ai 35 anni, passa dalle parole ai fatti: «Ha tentato di colpirmi con un calcio, ma l'ho schivato».
Silvia e il fidanzato riescono a mettersi in salvo nell'hotel dove alloggiano. L'aggressore continua a urlare: la strada è deserta e dalle case vicino nessuno si accorge di nulla. Il giorno dopo la transgender affida il suo sfogo a un lungo messaggio su Facebook. I commenti la gelano: «Quello più tenero mi diceva che avevo un disturbo mentale. Altri insinuavano che mi fossi inventata tutto per fare propaganda al ddl Zan».
Il disegno di legge Zan, appunto. Un testo che prevede aggravanti specifiche per crimini d'odio e discriminazioni contro omosessuali, trans e disabili. Se fosse già legge, ragiona Silvia, forse avrebbe denunciato l'aggressione alle forze dell'ordine: «Quella sera ero troppo arrabbiata, poi ho pensato di lasciare stare. Alcune amiche, in passato, hanno fatto denuncia contro ignoti: tutto è finito nel dimenticatoio».
Quello che le è accaduto, sostiene, dimostra l'urgenza di una legge contro l'omo-transfobia: «Il ddl Zan ci tutelerebbe, non priverebbe nessuno delle sue libertà. Purtroppo molti politici fanno propaganda e avvelenano il clima con fake news».
Due mesi fa Silvia era già stata vittima di un'aggressione, nel quartiere multiculturale di Porta Palazzo. «Era sabato mattina, cinque magrebini mi hanno insultato: "Frocio, fai schifo". Ho chiamato la polizia e mi sono allontanata».
Anni fa ha comprato uno spray al peperoncino, ma venerdì scorso l'aveva lasciato a casa: «Non puoi vivere come un ostaggio, mi sono detta, Torino è una città tollerante».
Poi lo choc dell'aggressione notturna. «Il giorno dopo sono tornata a casa e mi sono messa in tasca lo spray: ora lo porterò sempre in tasca». Passata la paura del week end, Silvia accompagna in stazione il fidanzato, che deve tornare in Toscana: «Gli ho detto: "Io ti bacio, non me ne frega niente se ci guardano. Se qualcuno ci dice qualcosa, tiro fuori lo spray"».
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