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Andrea Nepori per “LaStampa.it”
«I predict a riot», «prevedo una rivolta», cantavano i Kaiser Chiefs nel 2005. Ora la CIA riesce a farlo per davvero grazie a nuove strategie di analisi di grandi basi di dati con algoritmi di deep learning. Lo ha rivelato il Deputy Director per l’Innovazione Digitale dell’agenzia, Andrew Hallman, durante un intervento al Fedstival, una conferenza tecnologica riservata agli operatori delle agenzie federali statunitensi.
Hallman è l’uomo scelto dal direttore della CIA John Brennan un anno fa per guidare la nuova divisione digitale dell’agenzia di Langley il cui scopo è lo svecchiamento dell’approccio tecnologico all’analisi d’intelligence. Secondo Hallman nel giro di 12 mesi i primi risultati sono già misurabili e la CIA ora vanta una migliore «intelligenza anticipatoria».
PREVISIONI PIÙ PRECISE
John Brennan Obama National Security
L’analisi algoritmica dei dati permette di prevedere con maggiore precisione vari scenari, dal riciclaggio di denaro agli spostamenti degli estremisti. Passando anche per la capacità di intuire disordini sociali in divenire, con un anticipo che può variare dai 3 ai 5 giorni.
«Ciò che stiamo cercando di fare all’interno di una unità del mio direttorato, è sfruttare ciò che sappiamo dalle scienze sociali e applicarlo allo sviluppo delle instabilità, come colpi di stato e instabilità finanziarie», ha spiegato Hallman, «prendendo ciò che sappiamo dai sei o sette decenni scorsi e facendo leva sulla progressiva misurabilità tecnologica del globo».
DATI INCROCIATI
Quello che la CIA ora è in grado di fare, in altre parole, è processare meglio l’enorme mole di dati in suo possesso (d’archivio o rilevati in tempo reale grazie all’ampia rete di controllo delle tecnologie) e incrociarli con altri dataset open source di pubblico dominio. Lo scopo è riconoscere, grazie ad algoritmi avanzati, i pattern, le ripetizioni e più in generale gli indicatori che possano rivelarsi precursori di uno scenario di instabilità già osservato in passato.
PER AGENTI E LEGISLATORI
Le rilevazioni così ottenute sono utili sia per gli agenti sul campo, che possono operare con maggiore efficacia, sia per i legislatori, che sulla base delle informazioni di intelligence spesso devono decidere il proprio corso d’azione.
I nuovi sistemi offrono risultati più precisi e attendibili, ha spiegato ancora Hallman. E così, se finora governo e leader hanno sempre preferito affidarsi all’intelligence di vecchio stampo, generato più con l’intervento sul campo che nei datacenter, i nuovi «briefing» creati grazie all’intelligenza artificiale cominciano a guadagnare credibilità anche a Washington.
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