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CIAK, SI EPURA! – L’AD DI CINECITTÀ, MANUELA CACCIAMANI, NOMINATA L’ESTATE SCORSA SU “INPUT” DI ARIANNA MELONI, HA LICENZIATO IN TRONCO DUE DIRIGENTI CONSIDERATI VICINI AL CENTROSINISTRA: IL CAPO UFFICIO STAMPA, MARCELLO GIANNOTTI, E IL RESPONSABILE DEGLI AFFARI LEGALI E DEL PERSONALE, MAURIZIO VENAFRO. LE LORO DELEGHE SONO ANDATE ALLA CACCIAMANI – INTANTO L’AZIENDA È IN DIFFICOLTÀ PER IL DRASTICO CALO DELLE PRODUZIONI…
Estratto dell’articolo di Giovanna Vitale per www.repubblica.it
Non fare prigionieri. È il modus operandi della destra che governa Cinecittà, la Hollywood sul Tevere alle prese con una crisi di sistema che pare non avere fine. Nonostante il drastico calo delle produzioni, causate anche dal pasticcio sul tax credit che ha messo in fuga le major cinematografiche, l’amministratrice delegata Manuela Cacciamani – nominata l’estate scorsa dal governo, si dice su input di Arianna Meloni – ha appena provveduto a licenziare in tronco due dirigenti che erano stati reclutati dalla precedente gestione.
Lunedì scorso il capo ufficio stampa dell’azienda, Marcello Giannotti, e il responsabile degli Affari legali e del Personale, Maurizio Venafro, che si occupava pure dei progetti finanziati con il Pnrr, sono stati raggiunti da una lettera di benservito.
alessandro giuli con arianna meloni alla presentazione di gramsci e vivo
Giustificata ufficialmente con la necessità di tagliare i costi, in realtà perché ritenuti troppo vicini al centrosinistra, con cui entrambi avevano lavorato in ruoli tecnici prima dell’incarico assunto presso gli Studios sulla Via Tuscolana. […]
Tutte le deleghe sono state avocate da Cacciamani, che oltre a fare l’ad è pure direttore generale. E dal luglio scorso anche direttore del marketing e del commerciale, settore rimasto vacante dopo le dimissioni di Lucia Milazzotto.
Roba che non le basterebbe neppure una giornata di 72 ore per gestire tutto. A conferma del fatto che Cinecittà – che fra abbandoni volontari o coatti sta perdendo tutte le prime linee - ha ormai abdicato alla sua mission industriale per diventare una specie di dipartimento del ministero della Cultura in cui si ragiona esclusivamente con logiche di apparato: solo i fedeli dentro, gli altri fuori.
[…] è vero che tagliare i dirigenti – magari con stipendi pesanti - può sembrare un’operazione virtuosa, ma rischia di produrre un finto risparmio che si riverbera sull’efficienza aziendale. Specie se tutti gli incarichi più strategici vengono assunti da una persona sola.
Maurizio Venafro
manuela cacciamani chiara sbareggia
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